Vallsmania

Manuel Valls torna a Parigi e vuole lasciare il segno

E' un uomo dell'ordine, difensore di una laicità intransigente e portabandiera di una sinistra attenta alle questione securitarie. In una campagna presidenziale che si svilupperà tutta a destra può essere decisivo

Mauro Zanon

E' finito il periodo catalano, l'ex primo ministro vuole essere utile alla Francia e anche al presidente Macron, che potrebbe anche proporlo come ministro della Difesa nel prossimo rimpasto. Una carta contro Le Pen

“Il mio tempo di consigliere comunale è finito. Presto renderò pubbliche le mie dimissioni”, ha annunciato al quotidiano spagnolo El Mundo Manuel Valls. A un anno dalle presidenziali francesi, l’ex capo del governo di Parigi di origini catalane ha deciso di lasciare Barcellona, dove si era candidato sindaco nel 2019 con risultati deludenti, e di tornare in Francia con la convinzione di poter lasciare il segno nello scrutinio che verrà. “Ora, sono consapevole di essere principalmente francese: nei miei valori, nel mio modo di pensare e di fare politica”, ha spiegato al Mundo l’ex premier. Una presa di coscienza che ha maturato nell’ultimo anno e che ha raccontato in un libro pubblicato a marzo, “Pas une goutte de sang français, mais la France coule dans mes veines” (citazione dello scrittore Romain Gary), nel quale esternava il suo “ardente desiderio di essere utile” al paese che lo ha adottato e fatto diventare primo ministro. In un’intervista al Point, Valls aveva già fatto capire di voler riattraversare i Pirenei dopo la parentesi a tinte fosche nella sua Catalogna, ma ora il ritorno è ufficiale e potrebbe concretizzarsi presto con la nomina in un posto di rilievo dell’organigramma della République. Con l’inquilino dell’Eliseo, il rapporto è tornato sereno dopo gli anni di convivenza burrascosi durante il quinquennio di François Hollande e le stilettate a distanza. Sereno a tal punto che alcuni avanzano il nome di Valls come prossimo ministro della Difesa, al posto di Florence Parly, nell’ultimo rimpasto di governo del quinquennio, che avverrà quasi certamente dopo le elezioni regionali di giugno.

 

Valls, si sa, è un uomo dell’ordine, difensore di una laicità intransigente e portabandiera di una sinistra attenta alle questione securitarie (quando era a Place Beauvau, al ministero dell’Interno, lo chiamavano il “Sarkozy de la gauche”), e in una campagna presidenziale che si svilupperà tutta a destra, dove non si può lasciare a Marine Le Pen il monopolio dei temi cosiddetti “régaliens” (immigrazione, sicurezza, difesa, frontiere), potrebbe essere un’arma decisiva per Macron, un alleato utile per attrarre un bacino importante di elettori. Nelle ultime settimane, Valls ha moltiplicato i suoi interventi mediatici, sia in televisione, sia sulla stampa cartacea, denunciando l’importazione del conflitto israelo-palestinese sul territorio francese e quella sinistra giacobina capitanata da Jean-Luc Mélenchon che si è lasciata infiltrare dal nuovo antisemitismo di matrice islamica. Due sabati fa, quando il prefetto parigino Didier Lallement ha annunciato il divieto di manifestazioni propalestinesi nella capitale francese per evitare violenze a tinte antisemite come nel 2014, ha applaudito la tolleranza zero e le direttive del ministro dell’Interno Gérald Darmanin, con il quale, secondo il Parisien, “si sente regolarmente”. Il quotidiano ha parlato addirittura di una “Vallsmania” nell’attuale esecutivo, perché mai Valls è stato così popolare come in questo momento tra i ministri di Macron. Lo scorso 12 maggio, la ministra per le Pari opportunità Marlène Schiappa lo ha accolto nel suo dicastero, pubblicando una foto su Twitter che li ritraeva in compagnia e in sintonia. Il giorno dopo, la stessa scena si è verificata con Amélie de Montchalin, ministra della Trasformazione e della Funzione pubblica. Ci sono poi gli incontri più discreti, come sottolinea il Parisien, con Jean-Michel Blanquer, ministro dell’Istruzione, e Olivier Dussopt, ministro con delega ai Conti pubblici.

 

Sembrano lontani i tempi in cui Valls chiamava l’attuale presidente “Macaron”. Gli ex rivali potrebbero essere presto i migliori alleati. 

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