Le dimissioni della ministra tedesca

Il complesso tedesco di definirsi “dottori” e la missione del cacciatore di plagi

Daniel Mosseri

In Germania il PhD da esibire come prova di sicura competenza piace a destra e sinistra, ma un'azienda di consulenza smaschera chi copia

Helmut Kohl lo ottenne in Storia all’Università di Heidelberg nel 1958 discutendo una tesi su “Lo sviluppo politico nel Palatinato e la rinascita dei partiti dopo il 1945”. L’attuale presidente del Bundestag e più volte ministro Wolfgang Schäuble lo ottenne invece nel 1971 in Legge dall’Università di Friburgo discutendo una tesi sulla situazione legale del revisore dei conti. Stiamo parlando del titolo dottorale, senza il quale in Germania sembra impossibile fare carriera politica. La necessità di sventolare il titolo accademico davanti agli occhi degli elettori è molto sentita soprattutto fra i moderati, ma anche a sinistra il PhD va forte. 


Lo sa bene Franziska Giffey, la ministra socialdemocratica della Famiglia che ha appena lasciato il dicastero assegnatole da Angela Merkel, pardon dal dottor Merkel. Giffey, 43 anni e l’aspirazione di farsi eleggere sindaco di Berlino alle elezioni di fine settembre quando oltre al Bundestag si rinnova anche il Parlamento cittadino della capitale, ha fatto un passo indietro al ripartire della polemica sul suo titolo dottorale. L’esponente socialdemocratica con un PhD in Scienze Politiche alla Freie Universität Berlin (la FU) è accusata di plagio, o quantomeno di essere stata disattenta nel citare alcune fonti del suo studio su “Le politiche della Commissione dell’Ue e la partecipazione della società civile”. La FU non ha ritenuto necessario ritirare il titolo ma ha fatto circolare una reprimenda indirizzata alla ministra che, da parte sua, ha chiesto scusa. 


Nel lasciare il governo, Giffey trova la via molto ben segnata. Nel 2013 l’allora ministra dell’Istruzione Annette Schavan lasciò il governo per essere stata accusata di aver scopiazzato la propria tesi di dottorato in Filosofia. Il titolo le venne tolto e Merkel consolò l’amica e consigliera nominandola ambasciatrice presso la Santa Sede. Due anni prima l’allora astro nascente della Cdu Karl-Theodor von und zu Guttenberg dovette lasciare il ministero della Difesa per lo stesso motivo. Il danno fu grande – il nobiluomo ha lasciato la politica attiva – e la beffa seguì subito dopo con il nomignolo di “Barone copia e incolla”. Il suo caso resta il più emblematico: neppure essere il rappresentante di un antico casato di baroni che risale al 1158 gli era sembrato titolo sufficiente per impressionare gli elettori e preferì, invece, farsene assegnare uno accademico (in Scienze Politiche) nel 2007 dall’Università di Bayreuth, che glielo revocò quattro anni dopo.


In questa frenesia dottorale, gli aspiranti dottori del Bundestag hanno trovato pane per i loro denti. Martin Heidingsfelder è il fondatore di VroniPlag, piccola ma battagliera azienda di consulenza dedicata, il nome lo dice apertamente, a sbugiardare i plagiari. E’ stato Heidingsfelder a mettere in luce gli “errori” di Guttenberg. “Era il febbraio 2011, un professore di Brema accusò il ministro di aver copiato e io mi misi a indagare”, spiega al Foglio. A novembre 2011 Heidingsfelder cambia lavoro: abbandonata la sua professione di programmatore software si mette anima e corpo a caccia di plagiari. “Università e privati richiedono i miei servizi e mi pagano”. Nella sua opera è aiutato anche da VroniPlag Wiki, “una piccola Wikileaks che ho fondato”. Su questa piattaforma studiosi e accademici sono liberi di fornirgli delle dritte sui possibili copioni universitari sotto protezione dell’anonimato. Fra i tanti titoli dottorali del Bundestag, solo quelli in scienze esatte, dove scopiazzare è più difficile, sembrano al sicuro dalle incursioni di Heidingsfelder. Per esempio il PhD del socialdemocratico Karl Lauterbach, arrivato alla politica dopo essere stato a lungo epidemiologo all’Università di Colonia e quello in Chimica quantistica ottenuto nel 1986 da una ragazza dell’est che allora alla politica non pensava nemmeno: tale Angela Kasner che nel 1977 aveva preso il cognome del marito diventando così Angela Merkel.

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