Le centomila minacce a Mila
La liceale francese è “prigioniera nella terra dell’Illuminismo e della laicità per offesa all’islam”
Durante un servizio su Bfmtv un salafita parla della vicenda Mila, la liceale sotto scorta e costretta a nascondersi e a cambiare scuola due volte per le minacce dopo aver “offeso” l’islam in un banale video sui social. Soprannominato “Jeremy” e testimoniando con il volto nascosto, l’uomo ha detto: “Mila, se non fosse sotto protezione, ovviamente sarebbe già morta. E più velocemente di Samuel Paty dopo quello che ha detto”. Ieri, a Parigi, protetta da un eccezionale cordone di polizia, Mila era attesa per l’inizio del processo a carico di tredici fra le tante persone che l’hanno minacciata. Richard Malka, l’avvocato dell’adolescente dell’Isère che un anno e mezzo fa fu costretta a diventare uccel di bosco, ha detto che “Mila parlerà del modo in cui si vive quando si ricevono 100 mila messaggi di odio e di morte”. “Condannata a vivere in clandestinità, prigioniera nella terra dell’Illuminismo e della laicità”, scrive la liceale, che ha appena compiuto 18 anni, nel suo libro in uscita il 23 giugno, “Io sono il prezzo della vostra libertà”, pubblicato da Grasset.
Tutto è iniziato un sabato del gennaio 2020. Su Instagram, Mila ha pubblicato un video virulento, affrontando, in termini molto schietti, l’islam. “Merda francese”, “puttana lgbt”… Minacciano di bruciarla, “di seppellirla viva” o di “farle ingoiare tutti i suoi organi”. “Un minorenne non è mai stato vittima di tale viralità”, ha detto ieri Justine Atlan, presidente di e-Enfance. Molte minacce evocano Samuel Paty: “Come il professore sgozzato. Tutti vogliono la tua pelle, è solo questione di tempo”.
L’avvocato di Mila dice di avere raccolto migliaia di minacce come questa. Ad agosto, la ragazza è stata nuovamente minacciata di morte “in nome di Allah” durante un viaggio con la scuola a Malta. Dopo essere stata esfiltrata dal liceo a Villefontaine, Mila è stata allontanata anche dalla scuola militare in cui era stata reinserita dall’Educazione nazionale, con la motivazione che aveva messo in pericolo gli studenti. Oggi vive “bunkerizzata”. Progetti? “Averli è molto complicato, viste le minacce”. Chi la assumerà? Chi le offrirà uno stage? “Finito, scuola, amici, risate”, ha commentato il suo editore, Grasset.
“La legge è chiara: in Francia abbiamo il diritto alla blasfemia, alla critica della religione”, ha detto su di lei Emmanuel Macron. Tradotto: va protetto e garantito il diritto di criticare l’islam, visto che del cristianesimo si fa già strame. La scrittrice e filosofa Élisabeth Badinter si è detta invece scioccata per la mancanza di sostegno a Mila da parte delle femministe. “Lei (Mila, ndr) sarebbe forse meno il simbolo della nostra impotenza se venisse difesa con decisione”, ha detto Badinter, prendendo di mira le femministe che trova “molto silenziose in questa vicenda”. Oggi, aggredita perché libera nelle sue idee e nel suo modo di essere, Mila racconta il suo viaggio. Descrive la violenza di un’èra ubriaca di social media. Denuncia i carnefici protetti dall’anonimato. E invita il paese a non essere codardo e fragile, “a non arrendersi mai”. Su Twitter, Mila ha annunciato il processo. “Conto sulla giustizia per condannare con forza chiunque minacci di impedire le critiche all’islam”.
Cosa ci sia in gioco lo ha spiegato dalle colonne del Figaro di ieri Zineb el Rhazoui, giornalista sotto scorta: “Non è solo Mila che i magistrati dovranno difendere, ma soprattutto il diritto inalienabile alla libertà di coscienza. In quanto patria dei diritti umani, non dobbiamo dimenticare coloro che, come Asia Bibi e Raif Badawi, hanno subìto la stessa punizione popolare che chiede, qui in Francia, di mettere a tacere Mila, anche se significa sopprimerla fisicamente”.