l'ipotesi
Se Zemmour si candida per l'Eliseo, la più terrorizzata è la Le Pen
La leader del Rassemblement national non è mai stata così insicura: sa che il polemista del Figaro potrebbe sottrargli consensi alla sua destra
Chi lo conosce bene dice che non è più una questione di lanciarsi o no nella corsa per l’Eliseo, bensì di capire quale sarà il momento migliore per annunciarlo. Éric Zemmour, il polemista reazionario più celebre di Francia, autore di bestseller da mezzo milione di copie come “Le Suicide français”, potrebbe aspettare settembre prima di ufficializzare la sua candidatura alle prossime presidenziali, ma la decisione di tentare il grande passo sarebbe già stata presa. Domenica sera, in diretta sul canale Youtube del media sovranista Livre Noir, il giornalista del Figaro si è lasciato andare per la prima volta sulle sue intenzioni per il 2022. “Non posso fare a meno di pensare che bisogna passare all’azione, perché la previsione, la predizione e la profezia non bastano”, ha dichiarato Zemmour, prima di lanciare una frecciata a Emmanuel Macron e Marine Le Pen: “Le loro forze sono le loro debolezze, uno ha bisogno dell’altro”.
La leader del Rassemblement national (Rn), più ancora dell’attuale capo dello stato, fatica da alcune settimane a nascondere la sua preoccupazione per l’ormai certa candidatura di Zemmour. Lo scorso aprile, in un’intervista al magazine L’Incorrect, paventava il rischio che il polemista si trasformasse in una “Taubira del campo sovranista”, dal nome dell’ex ministra della Giustizia che nel 2002 si candidò alle presidenziali con il Parti radical de la gauche, togliendo voti preziosi al socialista Lionel Jospin, che gli costarono la mancata qualificazione al secondo turno. Domenica, ospite della trasmissione “Grand Jury Rtl-Le Figaro-Lci”, la leader del Rn ha espresso nuovamente la sua inquietudine. “Sono profondamente legata alla democrazia (…), mi faccio solo una domanda: qual è l’interesse di questa candidatura?”, ha commentato la Le Pen, secondo cui la concorrenza di Zemmour “può aiutare Emmanuel Macron ad arrivare in testa alle elezioni presidenziali, cosa che i sondaggi attuali non indicano”. La Le Pen è terrorizzata dall’idea di una lista ancora più a destra della sua, tanto più se a guidarla è una star del giornalismo come Zemmour. Ai microfoni del “Grand Jury”, ha rivelato di averlo contattato per dirgli queste cose: “Lei è un editorialista e uno scrittore rispettato e ascoltato. Non indebolisca, anche solo di poco, il campo nazionale al quale è legato”.
Difficile che Zemmour abbia prestato attenzione a questi tentativi di dissuasione, anche perché ha una pessima opinione della presidente Rn. Dopo il dibattito tra il primo e secondo turno delle presidenziali del 2017, non esitò a dire che la figlia di Jean-Marie Le Pen era “il problema numero uno del Front national”, l’incarnazione dell’“incompetenza”, e, peggio ancora, che era “molto più a sinistra di alcuni membri del Partito socialista”, perché si faceva influenzare dalla linea social-statalista dell’allora braccio destro Florian Philippot. “Non ha la cultura che aveva suo padre o la generazione precedente”, commentò spietato il giornalista del Figaro. Secondo le informazioni del Point, Marine Le Pen avrebbe chiesto aiuto proprio al padre per convincere Zemmour a lasciar perdere, a continuare a scrivere pamphlet corrosivi e a bucare lo schermo su Cnews, la rete televisiva del sovranismo, dove ogni sera, nella trasmissione “Face à l’info”, fa ascolti stellari. “Zemmour non ha alcuna possibilità, né fisicamente né politicamente. Non è perché fai 700 mila spettatori su Cnews che puoi convincere un quarto o la metà dei 40 milioni di elettori. Glielo dirò”, avrebbe risposto Jean-Marie Le Pen.
E pensare che alle scorse presidenziali, il nome di Zemmour figurava nel taccuino della figlia come possibile ministro della Cultura. “E’ una bellissima idea! Non sono sicura che accetterà, ma è una persona molto colta e coraggiosa. Il giorno in cui salirò al potere le persone saranno molto sorprese dalla qualità di chi sarà attorno a me”, disse la Le Pen nel 2015. Se quel giorno mai arriverà, di certo non ci sarà Zemmour. Che nel frattempo sta curando le sue pagine social (è presente su Facebook, Twitter, Instagram e da poco anche su TikTok) e selezionando le persone che lo accompagneranno nell’avventura, grazie all’aiuto della fidata consigliera Sarah Knafo, giovane enarca. “Gli dicono tutti i giorni che è il più bello e il più intelligente. Ora crede di essere Robert Redford, ma alla fine non si candiderà”, ha commentato la Le Pen davanti a un amico, forse per autoconvincersi. Ma non è mai stata così insicura.