La variante Delta getta nel caos l'Europa

David Carretta

L’Unione europea è senza una strategia comune, tutti in bilico tra gestione del rischio e chiusure. La Francia sconsiglia di viaggiare in Portogallo, la Germania introduce restrizioni per chi arriva dalla Spagna. In Grecia risalgono i contagi, mentre Malta chiude a tutti i non vaccinati 

I governi dell’Unione europea sono di fronte a un dilemma nel momento in cui la variante Delta si è intromessa nella stagione estiva, rischiando di compromettere i piani di riapertura totale in autunno. Fare la stessa scommessa di Boris Johnson e decidere di vivere con virus e vaccini, oppure applicare il principio di precauzione e reintrodurre restrizioni per contenere l’aumento dei contagi? La campagna di vaccinazione nell’Ue sta andando come previsto. Entro fine mese il 70 per cento degli adulti avrà ricevuto almeno la prima dose (oggi è il 63,4 per cento). Ma la variante Delta si sta diffondendo più rapidamente di quanto previsto, come un’onda che attraversa il continente da ovest verso est. I casi positivi sono ripartiti verso l’alto in Portogallo, Spagna, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo e Danimarca. La Finlandia ha avuto una una serie di focolai legati a una partita dell’Euro 2020 a San Pietroburgo. In Grecia si stanno moltiplicando i focolai nelle isole.


Attualmente meno del 50 per cento della popolazione adulta (il 43,9) nell’Ue è completamente vaccinato. In alcuni paesi l’esitazione vaccinale è fortissima: in Bulgaria solo il 17 per cento degli adulti ha ricevuto la prima dose, in Romania il 30 per cento. L’inizio delle vacanze e l’esitazione vaccinale hanno rallentato le campagne in diversi stati membri. I tassi di vaccinazione dei più giovani sono ancora bassi. A parte l’introduzione del Certificato Covid dell’Ue che dovrebbe permettere di facilitare la libera circolazione alle persone vaccinata (ma anche questo è in dubbio), i leader dei 27 non hanno concordato una strategia comune per la variante Delta. Il risultato è una serie di decisioni nazionali caotiche, che a volte vengono contraddette nel giro di pochi giorni o ore.

 

Giovedì la Francia ha consigliato ai suoi cittadini di non viaggiare in Portogallo e Spagna, dato che sono tornati rossi sulla mappa del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie. Meglio “restare in Francia o andare in altri paesi”, ha spiegato il ministro per gli Affari europei, Clément Beaune, provocando proteste dell’ambasciatore di Madrid. Ieri il ministro della Sanità, Olivier Véran, ha fatto marcia indietro: “Niente panico per i francesi che hanno prenotato delle vacanze in Spagna e in Portogallo. Se hanno il Certificato Covid e sono abilitati a circolare”. Sempre ieri la Germania ha inserito la Spagna nelle zone a rischio: i turisti senza vaccino, test o prova di guarigione dovranno sottoporsi a una quarantena al ritorno. Alla fine di giugno, Berlino aveva vietato gli ingressi dal Portogallo, perché considerato come area con variante preoccupante. Poi ha modificato la classificazione, consentendo la ripresa dei viaggi dei turisti. Il 4 luglio la Lituania ha reintrodotto restrizioni per chi arriva da tutte le zone, comprese quelle verdi. Da ieri la Slovacchia impone controlli alla frontiera e obbligo di quarantena, salvo per chi è completamente vaccinato.

 

I paesi del sud vogliono salvare il turismo e dunque minimizzano i rischi. Il Portogallo ha riaperto già a giugno ai turisti, ma poi è stato costretto a reimporre il coprifuoco a Lisbona e in diverse altre città. A fine giugno il premier greco, Kyriakos Mitsotakis, aveva rigettato le critiche di Angela Merkel per aver riaperto troppo rapidamente le frontiere, in particolare a britannici e russi. “Non c’è necessità di imporre restrizioni aggiuntive ai viaggi dai paesi in cui questa variante esiste già e la sua diffusione è più pronunciata”, aveva detto Mitsotakis. Ieri la Grecia ha registrato oltre duemila casi e il governo di Atene sta pensando di limitare l’accesso agli spazi chiusi (come bar e ristoranti) solo alle persone vaccinate. Ieri Malta ha vietato l’accesso ai turisti non vaccinati e ha chiuso le frequentatissime scuole di lingua. Questa settimana, presentando previsioni economiche molto più ottimistiche, il commissario Paolo Gentiloni ha detto di non vedere “all’orizzonte arrivare in modo sostanziale nuove restrizioni in Europa”, ma ha ammesso che “non c’è certezza”. La scommessa di Johnson, per una volta, potrebbe aiutare l’Ue. La pressione sul sistema sanitario britannico sarà uno dei principali parametri per decidere le prossime mosse degli stati membri nella pandemia.

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