Alleati sinistri
A Cuba il regime è stato preso di sorpresa: la sua intelligence è in Venezuela
La protesta è continuata per il terzo giorno di fila. Il regime reagisce in modo duro ma molti agenti cubani sono da tempo impegnati ad aiutare Maduro a Caracas
Un video che gira sui social mostra la folla che avanza su una delle vie principali di Camagüey, a Cuba. Un gruppo di simpatizzanti del regime, affiancato a un cordone di polizia, fa cenno alla folla di non proseguire. Ma varie centinaia di persone invece continuano, scandendo lo slogan “sì, si può!”. Nel momento in cui la manifestazione raggiunge gli agenti, quando lo scontro fisico sembra imminente, gli agenti si scansano per far passare i dimostranti, che festeggiano.
Su Twitter rimbalzano voci di questure che si sarebbero unite al popolo che protesta contro il regime. Non ci sono conferme, ma il regime ammette almeno un morto: il trentaseienne Diubis Laurencio Tejeda, che secondo il ministero dell’Interno sarebbe deceduto ad Arroyo Naranjo, periferia dell’Avana, durante una aggressione alla polizia “con armi bianche, pietre e oggetti contundenti”. Sarebbe morto anche un medico di nome Raúl, ammazzato dalla polizia a bastonate: l’ong Cuba Decide denuncia almeno cinque morti, e gli arrestati sarebbero 112. Tra questi è particolarmente clamoroso quello di Dina Stars, influencer e youtuber di 25 anni prelevata dagli agenti mentre, in diretta su una tv spagnola, stava rispondendo alla domanda: “Ci sono arresti?”. Grave anche l’arresto di Camilla Acosta, corrispondente all’Avana del quotidiano di Madrid Abc: l’Unione europea protesta.
Il regime cubano ha ordinato ai membri del partito di scendere in piazza per dare sostegno a poliziotti e forze speciali e per togliere spazio alla protesta nelle strade. I giovani di leva sarebbero stati minacciati di espulsione dall’università, se non collaborano alla repressione. Ma la protesta è continuata per il terzo giorno di fila, anche se l’interruzione della rete Internet ha reso più difficile far circolare le notizie. Il regime reagisce in modo duro, ma è stato preso di sorpresa. In molti si chiedono come sia potuto accadere, con una macchina repressiva lubrificata da sessantadue anni di dittatura. Ma la sommossa del Covid a Cuba si è accesa nel momento in cui molti agenti cubani sono da tempo impegnati altrove, a sostenere un altro regime, quello di Nicolas Maduro in Venezuela, nella svolta repressiva iniziata dopo la vittoria dell’opposizione venezuelana alle elezioni politiche del 2015. Ex generale che dopo aver collaborato con Hugo Chávez è andato all’opposizione e in esilio, Antonio Rivero disse che già allora c’erano in Venezuela almeno 100 mila cubani: 20 mila militari, 5.600 agenti dell’intelligence. Da allora questi ultimi potrebbero essere raddoppiati.
Molte testimonianze che arrivano dal Venezuela dicono che si incontra dappertutto gente con accento cubano, da quando vai a chiedere un passaporto a quando lo presenti alla frontiera. Dagli ambienti dell’opposizione venezuelana sta rimbalzando ora la domanda: non è che l’intelligence cubana si è distratta proprio perché era troppo impegnata in Venezuela? Impotente verso bande di delinquenti che hanno saccheggiato Caracas e hanno preso d’assalto la stessa sede della Guardia nazionale, il regime di Maduro con l’appoggio cubano continua a infierire sull’opposizione.