Vincent Bolloré, patron di Vivendi (LaPresse)

In Francia

Il gran caos dentro Europe 1, dove se critichi Zemmour vieni censurato

Mauro Zanon

Il ruolo preponderante di Vivendi nel futuro cda della storica radio e l'allarme di giornalisti e dipendenti. Le manovre di mr Bolloré

“Se Bolloré porta a termine la fusione con Cnews, dove vanno in onda i discorsi d’odio dell’estrema destra, Europe1 non esisterà più”, gridano i dipendenti della storica radio parigina fondata nel 1955, che sta per scivolare sotto il controllo di Vincent Bolloré, l’uomo d’affari bretone e patron di Vivendi, già alla guida del colosso mediatico Canal Plus, che controlla la rete all-news del populismo di destra h/24, Cnews. “Eccoci colonizzati da Cnews. Se avevano intenzione di provocarci, non potevano fare di meglio. Il rullo compressore Bolloré comincia a schiacciarci”, tuona il giornalista Olivier Samain, a Europe 1 dal 1982. Il prossimo 30 giugno, l’Assemblea generale del gruppo Lagardère, proprietario di Europe 1, ufficializzerà, salvo cataclismi, il ruolo preponderante di Vivendi nel futuro cda. Ma i dipendenti della radio, che ha sempre avuto una linea liberale, con personalità di vari orientamenti politici, non ci stanno e sono in sciopero dal 18 giugno per protestare contro la “bollorizzazione” della loro maison, che da settembre verrà orientata a (estrema) destra dal punto di vista editoriale. 

 

Il cambio di linea, in realtà, è già iniziato da un po’ di mesi con l’arrivo di Louis de Raguenel, ex Valeurs Actuelles (il settimanale della destra identitaria), appena promosso da vice a capo del servizio politico. Dalla stagione 2021-2022, saranno sempre più di casa anche Sonia Mabrouk e Laurence Ferrari, le due anchorwoman di Cnews, a cui verranno affidati rispettivamente i programmi “Le Grand Rendez-Vous” e “Europe Soir”. Le idee di Éric Zemmour, polemista réac del Figaro e opinionista di Cnews, sono già le benvenute. Anzi, guai a contestarle, visto che pochi giorni fa le nuove gerarchie hanno chiesto all’umorista di Europe 1 Christine Berrou di rimuovere un passaggio ostile a Zemmour dalla sua chronique. Lei ha subito tolto il disturbo, e c’è da aspettarsi che nei prossimi giorni seguiranno altre dimissioni. 

 

“Lo spettro della banda Fn”, ha titolato ieri Libération in prima pagina, raccontando la “deriva populista” di Europe 1 e la rivolta dei giornalisti storici. La mossa decisiva di Bolloré, che punta alla creazione di una Fox news in salsa francese attraverso l’unione delle attività editoriali di Vivendi, è arrivata a inizio giugno. Primo azionista di Lagardère con una quota del 23,5 per cento, Bollò ha annunciato a sorpresa un’alleanza con Amber Capital (20 per cento), mettendo alle strette Arnaud Lagardère, fragile erede di un impero in decadenza, che aveva chiesto aiuto a Bernard Arnault, capo di Lvmh, per contenere le ambizioni sfrenate del bretone. Arnault, a fine maggio, aveva iniettato 80 milioni di euro, salendo al 25 per cento della holding di Lagardère. Ma a inizio estate è arrivata la controrisposta dello “smiling killer”, come viene soprannominato Bolloré, e Europe1 è stata la prima preda. La seconda potrebbe essere Hachette, pezzo pregiatissimo, che il capo di Vivendi vorrebbe fondere con la sua Editis, il secondo gruppo editoriale di Francia. 

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