(foto Ap)

I grandi rivali

“L'intelligenza emotiva” dei tedeschi secondo John Kampfner

Gregorio Sorgi

Negli ultimi anni “è emersa una sensibilità culturale cui non eravamo abituati. È cambiato il luogo comune sulla Germania", spiega al Foglio lo scrittore ed ex corrispondente da Berlino est all'epoca della riunificazione

Il 30 luglio 1966, il giorno in cui l’Inghilterra vinse il suo primo e ultimo Mondiale di calcio in finale contro la Germania dell’ovest, un gruppo di tedeschi a Londra brindò per la vittoria inglese. Prima della partita l’ambasciatore della Repubblica federale tedesca radunò i suoi collaboratori e disse: “Se vinciamo, tutto il nostro lavoro sarà stato invano”, temendo che una vittoria della Germania avrebbe riaperto le ferite risalenti alla guerra. Dopo il fischio finale tutta l’ambasciata andò al pub  e “bevette come se non ci fosse un domani per il sollievo”. Quest’aneddoto, che è stato condiviso su Twitter dalla figlia di uno dei diplomatici presenti, racconta come la sfida tra Inghilterra e Germania vada ben oltre il calcio.

 

Durante gli Europei inglesi del 1996, alla vigilia della semifinale tra Inghilterra e Germania, il Daily Mirror uscì con un titolo in prima pagina che fece scalpore – “Achtung! Surrender” – accompagnato da un fotomontaggio di Paul Gascoigne e Stuart Pearce con l’elmetto (l’Inghilterra fu eliminata a causa del rigore sbagliato da Gareth Southgate, che oggi è l’allenatore). Questi rigurgiti militaristi riemergono ogni volta che l’Inghilterra disputa un torneo internazionale, e in particolare quando affronta la Germania. Ma come viene vissuta questa rivalità dai tedeschi? Lo abbiamo chiesto al superesperto John Kampfner, ex corrispondente da Bonn e da Berlino est negli anni della riunificazione e autore del  bestseller “Why the Germans do it Better” (perché i tedeschi lo fanno meglio), un panegirico del “modello tedesco”. Kampfner si trova a Berlino, dove trascorre gran parte del suo tempo, e non è sicuro di tifare per l’Inghilterra nella partita di martedì sera. 

 

Lo scrittore sottolinea una differenza cruciale tra l’identità britannica e “il nazionalismo inglese” – che a suo dire si manifesta nei tornei sportivi quando il tifo britannico si divide e ognuno sostiene la propria nazionale  – e raffigura “una mentalità isolana che è diventata dominante dopo la Brexit”. La rivalità anglo-tedesca “spesso è di natura amichevole ma occasionalmente assume dei contorni più oscuri”, che non piacciono ai tedeschi. “In Germania i riferimenti beceri al patriottismo vengono considerati sgradevoli e indesiderati, lo sventolamento della bandiera tedesca è stato sdoganato definitivamente solo ai Mondiali casalinghi del 2006”. 

 

Tuttavia, lo stereotipo del tedesco sta cambiando. La Germania viene associata all’efficienza, alle macchine e all’organizzazione ma in pochi hanno notato, spiega Kampfner, che negli ultimi anni “è emersa una sensibilità culturale e un’intelligenza emotiva cui non eravamo abituati”: “I tedeschi più famosi in Gran Bretagna sono Jürgen Klopp e Thomas Tuchel (gli allenatori di Liverpool e Chelsea, ndr). Entrambi esprimono una grande intelligenza emotiva. Lo stesso vale per la cancelliera Angela Merkel. Anche durante la fase più acuta della Brexit, i britannici hanno trovato difficile accusarla di essere prepotente. È cambiato il loro luogo comune sui tedeschi”. La nazionale di Löw è per certi una metafora del paese. A breve l’allenatore e la cancelliera lasceranno il loro incarico dopo una vita e dopo avere rappresentato l’anima pragmatica, efficiente e vincente della Germania: “In rosa ci sono tanti figli di immigrati, e questo sicuramente esprime la realtà del paese. Ma l’affidabilità e l’autosicurezza dei tedeschi non si rispecchia in una squadra talentuosa ma incostante, che ha incantato contro il Portogallo ma deluso contro Francia e Ungheria”. 

 

Secondo Kampfner questa gara rappresenta un aspetto ancora più scomodo per i britannici: “I nostri riferimenti culturali riguardano sempre la Seconda guerra mondiale e l’impero – spiega Kampfner – Questo è il segno di un paese che non si trova a suo agio con se stesso, e ha un complesso di inferiorità verso gli altri”. Che si manifesta in campo. Le cifre sono impietose: la Germania ha vinto sette tornei internazionali, l’Inghilterra uno. Negli ultimi quattro scontri diretti di un torneo internazionale (Euro 1996 e i Mondiali del 1970, 1990 e 2014) la Germania ha sempre eliminato l’Inghilterra. Questo forse spiega perché i tedeschi danno meno importanza a questa rivalità.

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