bella sfida alla cina

Il sindaco di Budapest trolla un progetto miliardario di Pechino e fa pressione sul rivale Orbán

Micol Flammini

Gergely Karácsony e la sua amministrazione hanno deciso di rinominare le vie del quartiere della capitale ungherese in cui, nel 2024, dovrebbe sorgere l'università Fudan di Shangai. Le vie sono dedicate a Hong Kong, il Dalai Lama, agli uiguri e al vescovo Xie Shiguang

Orbaniani e oppositori di Orbán – ora che l’Ungheria è già entrata con largo anticipo in campagna elettorale: si vota il prossimo anno – si allenano a tracciare tutte le differenze tra il primo ministro ungherese e colui che sarà, probabilmente, il suo sfidante più insidioso: Gergely Karácsony, sindaco di Budapest. Le cose che li dividono sono tante, anche l’Economist ha stilato un piccolo elenco e il sindaco all’elenco ha aggiunto: “Lui è basso e grasso e io sono alto e magro”. La differenza salta all’occhio, e qualcuno dice che il confronto infastidisce ancora di più il primo ministro. Un’altra grande differenza tra i due sta nel rapporto con la Cina. Orbán sta vendendo l’Ungheria a Xi Jinping, con grande disappunto anche da parte dei suoi vicini, soprattutto polacchi e cechi; il sindaco invece cerca di fare resistenza il più possibile per frenare questo processo molto pericoloso. Questa settimana Karácsony e la sua amministrazione hanno deciso di rinominare alcune strade del distretto di Ferencváros, dove, secondo gli accordi stretti da Orbán con Pechino, sorgerà il campus dell’Università Fudan di Shanghai, la prima università cinese che aprirà in un paese dell’Unione europea.  Il campus dovrebbe diventare operativo nel 2024, e Budapest, roccaforte anti Orbán, si sta preparando a far capire all’istituzione cinese che il suo regime non è ben accetto.  E se il progetto andrà in porto i cinesi dovranno vedere la loro  costruzione dipanarsi lungo vie dedicate al Dalai Lama, ai martiri uiguri, alla libertà di Hong Kong e al vescovo Xie Shiguang, simbolo della persecuzione religiosa. 

 

 

Le nuove targhe sono state inaugurate ieri. A non piacere al sindaco non è soltanto l’idea che la Fudan porterà a Budapest “la visione del mondo del Partito comunista cinese”, ma anche che a finanziare il campus non sarà Pechino, ma gli ungheresi. Il campus costerà circa 1,5 miliardi, una cifra che, secondo il sito di notizie Direkt36, è più di quanto il governo abbia speso per il sistema educativo ungherese nel 2019. Il 20 per cento ricadrà direttamente sui contribuenti, e il resto arriverà tramite prestiti da parte di Pechino. Tutta la costruzione sarà realizzata da operai cinesi e con materiali cinesi, in violazione alle regole europee sugli appalti. E’ chiaro quanto poco utile sia a Budapest tutto il progetto. E’ invece molto utile per la Cina, che lo ha definito “una priorità”.  

 

Karácsony e la presidente del distretto di Ferencváros,  rinominando le strade secondo criteri non graditi alla Cina, hanno lanciato un segnale chiaro, e per il sindaco il gesto vuol dire molto di più: vuol dire far entrare la politica estera nella campagna elettorale  del prossimo anno, argomento che nella lista delle differenze tra il sindaco e Orbán occupa uno dei primi posti. Karácsony la pensa in modo diverso dal premier sulla Russia, sull’Unione europea, sulla Nato, sugli Stati Uniti. Non si assomigliano per nulla, per Karácsony, che dovrà prima vincere le primarie quest'estate per candidarsi, sarà una sfida dura, perché Orbán continua ad avere molti elettori, soprattutto fuori dalle città più grandi. Ma il sindaco di Budapest, che si presenterà a capo di una coalizione che comprende tutti i partiti di opposizione,  per il momento, è l’unico che può vincerla. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)