lo sforzo collettivo

Tutte le sfide e i primi limiti del nuovo multilateralismo

La cancelliera tedesca e il presidente del Consiglio italiano al Global Solutions Summit per porre le basi per un cambio di paradigma. “Il mondo ha bisogno del mondo intero, non di un insieme di stati”

Micol Flammini

Le crisi globali hanno bisogno di risposte globali, è stato così con la pandemia e sarà così anche con il cambiamento climatico. Ma la cooperazione per funzionare deve essere di tutti e a volte ci sono equilibri incerti. Primo tra tutti quello con la Cina.  Il dialogo tra Merkel e Draghi

La crisi sanitaria”, ha detto Mario Draghi al Global Solutions Summit, “ci ha insegnato che è impossibile affrontare i problemi globali con soluzioni interne”. Il presidente del Consiglio italiano ha condiviso il palco con la cancelliera tedesca Angela Merkel e i due erano d’accordo su tutto, ma su un punto in particolare: che siamo di fronte a un momento di cambiamento e che tutto ciò  che va fatto, va fatto insieme. A problemi globali bisogna dare risposte globali, è questa l’essenza del multilateralismo, della nuova esigenza di collaborazione che deve coinvolgere tutti. “Il mondo ha bisogno del mondo intero, non di un insieme di stati”, ha detto Draghi, pronto a fare dell’Italia la promotrice di un multilateralismo nuovo: “L’Italia è determinata a guidare il cambio di paradigma”. La Merkel si è occupata di aggiustare l’Unione europea in questi ultimi mesi, di fare in modo che si dotasse di tutti gli strumenti necessari per uscire dalla pandemia, lo ha fatto anche rompendo i suoi tabù, superando le divisioni a Bruxelles e a Berlino. Ora tocca a Draghi fare il passo ulteriore, spingere affinché dall’Unione europea parta il forte impulso per dimostrare che in futuro, per tutte le crisi che verranno, ci vorrà più collaborazione, più cooperazione.  

 

Durante la pandemia l’Ue ha dimostrato la sua sovranità, la sua forza. Con i vaccini si è dimostrata all’altezza della sfida, è stata  fondamentale per la produzione di vaccini e per le esportazioni di dosi. E nella creazione di un nuovo sistema internazionale che aiuti a superare crisi e diseguaglianze, può essere un motore importante. 

 


La priorità, hanno detto i due leader, in questo momento è sconfiggere la pandemia ovunque nel mondo, aiutare i paesi più poveri a fare passi avanti, ma è importante sin da ora concentrarsi sulle minacce che verranno, come il cambiamento climatico che, proprio come la pandemia, nei paesi a basso e medio reddito, può provocare danni economici molto più grandi rispetto ad altre zone del mondo. La risposta dell’Ue e dei suoi paesi membri è importante, ma non basterà. Il cambiamento climatico non può essere risolto soltanto con l’impegno degli europei: è un problema globale che ha bisogno di una risposta globale. L’Ue può fare da motore, da promotrice delle idee, ma dovrà sempre riuscire a coinvolgere tutti i paesi. E’ di questo che è fatto il multilateralismo, di un insieme di risposte che vanno tutte nella stessa direzione. Ed è proprio questa la prima difficoltà che il multilateralismo incontra. 

 

Come è accaduto con la pandemia, non ci si potrà muovere in ordine sparso per dare risposte concrete, e Merkel e Draghi su questo sono d’accordo, ma bisognerà venire a compromessi e non lasciare fuori nessuno. Bisognerà accordarsi con gli Stati Uniti di Joe Biden che hanno dimostrato di voler collaborare di più con l’Ue, ma che durante la pandemia hanno portato avanti un blocco alle esportazioni che ha rallentato la campagna di vaccinazione in tutto il mondo. Ma soprattutto per far funzionare il multilateralismo bisognerà prendere atto del fatto che ci sono nuovi attori da coinvolgere, che una cooperazione così come era stata pensata vent’anni fa, ha detto Merkel, oggi è tutta da rivedere. Bisognerà trovare un compromesso con la Cina, “un terreno comune”, senza rinunciare a quelli che sono i nostri princìpi democratici. Come ha detto Draghi la questione non è se sia il caso di coltivare il dialogo con Pechino, ma come. Per sostenere il multilateralismo e per farlo funzionare c’è bisogno della cooperazione di tutti, ma venire a patti con tutti è estremamente complicato, soprattutto quando le differenze tra i maggiori attori internazionali sono così profonde, come quelle tra Unione europea e Cina. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)