Centro vaccini mobilie a Sinferopoli, Crimea, 13 aprile 2021 (Lapresse)

Poche dosi prodotte

Lo Sputnik V è il vaccino più efficace, ma a fare propaganda

Luciano Capone

Salvini e Zingaretti lo invocano ma Brasile, Slovacchia e R. Ceca per ora bocciano i dati del vaccino russo. Figliuolo: dossier incompleto  

Molte questioni nella pandemia sono state  piegate o stiracchiate dalla contesa politica, ma in nessun caso come per il vaccino Sputnik V la propaganda è così distante dalla realtà. Secondo i russi la questione si presenta in questi termini: lo Sputnik  è il miglior vaccino del mondo, il più efficace e quello con minori eventi avversi, disponibile in quantità tali da soddisfare le esigenze della popolazione europea ma l’Unione europea non lo approva perché alla salute dei suoi cittadini preferisce  gli interessi di Big Pharma. Non ci sarebbero quindi motivi per non autorizzare lo Sputnik, se non l’ostilità politica nei confronti della Russia.

 

La propaganda russa, che si muove benissimo sui social network e attraverso il suo fondo sovrano (Rdif), ha trovato in Italia  molti megafoni, più o meno inconsapevoli, in tutto l’arco politico. Dalla Lega al Pd, da Forza Italia al M5s, in tanti invocano l’acquisto del vaccino di Putin. In prima linea c’è ovviamente Matteo Salvini, ma anche l’ex segretario del Pd   e presidente del Lazio Nicola Zingaretti. Entrambi hanno fatto riferimento a una  lentezza sospetta dell’Ema nell’iter autorizzativo, forse  dovuta a motivazioni politiche. Ma la situazione è totalmente diversa. 

 

 

L’ha spiegata qualche giorno fa il generale Figliuolo. Nella sua visita in Friuli, il commissario straordinario ha spiegato che se lo Sputnik non è stato ancora approvato è per tre motivi, nessuno dei quali imputabili all’Ema o all’Europa: “Il primo è che il dossier non è ancora completo, manca la possibilità di esame e verifica di tutte le fasi e l’azienda produttrice non ha ancora consegnato tutta la documentazione; il secondo motivo è che non esiste una rete di farmacovigilanza, ovvero l’Ema non ha le prove di osservazioni relative a eventuali eventi gravi collaterali; il terzo motivo è che l’azienda produttrice ha posticipato a dopo la prima decade di maggio, la visita ispettiva dei tecnici dell’Ema presso i siti produttivi”. 

 

Non è vero, quindi, che l’Europa rallenta ma sono i russi a non aver fornito i dati e la documentazione necessari. D’altronde i problemi per l’approvazione non riguardano solo l’Ema. Pochi giorni fa il vaccino ha subìto una durissima bocciatura in Brasile: nonostante la gravissima situazione sanitaria,  l’agenzia regolatoria brasiliana Anvisa non ha autorizzato lo Sputnik perché ha riscontrato gravi rischi e difetti, addirittura la presenza di adenovirus replicanti. Problemi analoghi sono stati riscontrati in altri paesi dell’Ue che avevano deciso di autorizzare lo Sputnik senza aspettare il verdetto dell’Ema.

 

 

In Slovacchia l’accordo con il fondo russo Rdif ha prima costretto alle dimissioni il premier Igor Matovic e poi portato al ritiro del primo lotto di vaccini che, secondo l’ente regolatorio slovacco, aveva caratteristiche diverse da quelle pubblicate negli studi scientifici. In Repubblica Ceca il presidente filorusso Milos Zeman ha costretto alle dimissioni i ministri degli Esteri e della Salute perché contrari all’accordo con Mosca, ma nonostante questo l’ente regolatorio ceco ha dichiarato di  non aver ricevuto i dati e la documentazione necessari per valutare il vaccino. Oltre ai problemi autorizzativi, la Russia ha anche un enorme problema industriale. A inizio marzo, secondo i dati della società specializzata Airfinity, aveva prodotto appena 10 milioni di dosi. Al momento Sputnik V si è dimostrato molto più efficace degli altri vaccini, ma   su un campo che ha poco a che vedere con la salute: la propaganda.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali