In America
Tutti i guai della Trump Organization
Abbiamo fatto una mappa delle indagini, delle inchieste e dei processi in cui è coinvolta la corporation dell'ex presidente o il presidente stesso. Il fattore New York e quello dell'assalto al Campidoglio
La galassia Trump, oltre che una fitta rete di società, alberghi, campi da golf e proprietà, è (diventata) anche una fitta ragnatela di indagini, inchieste e processi
La galassia Trump, oltre che una fitta rete di società, alberghi, campi da golf e proprietà, è (diventata) anche una fitta ragnatela di indagini, inchieste e processi.
Alcuni sono più pesanti, altri meno. Alcuni riguardano la Trump Organization, altri direttamente l'ex presidente degli Stati Uniti. Alcuni riguardano Donald in veste di imprenditore, altri lo riguardano in veste di presidente. Abbiamo provato a fare ordine tra le cause delle quali, in questi mesi, si devono occupare gli avvocati di Trump.
Frode fiscale
Secondo il procuratore generale dello Stato di New York, Letitia James, e secondo il procuratore distrettuale di Manhattan, Cyrus Vence (insolitamente alleati), Trump avrebbe più volte alterato il valore delle sue proprietà, gonfiandolo o azzerandolo a seconda della convenienza. Secondo la testimonianza resa davanti al Congresso dall’ex avvocato personale di Trump, Michael Cohen, nel 2019, il valore delle proprietà veniva "gonfiato quando serviva ai suoi scopi, come cercare di essere elencato tra le persone più ricche di Forbes, o sgonfiato per ridurre le tasse immobiliari".
All’ambito di questi indagini appartiene anche la faccenda del rilascio dei documenti fiscali di Trump. Più volte e per anni chiesti, poi trapelati sul New York Times, sono stati ufficialmente ottenuti da Vence lo scorso febbraio quando la Corte Suprema ha bloccato i tentativi di Trump di tenere riservati le dichiarazioni dei redditi tra gli anni 2011 e 2019.
Frode
Simile la fattispecie per cui la società Ithaca Capital ha citato in giudizio la società di gestione alberghiera di Trump: secondo l’accusa il valore di un hotel di Trump a Panama sarebbe stato gonfiato per venderlo a un valore molto superiore a quello effettivo.
Class Action di investitori contro la Trump Organization
Il caso è registrato come Doe (come John Doe, l’equivalente americano di Pinco Pallino) v. The Trump Corporation Class Action e funziona così: un gruppo di querelanti anonimi ha intentato un'azione collettiva contro la famiglia Trump e la loro attività, sostenendo che i Trump usassero il loro marchio per indurre gli investitori a pagare per investimenti che in realtà si rivelavano poi senza valore o, quantomeno, molto meno redditizi di quanto promesso.
Washington DC vs. Trump
Il procuratore generale di Washington DC sta indagando su come e quanto dei fondi del comitato per l’Inaugurazione della Presidenza Trump siano stati girati alla Trump Organization, in particolare tramite pagamenti (gonfiati) ad alberghi e sale per ricevimenti.
Molestie, violenza sessuale e diffamazione
Sono decine le voci che corrono su Trump e su sue presunte molestie. Due casi, però, sono arrivati fino ai tribunali, non tanto per la presunta violenza, quanto per la diffamazione della vittima.
SI tratta dei casi di E. Jean Carroll e di Summer Zervos (ex concorrente di The Apprenctice). Entrambe hanno accusato Trump, la prima di stupro, la seconda di molestie, ed entrambe sono state pesantemente attaccate da Trump che le ha, a sua volta accusate di aver inventato tutto. da qui la controaccusa di diffamazione.
Affari di Famiglia
Qui c’entra la nipote di Donald Trump, Mary (che come noto, detesta lo zio, a tal punto da aver pubblicato, a ridosso delle scorse elezioni, un best seller dall’eloquente titolo "Troppo e mai abbastanza: come la mia famiglia ha creato l'uomo più pericoloso del mondo", nel quale lo dipinge come un mostro). Mary ha citato in giudizio Trump nel settembre 2020, sostenendo che lui, insieme alla sorella Maryanne e al defunto fratello Robert, avrebbero brigato per impedirle di ottenere la giusta quota di eredità del padre, Fred (fratello maggiore dell’ex presidente). Secondo l’accusa gli zii di Mary, che all’epoca aveva 16 anni, avrebbero fare da tutori per la giovane nipote, invece, secondo le accuse, avebbero ‘spremuto’ il suo patrimonio, lasciandole solo briciole. Le fattispecie sono pesanti: frode, associazione a delinquere e violazioni dei doveri fiduciari.
Russiagate
La questione dei legami con la Russia e dei presunti favori ottenuti dal governo di Putin in campagna elettorale accompagna Trump fin da prima della sua Presidenza. La questione è stata, in teoria, chiusa con la pubblicazione del rapporto Mueller nel quale si diceva, in buona sostanza, che erano assodate le interferenze russe nelle elezioni americane, ma che non è stato del tutto possibile provare che Trump ne fosse direttamente a conoscenza. Una specie di assoluzione con riserva, una specie di "so cosa hai fatto, ma non lo posso provare". La ragione per cui mancavano le prove però, potrebbe essere (come ipotizzato dalla stesso Mueller davanti al Congresso) l’imponente sforzo di ostacolare le indagini messo in piedi da Trump e dai suoi. Ora, a presidenza finita, Trump potrebbe essere accusato di ostruzione alla giustizia per i suoi tentativi di impedire e inibire le indagini di Mueller.
Frode elettorale
Nelle ultime, confuse, settimane della Presidenza Trump, quando Biden era già Presidente Eletto, l’inquilino della Casa Bianca, invece di fare gli scatoloni, urlava al complotto. Secondo il procuratore della Contea di Fulton, in Georgia, però Trump, faceva molto di più che limitarsi a urlare: ordiva un complotto. L’impianto accusatorio, in particolare, riguarda la tristemente celebre telefonata con la quale Trump ordinava al Segretario di Stato della Georgia di far saltare fuori, da qualche parte e in qualche modo, i voti che gli servivano per vincere lo stato.
L’assalto al Campidoglio del 6 Gennaio
Qui le cose si fanno pesantissime. Se Trump venisse riconsociuto colpevole di cospirazione o di sedizione, le condanne potrebbero superare il decennio di carcere. Le principali cause aperte in merito sono quella dei deputati Bennie Thompson e Eric Swalwell, che lo hanno citato in giudizio per istigazione alla rivolta (insieme a Rudy Giuliani e a alcuni gruppi di destra) e quella mossa dalla Polizia di Capitol Hill: due agenti di polizia del Campidoglio, entrambi in servizio durante l'insurrezione del 6 gennaio, hanno citato in giudizio Donald Trump per le ferite riportate durante la protezione del Campidoglio. Entrambi sostengono che i rivoltosi li abbiano attaccati fisicamente con pugni, spray chimici e altre armi su mandato, indiretto ma preciso, dell’ex presidente.
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