Primo round a Ginevra
Biden si è preparato così alle cinque ore con il russo Putin
I consiglieri americani: duro e chiaro, non lasciargli spazi in pubblico e niente conferenza stampa assieme. Navalny uscirà vivo?
Il presidente americano, Joe Biden, si è preparato in anticipo assieme a una squadra di esperti per l’incontro di oggi con il russo Vladimir Putin a Ginevra come se fosse uno degli scontri televisivi che i candidati presidente fanno in diretta durante la campagna elettorale. Con la differenza che questa volta sarà tutto a porte chiuse e non ci sarà un momento assieme davanti ai giornalisti per rispondere alle domande. E’ uno dei suggerimenti che sono arrivati dai suoi consiglieri, durante la sessione di prova fatta lunedì a Bruxelles (alcuni erano soltanto in collegamento): non lasciare a Putin l’opportunità di creare titoli e non lasciare che approfitti di un’apparizione assieme al presidente degli Stati Uniti per lanciare qualche proposta pubblica che potrebbe oscurare i colloqui privati.
Della squadra di consiglieri raccolta per questa occasione fanno parte anche funzionari che lavoravano con Trump come Fiona Hill, del Consiglio per la sicurezza nazionale, che ricorda ancora con orrore il summit di Donald Trump e Putin a Helsinki nel luglio 2018. Durante la conferenza stampa, dopo che Putin gli aveva regalato un pallone, Trump smentì tutta l’intelligence americana e dichiarò in diretta tv mondiale di credere al capo del Cremlino sul caso delle interferenze dei servizi segreti russi nelle elezioni del 2016: “C’è qui il presidente Putin. Mi ha appena detto che non è stata la Russia. Vi dirò: non vedo alcuna ragione perché dovrebbe essere stata la Russia”. La Hill disse in seguito che il summit fu così disastroso che pensò di fingere un malore per interromperlo. C’è anche Michael McFaul, ex ambasciatore di Barack Obama in Russia, che è stato bandito dal paese per le sue critiche a Putin, e Rose Gottemoeller, che per Obama era la vice segretario generale alla Nato. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’idea generale uscita dalla sessione di preparazione è che Biden non deve creare tensioni inutili con Putin, ma raffreddare la situazione. Se minaccia senza mantenere si mette da solo in una posizione debole e non c’è soltanto la Russia con la quale fare i conti, anche la Cina e l’Iran osservano come si comporta l’Amministrazione americana. Detto questo, Biden, secondo il resoconto fatto dal sito specializzato Axios, deve essere chiaro e duro con Putin.
Raffreddare la situazione sarà difficile, visto che entrambi, Biden e Putin, dichiarano che le relazioni tra Russia e America sono al punto più basso della storia recente. Il presidente americano a marzo ha detto che Putin è “un killer”. Il presidente russo due giorni fa ha rilasciato un’intervista alla rete americana Nbc che è suonata come qualcosa a metà tra la prova di forza e un regolamento di conti anticipato. Putin ha detto che le accuse che riguardano gli attacchi informatici della Russia sono “una farsa” e di non poter garantire che Navalny esca vivo dal carcere perché non spetta a lui, ma alle autorità carcerarie. Ha anche detto che gli arrestati per l’irruzione al Congresso del 6 gennaio – quindi gli appartenenti all’accozzaglia di QAnonisti e milizie di destra che volevano attaccare il vice di Trump, Mike Pence, per “tradimento” – sono “prigionieri politici” (in realtà le accuse dell’Fbi riguardano i reati violenti, non le opinioni degli arrestati, ma a Putin piace giocare con la propaganda). “Abbiamo un detto: non prendertela con lo specchio se sei brutto. Se qualcuno ci accusa di qualcosa, io dico: perché non ti guardi? Vedrai te stesso nello specchio, non noi”.
Tra gli argomenti che i due affronteranno ci sono controllo delle armi, cooperazione nella sicurezza e c’è senza dubbio l’operazione Solarwinds, che gli esperti attribuiscono a specialisti dell’intelligence russa e considerano un attacco gravissimo: i russi sono riusciti a prendere il controllo di un numero indefinito di computer piazzati in posizioni strategiche negli Stati Uniti, dalle sedi del governo al Pentagono alle grandi aziende e ancora c’è da capire come fare a identificare tutti i computer compromessi e sloggiare i russi. E c’è anche la questione dell’allargamento Nato, perché due giorni fa il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto che ormai l’accordo c’è e ha parlato dell’ingresso del suo paese come di una cosa fatta. In realtà c’è soltanto una vaga promessa che un giorno succederà, senza scadenze precise. La Russia considera il potenziale ingresso della Georgia e dell’Ucraina nella Nato come la causa scatenante di una possibile guerra.
Biden affronterà con Putin anche la questione Libia e gli aiuti umanitari ai siriani. La Russia blocca un meccanismo delle Nazioni Unite per portare attraverso i confini di Turchia, Giordania e Iraq aiuti essenziali a milioni di sfollati che vivono in aree della Siria fuori dal controllo del regime di Bashar el Assad. Lo scopo è accentrare tutti gli aiuti nelle mani del regime e così consegnare un’arma potentissima e una fonte di ricchezza e controllo al presidente Assad. L’incontro comincia all’una, durerà quattro-cinque ore, prima con delegazioni ridotte poi con staff allargati e, se vorranno, anche da soli faccia a faccia.