editoriali
Israele appesa a Bennett (o forse no)
Il leader del partito di destra Yamina fa pesare i suoi seggi e ottiene offerte ricche. Ma Bibi ha un piano
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu non è riuscito a formare un governo e come previsto il presidente Reuven Rivlin ha dato il mandato a Yair Lapid, leader di Yesh Atid, il secondo partito più votato alle elezioni del 23 marzo scorso. Lapid è disposto a tutto e finora i numeri dicono che avrebbe 58 parlamentari, dei 120 che siedono nella Knesset, pronti a sostenerlo. E’ riuscito a mettere su un debolissimo carrozzone anti Bibi che copre uno spettro elettorale che va dalla sinistra alla destra. Molto di quello che succederà dipende da uno di questi partiti di destra, Yamina di Naftali Bennett che alle elezioni ha ottenuto sette seggi, meno della metà di quelli di Lapid. Un partito piccolo, che però sta spostando il futuro del prossimo governo israeliano.
Bennett è stato corteggiato prima da Netanyahu, è un suo ex alleato e conosce bene il leader del Likud e nonostante Bibi gli abbia offerto la possibilità di un governo di unità nazionale con premiership a rotazione, Bennett non si è fidato e non ha voluto dare il suo sostegno alla coalizione del premier, che pure sarebbe molto più coerente con le idee del suo partito. Lapid ha fatto molto di più: gli ha sì offerto la premiership a rotazione ma gli ha anche detto che potrà fare lui, con i suoi sette seggi, per primo il premier. Bennett ha trovato il modo di contare (prendessero nota i partitini nostrani con grandi ambizioni), ha usato come vantaggio anche la sua grande conoscenza di Netanyahu, che è un po’ il suo maestro, un po’ la sua nemesi.
Mentre Bennett stringe alleanze scombiccherate, il premier in carica sta cercando di usare un suo risicatissimo vantaggio: Netanyahu in queste settimane non ha corteggiato soltanto Bennett, ma anche i membri del suo partito. Alcuni hanno detto di non essere affatto contenti di un’alleanza con Lapid e che quindi voteranno contro. Un governo Bennett-Lapid ha già dei numeri strettissimi, la contrarietà dei membri di Yamina potrebbe quindi far fallire l’intera operazione. Bennett ha imparato molto da Netanyahu, ma forse non ha ancora superato il maestro.
Dalle piazze ai palazzi