verso l'eliseo
Marine Le Pen contro gli organi "del potere macronista"
La guerra delle tv in Francia che fa da sfondo allo scontro tra macronismo e lepenismo in vista del 2022
L'inchiesta sui fondi dell'Europarlamento utilizzati dalla leader del Rassemblement national per pagare il suo bodyguard è un colpo serio a un anno dalle presidenziali. Lei reagisce attaccando il Journal du dimanche e l'emittente Tf1, che definisce "l'officina televisiva" del presidente, ma nel mondo dei media sono tante le cose che si stanno muovendo in vista del voto
“Tf1, siete bugiardi e manipolatori”. Domenica sera, la leader del Rassemblement national (Rn) Marine Le Pen ha pubblicato un tweet infuocato contro la prima rete della televisione francese, per aver diffuso un servizio che riprendeva lo scoop del Journal du dimanche apparso in mattinata, secondo cui il partito della destra sovranista d’oltralpe avrebbe messo in piedi “un sistema fraudolento di distrazione di fondi europei a suo profitto, attraverso falsi impieghi di assistenti parlamentari”. Nel dettaglio, il Jdd, riportando le conclusioni di un’inchiesta di cinque anni condotta dall’Office central de lutte contre la corruption et les infranctions financières et fiscales (Oclciff), ha indicato che dal 2014 la Le Pen sarebbe stata “l’istigatrice e la beneficiaria” del sistema, utilizzando i fondi concessi da Bruxelles agli europarlamentari per missioni nazionali e per pagare, tra gli altri, la sua guardia del corpo, Thierry Légier, quando era ancora eurodeputata. Légier, reclutato come “assistente parlamentare”, “era pagato 9mila euro al mese netti, per 85 ore mensili”, ha precisato Tf1.
.@TF1, vous êtes des menteurs et des manipulateurs. Jamais un garde du corps n’a touché 9 000€ par mois. L’instruction a constaté qu'ils ont été versés au tiers payant, créancier sur le Parlement. Votre désir de nuire vous fait perdre la tête et tout sens de la déontologie. MLP
— Marine Le Pen (@MLP_officiel) May 16, 2021
Secondo il rapporto dell’Oclcliff, sono diciassette i dirigenti del Rn che corrono il rischio di finire alla sbarra, tra cui Marine, per una truffa stimata a 6,8 milioni di euro. La diffusione dell’inchiesta sul telegiornale della rete più popolare di Francia, e nell’orario che registra i più alti indici d’ascolto, ha fatto infuriare la presidente del Rn. La Le Pen, dopo aver smentito le accuse ai suoi danni, ha infatti puntato il dito contro il “desiderio di nuocere” che ha fatto “perdere la testa e il senso della deontologia” ai giornalisti di Tf1. Parole pesanti sulla scia di quanto scritto dalla stessa in mattinata, a commento della prima pagina del Jdd con il suo faccione e il titolo a caratteri cubitali “L’enquête qui accuse Le Pen”. “Il Jdd, organo ufficiale del potere macronista, tira fuori lo stesso sempiterno affaire degli assistenti parlamentari, come a ogni elezione. Niente di nuovo sotto il sole, tranne, forse dei buoni sondaggi in vista?”, ha twittato la leader sovranista. Per lei, insomma, dietro la scelta editoriale del Jdd e di Tf1 ci sarebbe lo zampino di Macron e dei suoi fedelissimi, preoccupati dai sondaggi che la danno in forte ascesa all’orizzonte presidenziali 2022.
L’inquilino dell’Eliseo è in buoni rapporti con Arnaud Lagardère, l’editore del quotidiano della domenica francese, ma con Martin Bouygues, proprietario di Tf1 dal 1987 e a capo dell’impero industriale Bouygues, c’è una relazione di fiducia ancor più solida. Nel gennaio 2017, Didier Casas, all’epoca vice direttore generale di Bouygues Télécom, andò a rafforzare il “polo idee” della campagna elettorale dell’allora candidato di En Marche!. Nel settembre 2020, Casas è tornato a casa, diventando segretario generale di Tf1, e ora Macron, secondo le informazioni di Libération, starebbe facendo di tutto per dare al gruppo Bouygues il controllo di M6, la sesta rete della tv francese che i tedeschi di Bertelsmann hanno messo in vendita. Il problema è che anche Vincent Bolloré, lo squalo dell’industria esagonale al vertice di Vivendi, ha messo nel mirino la preda M6. L’obiettivo? Allargare il polo catodico del sovranismo, che comprende già Cnews, dove officiano gli Éric Zemmour e gli altri principi dell’opinionismo di destra, per favorire l’ascesa di Marine Le Pen. È la guerra delle tv, dietro cui si nasconde lo scontro spietato tra macronismo e lepenismo in vista del 2022.