La protesta della polizia francese che conta le vittime e si sente abbandonata
L’odio “anti flic” della sinistra e l’opportunismo di Le Pen, mentre il premier Jean Castex cerca di calmare gli anni con un finanziamento da 10 milioni per la messa in sicurezza dei commissariati
Parigi. “La famiglia della polizia nazionale è nuovamente in lutto. Dopo l’assassinio della nostra collega Stéphanie da parte di un terrorista jihadista a Rambouillet lo scorso 23 aprile, uno dei nostri colleghi è stato ucciso ieri sera durante un’ordinaria operazione di polizia, come tutte quelle che vengono condotte ogni giorno in Francia a beneficio della stragrande maggioranza dei nostri concittadini”. Inizia così il comunicato congiunto dei sindacati di polizia francesi dopo l’ennesima tragedia che ha colpito la categoria: l’uccisione dell’agente Éric Masson, 36 anni, durante un’operazione antidroga mercoledì sera ad Avignone. “Éric era padre di due bambine. I nostri pensieri vanno a loro e alla moglie, così come a suo padre, ai suoi fratelli e a tutti i poliziotti, rivolgiamo le nostre più sentite condoglianze. Non è solo una grande famiglia di poliziotti che è stata colpita, ma tutta la grande famiglia della polizia nazionale”.
Bastava una scintilla, come ha scritto il Monde, per incendiare un’istituzione già indebolita da una striscia insopportabile di drammi, che non si sente sufficientemente protetta dall’attuale esecutivo e in più deve incassare le accuse della frangia più estremista della gauche francese, quella capitanata da Jean-Luc Mélenchon, che per ragioni elettorali passa il suo tempo a soffiare sul vento della “haine anti-flic”, l’odio verso i poliziotti (la frase “sono dei barbari”, pronunciata nel 2019 durante una manifestazione, rimbomba ancora oggi).
“Questo dramma, l’assassinio inaccettabile di un poliziotto abbattuto da un delinquente nell’esercizio delle sue missioni quotidiane, ci getta nello sconforto e nella tristezza, e ci turba”, ha scritto l’intersindacale nel suo messaggio ai francesi, annunciando per domenica una manifestazione ad Avignone nel ricordo del collega assassinato. Ieri, il primo ministro, Jean Castex, ha annunciato lo sblocco di 10 milioni di euro supplementari per la messa in sicurezza dei commissariati, nella speranza di contenere la collera che percorre la polizia francese.
Ma i sindacati hanno già fatto sapere che la loro partecipazione alla prossima riunione del “Beauvau de la sécurité”, la grande concertazione tra governo e forze dell’ordine, è sospesa. “Non saremo presenti alla tavola rotonda del 17 maggio”, hanno scritto nel comunicato, aggiungendo che il prossimo 19 maggio verrà organizzata una grande mobilitazione nazionale a sostegno delle forze dell’ordine, che avrà il suo epicentro a Parigi.
Il malessere della polizia francese è profondo. Anche per il clima creato dalle dichiarazioni incendiarie di una certa sinistra giacobina che vede nei poliziotti i rappresentanti di una deriva autoritaria permanente, e di insicurezza quotidiana, generata dai continui attacchi ai commissariati a colpi di mortaio e dagli attentati islamisti. La virata securitaria intrapresa da Macron dopo la decapitazione del professore di storia e geografia Samuel Paty, con un aumento sostanzioso degli effettivi all’orizzonte 2022 (10mila poliziotti e gendarmi in più), non ha cambiato la percezione delle gerarchie della polizia, il loro sentimento di abbandono.
La leader del Rassemblement national, Marine Le Pen, ha prontamente strumentalizzato la tragedia di Avignone a fini politici: “Sarò la presidente che incarnerà il ripristino dell’autorità dello stato, contro un presidente che non ha mai smesso di compiacersi in una forma di lassismo e di disordine di cui tutti i francesi sono vittime”. Per Macron, in vista delle presidenziali, recuperare la fiducia delle forze dell’ordine sarà fondamentale.