Parigi non ha voglia di un altro 2014 e blocca i cortei pro Gaza
È forte la paura che gli scontri tra Israele e Palestina si traducano in disordini anche nelle strade della capitale francese, sostiene il prefetto Didier Lallement. Unica voce di protesta "islamo-gauchista" quella di Jean-Luc Mélenchon
Il ricordo delle violenze e delle grida antisemite che rimbombarono nel quartiere multietnico parigino di Barbès nel luglio 2014 è ancora vivo in Francia. All’epoca, erano state organizzate diverse manifestazioni per denunciare un’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza e il 19 luglio un’orda di facinorosi scese in strada urlando “A morte Israele”, scontrandosi duramente con le forze dell’ordine. L’attuale ministro dell’Interno francese, Gérald Dermanin, non ha alcuna intenzione di rivivere un altro 19 luglio 2014, di mettere ancora sotto pressione una polizia già stremata dai problemi di sicurezza interni, di importare nuovamente in Francia la recrudescenza delle tensioni israelo-palestinesi, e per questo motivo ha deciso di vietare oggi ogni sorta di raduno nella capitale.
“Ho chiesto al capo della polizia di Parigi di vietare le manifestazioni di sabato legate alle recenti tensioni in Medio oriente. Nel 2014, si verificarono gravi problemi di ordine pubblico. Sono state date istruzioni ai prefetti di essere particolarmente vigili e fermi”, ha twittato giovedì sera Darmanin. Il principale corteo, organizzato dall' "Association des Palestiniens en Île-de-France”, era previsto per oggi alle 15, con partenza dallo stesso quartiere dei tafferugli del 2014, Barbès, e arrivo a place de la Bastille. Per giustificare l’ordinanza emessa giovedì sera su richiesta del ministro dell’Interno, il prefetto di Parigi, Didier Lallement, ha spiegato che “esiste un grave rischio di importazione nel territorio nazionale degli scontri tra palestinesi e forze dell’ordine israeliane”, con conseguenti “problemi di ordine pubblico”.
“Attacchi contro le sinagoghe”, ha proseguito Lallement, si sono già consumati nei “paesi vicini come la Germania”, prima di aggiungere: “E’ attesa una forte mobilitazione con sostegni eterogenei, tra cui numerosi elementi a rischio che cercano di provocare scontri con le forze dell’ordine”. La decisione dell’esecutivo ha incassato l’approvazione del partito della destra gollista, Les Républicains, perché i bersagli potrebbero essere anche “i luoghi di culto e gli edifici rappresentativi delle istituzione ebraiche”, ha spiegato il deputato Éric Ciotti. Anche il sindaco di Nizza, Christian Estrosi, ha chiesto al prefetto delle Alpes-Maritimes di “vietare le manifestazioni propalestinesi” per scongiurare disordini.
Chi invece non è d’accordo, è la sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon. “La Francia, il solo paese al mondo in cui le manifestazioni di sostegno ai palestinesi e di protesta contro il governo di estrema destra israeliano sono vietate!”, ha twittato Mélenchon. Mercoledì, il deputato mélenchonista Adrien Quatennens ha partecipato a un raduno pro Palestina agli Invalides, a Parigi, dove i manifestanti urlavano “Israël assassin”.
L'editoriale dell'elefantino