Al Consiglio europeo
Al Consiglio europeo la Merkel esce sconfitta sulla Russia
Con Draghi e Macron, la Cancelliera si è ritrovata in minoranza su come gestire i rapporti con Putin. “Non siamo stati in grado di metterci d'accordo per incontrarci direttamente a livello di leader”, ha detto. Dall'altra parte del fronte, i paesi dell'est e del nord
La cancelliera Angela Merkel ha subito un inedito schiaffo questa notte quando, dopo un blitz franco-tedesco e una lunga trattativa il Consiglio europeo sulla Russia, i leader dei paesi dell'est e del nord hanno rigettato la sua richiesta di riprendere i summit tra l'Ue e Vladimir Putin. Sulla Russia “non siamo stato in grado di metterci d'accordo per incontrarci direttamente a livello di leader”, ha detto Merkel al termine della prima giornata di lavori del Consiglio europeo: “Personalmente avrei volto un passo più coraggioso”. Il presidente francese, Emmanuel Macron, aveva affiancato la cancelliera nella sua richiesta per tendere la mano a Putin. Agli occhi dell'Eliseo, non è ammissibile che il presidente americano, Joe Biden, parli con Putin di Europa come accaduto a Ginevra, ma l'Ue non dialoghi direttamente con il presidente russo. Anche il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha appoggiato Merkel. Secondo fonti di Palazzo Chigi, durante la cena, Draghi ha espresso “la disponibilità italiana a sostenere la proposta franco-tedesca di revisione dei formati di incontro con Mosca”. Ma, per una volta, i tre grandi si sono trovati in minoranza. I leader dell'est e del nord hanno detto “no” e non c'è stato verso di smuoverli. Per contro, il campo anti-russo ha ottenuto la preparazione di nuove sanzioni – comprese economiche – per rispondere a “attività maligne, illegali e dirompenti da parte della Russia”.
Sono due monti quelli che si sono affrontati e scontrati nella cena del Consiglio europeo. Per Germania, Francia e Italia si può e si deve tornare a parlare con Putin. Serve “un dialogo per difendere i nostri interessi come europei”, ha spiegato Macron: “è necessario alla stabilità del continente”. Secondo il presidente francese, che dall'estate del 2019 tende la mano a Putin, “non possiamo restare in una logica puramente reattiva nei confronti della Russia, caso per caso, quando abbiamo assistito qualche tempo fa a un dialogo tra Biden e Putin”. Le ragioni dell'est sono state spiegate in modo efficace dal primo ministro lettone, Arturs Krišjānis Kariņš: “Se vogliamo aprire un dialogo come leader europei con la Russia, abbiamo bisogno di passi da parte della Russia”. Kariņš ha ripercorso la storia degli ultimi anni. “Il dialogo è andato in frantumi nel 2014 con l'annessione illegale della Crimea e la guerra nel Donbass che è ancora in corso. Queste sono le questioni che vanno affrontate e poi possiamo parlare con la Russia”. Secondo Kariņš, “il Cremlino capisce la politica di potenza”. Rilanciare i vertici Ue-Russia senza aver prima risolto i contenziosi sarebbe “una concessione gratuita” che il Cremlino vedrebbe come “segnale” di debolezza.
Il presidente lituano, Gitanas Nauseda, ha puntato il dito contro gli interessi economici della Germania, nel momento in cui il governo di Angela Merkel difende il completamento del gasdotto Nord Stream 2. “Quello che sta accadendo è che qualcuno vuole dialogare con l'orso per mettere al sicuro un barattolo di miele”, ha spiegato Nauseda prima del Consiglio europeo. Ma la frattura non è tra ovest ed est, vecchia e nuova Europa. Anche i nordici si sono ribellati al tentativo di colpo di mano franco-tedesco, con la proposta arrivata all'ultimo momento, alla vigilia del vertice, di rilanciare i summit Ue-Russia a livello di leader. La Svezia si è schierata con l'est. Danimarca e Belgio hanno protestato perché la richiesta franco-tedesca è arrivata troppo tardi. “Non mi importa se i due presidenti europei incontrano Vladimir Putin. Io non non parteciperò a un incontro con Vladimir Putin”, ha detto il premier olandese, Mark Rutte.