editoriali
Zemmour non ha mai letto Asterix
“Il nord Italia avrebbe dovuto essere francese”, dice l'intellettuale francese. Il sovranismo s'inventa la storia
Eric Zemmour si è fatto prendere un po’ la mano quando, l’altra sera in tv ha detto che “il nord Italia avrebbe dovuto essere francese” visto che “non c’è differenza tra Milano e Nizza”.
Per carità, l’imperituro spirito da grandeur giustifica uscite del genere: i francesi sono convinti d’avere la cucina migliore del mondo, pensano che la statua a Trastevere raffiguri Napoleone e non Gioachino Belli (sarà per la statura o per la posa, chissà), ritengono che nessuno è meglio di loro nei vari sport di squadra e pure nella musica, visto che solo un mese fa avevano protestato con tanto di intervento del ministro degli Esteri per la vittoria dei Maneskin all’Eurovision (loro si erano piazzati secondi dietro la petite Italie). Un ripasso di storia, però, sarebbe utile anche a un intellettuale del calibro di Zemmour: se proprio proprio vogliamo dirla tutta, non è Milano che dovrebbe essere francese, ma Nizza (e la Savoia e la Corsica) avrebbe dovuto essere italiana.
Zemmour non è nuovo a uscite del genere, in precedenza aveva detto che “l’Italia non esiste e non è mai stata una nazione”, concordando dunque con Metternich. Giocare con la storia è però pericoloso assai: va bene per Nizza e la Savoia, che erano italianissime e che solo giochi di potere ottocentesco regalarono a Parigi, ma che dire della terra natia di monsieur Napoléon? Pasquale Paoli, padre della patria corsa, non sembra avere nome e cognomi dell’Île-de-France, così come Napoleone fu registrato al battesimo come “Buonaparte”.
Insomma, Zemmour ha toppato: a forza di fare il sovran-nazionalista, si è immaginato una storia diversa da quella reale (forse non ha letto il De bello gallico e nemmeno Asterix). Ma ora che diranno i sovranisti nostrani, scippati nell’orgoglio patrio da un loro amico e alleato?