A casa Gates
Metodo Melinda
L'ex signora Gates ha preparato il divorzio negli ultimi due anni e oggi ha deciso di raccontarlo come vuole lei. Lezioni di antivittimismo da una donna ferita che conosce l'arte di esercitare il proprio potere
Preparava il suo divorzio dal 2019, Melinda French, ex signora Gates, e ora lo fa raccontare dai giornali con un’indiscrezione al giorno, piccoli e grandi dettagli disseminati qui e là, la goffaggine di un marito traditore mescolata alla mostruosità dell’amicizia con Jeffrey Epstein, trafficante suicida di ragazze non consenzienti; la piccolezza di un marito che flirtava e si infatuava sul lavoro mescolata alla nefandezza del finanziere-criminale che abusa di giovani donne restando amico dei potenti del mondo. Il divorzio dei Gates è la dimostrazione maestosa di quanto possa essere buona una vendetta servita fredda, a saper attendere, a saperla costruire, e di quanto possa essere invincibile una donna ferita che sa come si rovescia rabbia e dolore addosso a un uomo senza ostentare il terrore che dà un matrimonio di trent’anni che finisce, il fascino delle altre, un impero costruito insieme che andrà diviso.
Melinda s’è levata in fretta il cognome da sposata, ora è tornata Melinda French, guai a non chiamarla così, e ha fatto sì che la storia di questo divorzio arrivato all’improvviso fosse lei a raccontarla, schiantando il marito e l’uomo Bill Gates, ma salvaguardando il brand Gates.
L’annuncio è arrivato un paio di settimane fa a sorpresa, ventisette anni insieme e ora l’impossibilità di crescere ancora come coppia, ma non fate domande, lasciateci in pace, abbiamo una nuova vita da cominciare. Ci siamo chiesti, noi che siamo cresciuti col romanzo Clinton sotto agli occhi, che cosa potesse mai essere accaduto di tanto grave da non poter essere superato dal beneficio di rimanere “power couple”, e poi piano piano lo stiamo scoprendo, come e quando vuole Melinda. Bill ha avuto una relazione sul lavoro una ventina di anni fa, non ha voluto cacciare un suo manager che era stato denunciato per molestie (meglio patteggiare), ha coltivato un’amicizia con Epstein senza troppi imbarazzi, poi ha corteggiato almeno altre due donne dentro Microsoft che hanno detto di essersi sentite molto a disagio. Melinda ha voluto aprire inchieste interne laddove Bill le diceva di lasciar correre, ha insistito sul fatto che le foto assieme a Epstein facevano male alla Fondazione Gates oltre che a lei, ha costruito un team invidiabile di legali e di pr che, quando è arrivato il segnale, ha iniziato a costruire il divorzio secondo Melinda. Di Bill si dice che è molto goffo e che più che un disagio non abbia causato (invitando una dipendente a cena le ha scritto: se pensi che sia inopportuno, fai come se non ti avessi mai chiesto nulla, e così ha fatto lei), ma Melinda conosce il tempo in cui viviamo, sa che basta una scintilla e il falò s’accende, per di più che c’è l’ombra del mostro, lui sì, Epstein. Così nel giro di qualche giorno l’insospettabile Bill Gates è diventato un maschio da evitare, Melinda la regina del club delle ex mogli del Big Tech (merita una menzione anche l’ex signora Bezos, MacKenzie Scott, già risposata, già filantropa in proprio, sempre a ostentare sorrisi), e il brand Gates non si è poi così stropicciato, di certo meno di quanto lo abbiano sciaguratamente fatto le teorie complottiste e no vax nell’ultimo anno. Per Melinda vale la prima regola dell’amore: solo io posso parlare male di mio marito, e così ha scelto tempi, argomentazioni, scadenza, salvando l’impero, il suo portafogli, il brand e mostrandoci, cosa indicibile, l’arte di una donna ferita di esercitare il proprio potere.