Democrazie post pandemia
Cinque gruppi per riformare subito il Parlamento europeo
Un esercizio di partecipazione dal basso, per rilanciare le nostre istituzioni e fare tesoro del dramma del Covid-19
Al direttore - Quindici mesi dopo la dirompente esplosione della pandemia tutti sono chiamati a ripensarsi. Non vi è settore che possa credere di tornare alla vita di prima. Il Covid ci dice molto chiaramente dove siamo forti e deboli, dove dobbiamo cambiare, cosa possiamo migliorare. Questo esame vale per le istituzioni europee e nazionali, imprese, partiti, sindacati, amministrazioni regionali e locali. Non possiamo evitare di confrontarci con la lezione del Covid-19 e chiudere in un cassetto l’esperienza e i dati che abbiamo accumulato. Questi quindici mesi di dolore, sofferenza, stordimento ci danno la possibilità di aumentare la nostra efficienza in tanti campi. Ed è con questo spirito che il Parlamento europeo, dalla scorsa settimana, ha iniziato un processo di riflessione, aperto a tutti i deputati, per arrivare a modalità di riforma della nostra istituzione sui modi di lavorare, su come migliorare l’attività legislativa, l’organizzazione interna, il ruolo della plenaria e delle commissioni parlamentari, le attività internazionali. Un tema molto sentito riguarda il rapporto fra Parlamento e cittadini. Insomma, c’è bisogno di idee, prima di intervenire su regolamenti e disposizioni. Ed è per questo che fino alla fine di luglio, 5 gruppi di lavoro, animati da giovani e più esperti parlamentari, con la partecipazione dei gruppi politici, svilupperanno riflessioni in grado di indicare agli organi competenti una visione sul Parlamento del futuro. Si tratta di un esercizio di partecipazione dal basso che si avvarrà di una piattaforma interattiva aperta al contributo di tutti che ci concluderà in autunno con una discussione generale che approverà un documento contenente le riforme da sviluppare nella seconda parte della legislatura.
La pandemia ha messo in luce molte difficoltà a lavorare con le regole esistenti e ha fatto emergere la necessità di strumenti più flessibili. Anche le nostre istituzioni devono pensare a come migliorare il proprio funzionamento per consentire al sistema democratico di rispondere meglio alle sfide della contemporaneità. Se la democrazia è sistema fragile questo non può voler dire restare impassibili ad aspettare gli eventi. E’ dovere di tutti, in questo tempo così difficile, aggiustare le proprie macchine. Mi auguro che anche i Parlamenti nazionali si impegnino a valutare il funzionamento delle loro assemblee perché il Covid 19 ci ha fatto capire che l’Unione europea non sono soltanto le istituzioni di Bruxelles. Vi sono dimensioni nazionali e regionali che hanno un riflesso fondamentale sul meccanismo comunitario. Pensiamo solo a quanta importanza e centralità hanno avuto le regioni e le amministrazioni locali nella risposta alla pandemia. Tutti sono “pezzi” della dimensione europea. E se ognuno farà la propria parte, saremo in grado di ripensare il nostro funzionamento e renderlo meno burocratico e dirigista. Vediamo con grande preoccupazione una forte spinta dei sistemi autoritari a volersi accreditare come sistemi efficienti. E’ una sfida che ci viene lanciata e che dobbiamo contrastare con forza. Noi non vogliamo rinunciare alla democrazia e possiamo farlo aggiornando le nostre regole, rinnovando le nostre istituzioni, offrendo nuovi strumenti di partecipazione. Il Parlamento europeo ha deciso di non stare fermo e agire senza tabù.
David Sassoli
presidente del Parlamento europeo
L'editoriale dell'elefantino