In Cornovaglia 

Biden lancia il G7 nella “vaccine diplomacy” per raggiungere l'immunità globale  

David Carretta

Il contenimento delle ambizioni cinesi passa anche da una fornitura di dosi più ampia su scala mondiale. Il summit dei sette grandi si mette in moto per aiutare i paesi a basso e medio reddito a uscire dalla pandemia 

Il primo summit del G7 con Joe Biden vuole partire alla riconquista del mondo con un’alleanza delle democrazie per contenere la Cina. Il premier britannico, Boris Johnson, che presiede la riunione ha aperto i lavori dicendo che “non dobbiamo ripetere gli errori” degli ultimi 18 mesi sulla pandemia e nemmeno quelli della crisi economica del 2008. I suoi ospiti hanno dovuto sorbirsi uno slogan della sua campagna elettorale: “Level up our societies”, “far salire di livello le nostre società”. Ma la riconquista dell’influenza globale passa dall’uscita di tutti dalla pandemia e dalla diplomazia dei vaccini. La decisione con conseguenze immediate più importanti potrebbe essere la donazione di un miliardo di dosi e gli sforzi per le forniture ai paesi a basso e medio reddito. 

 

La “vaccine diplomacy” finora è partita simbolicamente dalla Cina e, in misura minore, dalla Russia. Paradossalmente i due avversari del G7 hanno dovuto fare uno sforzo minimo per conquistare influenza con le loro dosi. All’inizio dell’anno, mentre l’occidente era concentrato su se stesso – con gli Stati Uniti impegnati a vaccinare “America first” bloccando le esportazioni, e con l’Europa che litigava con se stessa per cinque settimane di ritardo – Pechino e Mosca hanno fatto molta pubblicità alle dosi donate o vendute ad altri paesi. Un documento interno dell’Ue, rivelato da Bloomberg, mostra una fotografia molto diversa. Dall’Ue sono state esportate oltre 275 milioni di dosi, contro le 219 milioni della Cina e le 17 milioni della Russia. A questi vaccini si aggiungono le dosi destinate a Covax (circa 30 milioni esportate dall’Ue), di cui gli europei sono i principali contributori finanziari. La Cina a oggi è in testa alle donazioni effettuate con 15,3 milioni di dosi contro 1,5 milioni effettuate finora da stati membri dell’Ue. La Russia ha donato appena 270 mila Sputnik V. Ma il campo occidentale sta moltiplicando gli sforzi. L’Ue ha promesso almeno 100 milioni di dosi entro la fine dell’anno (gli ultimi conteggi dicono che gli impegni degli stati membri arrivano a 117 milioni).



La Commissione potrebbe utilizzare l’opzione per 100 milioni di vaccini Johnson & Johnson per aumentare il contributo. Biden ha annunciato prima la distribuzione di 80 milioni di dosi inutilizzate negli Stati Uniti e poi l’acquisto di altre 500 milioni da Pfizer-BioNTech per donarle al resto del mondo. Emmanuel Macron ha detto che l’Ue dovrebbe eguagliare l’offerta americana e ha chiesto alle società farmaceutiche di donare il 10 per cento delle dosi vendute. Nel frattempo, l’Ue ha convinto Pfizer-BioNTech, Moderna e Johnson & Johnson a impegnarsi a vendere 1,3 miliardi di dosi a paesi a basso e medio reddito (i primi a prezzo di costo, i secondi con sconto). Gli europei intendono portare almeno parte della produzione di vaccini mRna in Africa. Appena prima del G7, BioNTech ha risposto positivamente, anche se ha spiegato che ci vorrà un anno per trovare e formare partner africani.

 

La “vaccine diplomacy” della Cina non è gratuita. L’Honduras e il Paraguay hanno spiegato di aver ricevuto offerte di vaccini cinesi, ma in cambio avrebbero dovuto tagliare i loro legami diplomatici con Taiwan. Nell’Ue l’Ungheria è il solo paese ad aver ordinato dosi dalla Cina e, da allora, il governo di Viktor Orbán ha messo una serie di veti alle dichiarazioni dei 27 critiche di Pechino. L’Amministrazione Biden e l’Ue hanno scelto di passare in gran parte da Covax, perché è giusto che i vaccini non abbiano condizioni politiche o diplomatiche. Ma per riconquistare il mondo le democrazie devono tornare a essere più spregiudicate.

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