Npr, storia di una radio diventata unica

Simona Siri

L'emittente americana compie cinquant’anni e i festeggiamenti non finiscono più perché è un riferimento culturale inconfondibile. “Usate un tono di voce normale, il paese deve sentire se stesso”  

La prima trasmissione risale al 20 aprile 1971: la messa in onda delle udienze del Senato degli Stati Uniti sulla guerra del Vietnam. Il primo vero programma di informazione arriva poco dopo, il 3 maggio, e si intitola “All Things Considered”. Va in onda ancora oggi, cinquanta anni dopo. Mezzo secolo durante il quale la National Public Radio – che gli americani chiamano semplicemente en-pi-ar, pronunciando solo l’acronimo Nprè diventata un pezzo di informazione fondamentale, seguita settimanalmente da oltre 60 milioni di fedelissimi ascoltatori. I festeggiamenti, iniziati un mese fa, sono ancora in corso, tra interviste, speciali, libri a raccontare come questa radio abbia cambiato il paese, unica tra le organizzazioni mediatiche senza scopo di lucro a essere stata istituita da un atto del Congresso, il Public Broadcasting Act del 1967, e anche l’unica la cui maggior parte delle stazioni che fanno parte della sua syndication è di proprietà di enti governativi, spesso università pubbliche. 


“Per capire l’impatto di Npr sul panorama dell’informazione bisogna considerare come era la situazione nel 1971, quando i notiziari serali delle tre principali reti televisive plasmavano la percezione della nazione riguardo a ciò che era importante nel mondo”, dice la giornalista Lisa Napoli autrice di “Susan, Linda, Nina & Cokie: The Extraordinary Founding Mothers of Npr”, il libro che racconta la storia delle quattro donne considerate le madri fondatrici di questa radio. Senza social media, senza Internet e con il pubblico che nutriva una fiducia nei media che oggi è inimmaginabile, Npr entra in un contesto piuttosto ristretto, e la prima cosa che fa non è cercare di essere come gli altri canali di news: piuttosto si impegna a trovare il proprio spazio, puntando su un diverso stile di narrazione. “Npr e ‘All Things Considered’ furono concepiti mentre il giornalismo americano stava andando incontro a un cambiamento molto rapido”, dice l’ex conduttore Robert Siegel. Era il periodo in cui Cbs News, già nel 1968, invece di avere un telegiornale in cui i giornalisti guardavano dritto dentro la telecamera e ti dicevano che cosa era successo nel mondo, creava “60 Minutes”. Il New York Times, nel 1970, creava una pagina editoriale – considerata all’epoca molto rischiosa – in cui si potevano leggere opinioni che non erano quelle del quotidiano o dei suoi editorialisti. “All Things Considered” – secondo Bill Siemering, primo direttore della programmazione, il titolo rimanda alla “gamma dei nostri interessi e alla nostra riluttanza a trarre conclusioni” – nei primi anni Settanta fa parte di questa tendenza.


All’inizio, il contributo è piuttosto modesto: senza soldi, senza donazioni, senza neanche i mobili, tanto che le riunioni si facevano seduti sul pavimento, Npr non ha le risorse per assumere molti giornalisti e fa affidamento sui contributi delle stazioni dei diversi stati, che forniscono storie di approfondimento. Ci vuole un decennio per attirare denaro e talenti che possano competere con altri importanti media. Alla fine non solo ci riesce, ma grazie a quelli che ancora oggi sono i programmi di punta, arriva a essere un brand giornalistico ben definito e ad avere una voce ormai ampiamente emulata, uno stile narrativo che per alcuni è il precursore del moderno podcast, con enfasi sullo storytelling e sull’approfondimento di temi a volte laterali rispetto al flusso quotidiano delle notizie.  

La voce di Npr significa cose diverse per i suoi 60 milioni di ascoltatori settimanali. C’è una copertura giornalistica approfondita con “Morning Edition”, “All Things Considered” e “Weekend Edition”. Ci sono le grandi star della musica che vanno al quartier generale della radio, a Washington DC, e suonano nel programma “Tiny Desk Concerts”. C’è anche un quiz settimanale, “Wait, wait... Don’t Tell Me!”, in cui un panel di esperti e una serie di concorrenti vengono interrogati sulle notizie della settimana, con tanto di telefonate da casa, premi e pubblico dal vivo. Siemering recentemente ha ricordato così gli inizi: “Avevo una visione molto specifica sul suono che doveva avere Npr. E questo all’inizio ha messo le persone a disagio. Avevamo una rete, quindi il pubblico si aspettava di sentire una simil Cbs. Invece noi eravamo qualcosa di diverso dalla radio commerciale”. Nella dichiarazione d’intenti originale, scritta proprio da lui, si legge che “non si considera il pubblico come un mercato, ma come individui curiosi e complessi che cercano di capire, di dare significato e di provare gioia nell’esperienza umana”. Si tratta di mettersi in connessione con gli ascoltatori.

