Quel certificato tarocco dei falsi vaccinati tedeschi
Timbri finti, canali Telegram e la voglia di digitalizzazione che trova sempre un ostacolo
I primi dubbi sono venuti ad alcuni di produttori di timbri online in Germania che nelle ultime settimane hanno ricevuto un numero curiosamente alto di richieste da parte di studi medici. A colpire i fabbricanti dei sigilli è che i dati da inserire nei caratteri e nei numeri a rilievo spesso non corrispondevano a quelli indicati per la spedizione. La storia è stata raccontata da Report Mainz, programma del canale radiotv regionale SWR. Rivolto ai reporter di SWR, il produttore di timbri Matthias Gronkiewicz ha spiegato di temere una truffa ai danni della salute pubblica. La richiesta di timbri è aumentata in corrispondenza del recente dibattito politico sull’allentamento delle regole del lockdown per le persone vaccinate o guarite dal Covid-19. Per Gronkiewicz i nuovi timbri servono solo a falsificare i libretti vaccinali nei quali verrebbero inseriti i dati di iniezioni mai avvenute. Il dubbio, racconta ancora SWR, è venuto anche al medico di Dortmund Thomas Beissner, venuto a conoscenza di un timbro da lui non ordinato, intestato al proprio studio medico ma consegnato in uno snack bar nel sud di Amburgo. La polizia ha indagato senza successo: gli ordini risultano anonimi. Dietro alle richieste online ci sarebbero dunque dei no-vax tedeschi, che qui si chiamano Impfgegner, pronti a commettere un reato pur di non farsi vaccinare.
I timbri non sono l’unico trucco. Pia Lamberty, psicologa sociale all’Università di Magonza specializzata in teorie del complotto, ha riferito che in meno di due settimane i canali che su Telegram offrono certificati vaccinali contraffatti sono spuntati come i funghi, e il gruppo più grande ha raggiunto quota ottomila iscritti in pochi giorni. “Ottenere un certificato falso è facilissimo: basta avere un cellulare”.
Secondo il ministro della Sanità Jens Spahn la soluzione sarebbe dietro l’angolo: digitalizzazione. Da mesi Spahn loda il sistema sanitario israeliano in cui i dati dei pazienti sono completamente informatizzati, ma “passaporti verdi” che confermano l’avvenuta immunizzazione da coronavirus esistono anche nelle più vicine Grecia e Danimarca. Fatti i salvi i rigorosi distinguo tedeschi sulla necessità di tutelare la privacy dei cittadini, l’idea di far passare il sistema sanitario dalla carta a un cloud non dispiace a nessuno. Il mantra della digitalizzazione della Germania è trasversale, dai liberali per il centrodestra ai Verdi per il centrosinistra. Ma a sorpresa, un altolà all’informatizzazione dei libretti vaccinali è arrivato da Manuel Höferlin, deputato liberale (Fdp) e presidente della Commissione del Bundestag per l’Agenda digitale. La digitalizzazione dei certificati proposta da Spahn non va bene, ha spiegato Höferlin a Report Mainz. Chiedere alle farmacie di attestare l’avvenuta immunizzazione, come vorrebbe il ministro, metterebbe i farmacisti in difficoltà: non sono in grado di distinguere un certificato taroccato da uno vero; solo chi ha effettivamente inoculato il vaccino può garantire. Un’osservazione che rischia di rallentare il piano del governo, proprio nei giorni in cui la campagna per le immunizzazioni ha superato un milione di iniezioni giornaliere.