In Europa
C'è una nuova intesa tra Draghi e Macron sulla Libia. Il Patto sui migranti invece è rimandato
"Un nuovo passo importante", ha detto il presidente del Consiglio dopo un colloquio con il presidente francese. Sul fronte interno europeo invece si tenta almeno di rilanciare l'accordo di Malta
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sta cercando di tenere i migranti lontani dai vertici. Il tema è troppo “tossico” – come dice un ambasciatore – per portarlo al più alto livello politico dei capi di stato e di governo. Il rischio è di una nuova rottura tra ovest ed est sui ricollocamenti, ma anche tra nord e sud
Molto più delle richieste al Consiglio europeo, è la possibile svolta annunciata da Mario Draghi con Emmanuel Macron sulla Libia che può modificare i parametri dell’emergenza migratoria per l’Italia. Il presidente del Consiglio e il presidente francese si sono incontrati per discutere della “situazione nel Nordafrica, ma anche nel Sahel, nel Ciad e nel Mali, perché i paesi come la Libia e purtroppo anche la Tunisia, la cui situazione politica è seria, diventano sempre di più paesi di transito”, ha spiegato Draghi. A colazione “si è iniziato un nuovo passo importante delle nostre relazioni internazionali, una collaborazione in una parte del mondo che ci aveva sempre visto su sponde diverse, se non contrastanti. L’intenzione è lavorare insieme in quella parte d’Africa”.
La riappacificazione tra Italia e Francia in Libia, ancora meglio un’alleanza di interessi e intenti, sarebbe fondamentale per riconquistare influenza nel paese di fronte alle ingerenze di Turchia e Russia e creare le condizioni per avere un interlocutore serio a Tripoli. Dopo anni di tensioni e conflitti, che hanno visto Italia e Francia sostenere campi avversi, la stretta relazione personale tra Draghi e Macron dovrebbe permettere di ripristinare la fiducia e pianificare un lavoro comune in Libia. Un interlocutore serio a Tripoli è quel che serve anche all’Ue, che lamenta sempre il fatto di non poter far accordi sui migranti con la Libia perché non è la Turchia o il Marocco.
Sul fronte interno europeo, invece, la partita sui migranti è tutta in salita per l’Italia. Durante la breve discussione – appena venti minuti – di lunedì notte, Draghi ha sottolineato lo stallo nei negoziati sul nuovo Patto su migrazione e asilo e il congelamento dell’accordo di Malta sulla ripartizione dei richiedenti asilo tra un gruppo di paesi volenterosi. “Mettere a dormire un problema non lo fa sparire”, ha spiegato Draghi. Nel suo intervento, il presidente del Consiglio ha chiesto un dibattito “in profondità e in dettaglio” al vertice di giugno. Secondo Draghi, “soprattutto da parte di Francia e Germania c’è coscienza del problema”, anche se sulle soluzioni condivise è un “discorso tutto da costruire”. Quel che chiede l’Italia è “una soluzione efficace e di solidarietà”, con un’attenzione alla situazione umanitaria. Le immagini dei bambini morti sulla spiaggia di Zuwara “sono veramente inaccettabili” e “una delle cose a cui stiamo pensando è avere l’aiuto dell’Europa per più corridoi umanitari”, ha detto Draghi. Quanto ai ricollocamenti dei richiedenti asilo che sbarcano in Italia e il nuovo Patto, il presidente del Consiglio non è stato chiaro su obiettivi e tempi di un accordo europeo. “La pura volontarietà ha dimostrato di essere abbastanza inefficace (...)”, ma “non credo che possa essere un accordo che abbia obbligatorietà”. Tuttavia, “si può individuare un sottoinsieme di paesi che si aiutano tra loro”, ha spiegato Draghi. La soluzione auspicata sembra essere di resuscitare l’accordo di Malta. Ma, più che efficace, sarebbe una soluzione simbolica: dal settembre 2019 l’accordo di Malta ha permesso di trasferire meno di mille richiedenti asilo dall’Italia verso altri paesi dell’Ue.
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sta cercando di tenere i migranti lontani dai vertici. Il tema è troppo “tossico” –- come dice un ambasciatore – per portarlo al più alto livello politico dei capi di stato e di governo. Il rischio è di una nuova rottura tra ovest ed est sui ricollocamenti, ma anche tra nord e sud sull’equilibrio tra solidarietà per i paesi di primo ingresso e responsabilità nel fermare i movimenti secondari. Anche Angela Merkel avrebbe mostrato una certa irritazione lunedì notte. La cancelliera vuole evitare che le migrazioni possano destabilizzare la campagna elettorale in vista delle elezioni di settembre in Germania. Diversi leader sono convinti che sia meglio lasciare ai ministri dell’Interno il compito di negoziare il nuovo Patto su migrazione e asilo. Del resto lo stesso Macron, che a sua volta si sta lanciando in una campagna elettorale lunga undici mesi, ha frenato. “Mentiremmo a noi stessi se dicessimo che a giugno risolveremo il pacchetto migratorio in tutta la sua totalità”, ha spiegato il presidente francese: “I disaccordi sono ancora troppo profondi”. Secondo Macron è meglio concentrarsi “sulla dimensione esterna, quella più importante e sulla quale è realistico che si possano trovare delle soluzioni”. La dimensione esterna, per l’Italia, significa: Libia.