momento hamilton
Il piano dell'Ue per evitare tensioni interne sugli esborsi del Recovery fund
L'Europa inizia a fare provviste sul mercato ancor prima dell'approvazione dei piani nazionali. Ma i fondi arriveranno a rate
Il momento hamiltoniano dell’Unione europea può cominciare. Dopo il completamento delle ratifiche da parte di tutti gli stati membri della decisione sulle risorse proprie, la Commissione ha deciso di accelerare e lanciarsi sui mercati già nel corso di giugno per finanziare il Recovery fund. I primi piani nazionali di ripresa e resilienza – tra cui quello dell’Italia – non saranno ancora formalmente approvati. La Commissione dovrebbe presentare le prime valutazioni a metà giugno. Poi il Consiglio avrà un mese di tempo per dare il via libera definitivo. E lì alcuni governi, in particolare quelli dei paesi frugali, hanno intenzione di prendersi tutto il tempo necessario per esprimersi sul giudizio della Commissione sulle riforme e gli investimenti proposti dagli altri stati per ottenere le risorse del Recovery fund. “La decisione potrebbe non arrivare prima della secondo metà di luglio”, spiega al Foglio un diplomatico europeo. Solo dopo ci si può aspettare l’erogazione da parte della Commissione del prefinanziamento: l’anticipo del 13 per cento della somma complessiva richiesta al Recovery fund. Ma probabilmente non arriverà tutto subito. Perché la capacità di assorbimento dei mercati per i bond del Recovery fund non è illimitata. In teoria, il prefinanziamento per tutti gli stati membri ammonta a quasi 100 miliardi di euro e la Commissione non sarà in grado di raccoglierli in un mese e mezzo. L’anticipo con ogni probabilità arriverà a rate fino alla fine dell’anno.
Il Recovery fund è stato definito il momento hamiltoniano perché è la prima emissione di debito comune dell’Ue che sarà utilizzata anche per trasferimenti invece che per soli prestiti. La difficoltà di alcuni parlamenti di ratificare la decisione sulle risorse proprie (lo strumento giuridico che consente alla Commissione di indebitarsi) dimostra quanto sia controverso. Le ratifiche si sono comunque concluse positivamente con i voti dei parlamenti di Austria e Ungheria giovedì. La Commissione ha così deciso di anticipare il momento hamiltoniano. Luglio e agosto non sono i mesi ideali per emettere decine di miliardi di titoli. Meglio iniziare a fare provvista a giugno per essere sicuri che, almeno simbolicamente, i primi esborsi possano partire prima della pausa estiva.
Il Portogallo, che ha la presidenza dell’Ue, sta spingendo per accelerare ulteriormente. Il premier António Costa ha indicato l’Ecofin del 18 giugno come obiettivo per l’approvazione dei primi piani nazionali. Ma alcuni governi non vogliono correre. A metà giugno la Commissione presenterà la sua valutazione con le bozze di proposta di decisione. I documenti saranno poi analizzati dal comitato economico e finanziario (gli sherpa dei ministri delle Finanze), dove restano alcune domande aperte. La più importante: i governi possono emendare la proposta di decisione della Commissione, oppure sarà un “sì” o “no” secco? Il voto è a maggioranza qualificata. Sei stati membri – tra cui Paesi Bassi, Svezia e Finlandia – devono prima ottenere un mandato parlamentare. Il tentativo del Portogallo di forzare la mano “potrebbe essere controproducente”, dice un diplomatico. Lo scenario ritenuto più opportuno per evitare tensioni è il via libera a un Ecofin in luglio. C’è poi la questione del totale del prefinanziamento. La Commissione stima la capacità di assorbimento dei mercati tra i 15 e i 20 miliardi al mese per le emissioni del Recovery fund. Da sola l’Italia ha diritto a 24,9 miliardi. Farebbe bene a non aspettarsi di riceverli tutti a luglio e agosto. La Commissione sta lavorando a un sistema di esborsi a rate del prefinanziamento che si completerà in autunno.