 
La prima cosa che  fa Siemering è dire ai giornalisti in onda di parlare in modo naturale e di non annunciare le notizie. “Su Npr dovete usare un tono di voce normale in modo che il paese senta se stesso”, dice. La seconda è assumere Susan Stamberg: “Era la voce che volevo”. In realtà Stamberg era già assunta alla radio dal primo giorno, come montatrice. Siemering la mette davanti a un microfono e le affida la co-conduzione di “All Things Considered”, facendola diventare la prima donna a condurre un programma nazionale quotidiano di notizie. La terza è chiamare Linda Wertheimer, già giornalista della Bbc e di Wcbs, e nominarla editor di “All Things Considered”, che quindi diventa un programma gestito e condotto da due donne. Wertheimer, nel 1976, diventa corrispondente politica (è la prima donna della rete a coprire le convention e le elezioni presidenziali) per poi passare, alla fine degli anni Ottanta, alla conduzione di “All Things Considered”, chiudendo così il cerchio. Nina Totenberg entra nel 1975 come corrispondente per gli affari legali, così brava a soffiare le notizie sotto il naso dei colleghi maschi al punto che questi mettono in giro voci che lei usi il sesso per ottenere i suoi scoop.  Cockie Roberts, morta nel 2019 all’età di 75 anni, arriva nel 1978: con la sua assunzione il team delle madri fondatrici è completo. 


“All’epoca per le donne era molto difficile trovare lavoro nel broadcasting”, racconta Lisa Napoli. “Si pensava che non avessero l’autorità per parlare di argomenti importanti. E non sto parlando del fatto che non fossero considerate abbastanza istruite o intelligenti, non era quello il punto. Era proprio un problema di voce considerata sbagliata per veicolare notizie serie e importanti. Nel libro cito un dirigente della Nbc che nel 1964 diceva che le donne potevano andare bene nelle conversazioni di tutti i giorni, ma messe davanti a un microfono diventavano ‘smorfiose, esagerate, stridule, quando non troppo sexy e sensuali’. Il fatto che Npr abbia messo quasi da subito una donna a condurre il programma di notizie più prestigioso è stato rivoluzionario”. 


Questa rivoluzione fu dettata anche dalla necessità: non potendo offrire stipendi all’altezza della concorrenza, Siemering si rivolge alle donne perché abituate a guadagnare meno dei maschi. Non solo, siccome per lui la radio pubblica deve essere agente di cambiamento, fa della diversità la sua caratteristica fondamentale. Racconta ancora Napoli: “A differenza della maggior parte degli altri uomini che gestivano i media, a un certo punto ha messo in discussione l’assunto secondo cui le donne non sarebbero state ascoltate. Tra l’altro lui era direttore della programmazione, non delle news, perché non era un giornalista puro, e questo gli diede molta più libertà nel creare e sperimentare cose nuove”. 


Lui e le quattro madri fondatrici sono stati la tempesta perfetta: le persone giuste al momento giusto, in grado di portare avanti un pensiero progressista e di inclusione, ma senza la forzatura di un’agenda specifica in questo senso. Semplicemente, grazie all’amalgama di idee, formazione, esperienze. “Susan Stamberg veniva dall’Upper West Side, Cockie Roberts da una famiglia che a Washington era considerata quasi reale, Linda Wertheimer era nata in New Mexico, figlia di un droghiere, e il padre di Nina Totenberg era un famoso violinista. Ognuna di loro proveniva da un mondo diverso e ciò ha dato un enorme contributo alla creazione di quel posto, semplicemente perché avevano sensibilità diverse. E’ molto evidente nel modo in cui Npr inizia a raccontare i lavori del Congresso: laddove gli organi di informazione a prevalenza maschile si focalizzano sulla difesa, Susan e le altre approfondiscono temi legati alle infrastrutture, ai servizi sociali, alla scuola, temi che sono al centro della vita delle persone che infatti apprezzano e ricambiano con l’ascolto e la fedeltà”. 


Quando l’Apollo 17 atterra sulla Luna, Stamberg va in Ohio a intervistare un contadino che crede che l’allunaggio sia tutta una montatura. Quando una seguace di Charles Manson attenta alla vita del presidente Ford, intervista il regista Robert Altman chiedendogli della scena dell’assassinio in “Nashville”. Quando escono le trascrizioni delle registrazioni fatte alla Casa Bianca dal presidente Nixon, sempre Susan insieme allo staff ne inscena una drammatica lettura alla radio, in modo che gli ascoltatori non debbano aspettare fino alla domenica per poterli leggerle sui giornali. Napoli fa il paragone con la Cnn, altra istituzione nata con premesse quasi folli dall’altrettanto folle visione di Ted Turner. “Vale per ogni luogo di lavoro, ma in questi casi ancora di più: senza Turner la Cnn sarebbe stata completamente diversa, senza Siemering e le quattro madri fondatrici chi lo sa cosa sarebbe stata Npr. Ciò che metti in qualcosa fin dall’inizio determina ciò che alla fine quella cosa diventa. E anche come si trasforma nel tempo. E’ per questo che amo così tanto la sua storia: all’inizio c’è Siemering e poi come direttore arriva (dal 1977 al 1983, ndr) un personaggio selvaggio come Frank Mankiewicz che ha radici hollywoodiane e politiche (il padre Herman è stato lo sceneggiatore di “Quarto Potere”, lo zio Joseph è stato regista di colossal come “Cleopatra” e “A proposito di Eva”, ndr). Due personalità completamente diverse – Siemering al confronto è quasi un santo, mentre Mankiewicz è una presenza burrascosa – ma entrambi progressisti e femministi, in grado di lasciare un’impronta indelebile su quello che ancora oggi Npr rappresenta per gli ascoltatori e per il paese”.

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