La Corte spagnola dà ragione a Vox sul lockdown incostituzionale
Il tribunale costituzionale non contesta il fatto che il "confinamiento" fosse appropriato. Ma che il governo l'abbia adottati senza chiedere lo stato di emergenza. La destra esulta, ma sulla pandemia ha assunto posizioni demagogiche
Il Tribunale costituzionale spagnolo ha deliberato a stretta maggioranza (sei favorevoli e cinque contrari) l’incostituzionalità di alcuni articoli del decreto che ordinava il “confinamiento”. La Corte non contesta il fatto che la misura fosse appropriata, ma sostiene che per adottarla il governo avrebbe dovuto proclamare lo stato di emergenza, che deve essere approvato in Parlamento, mentre la dichiarazione di stato di allarme non è stata giudicata sufficiente a giustificare interventi di limitazione generale della libertà di movimento. Era stato il partito di destra post franchista Vox a interpellare il Tribunale costituzionale, anche se in seguito almeno una volta aveva votato a favore della proroga del decreto. La destra, che esulta per la sentenza, sulla pandemia ha assunto posizioni demagogiche pericolose per la salute pubblica: Vox negava praticamente l’esistenza del virus, ha invitato la popolazione a “scendere nelle strade” e durante il confinamiento, il lockdown, ha convocato manifestazioni e organizzato “caceroladas”, cortei in cui si batteva sulle pentole. Il Partido popular, invece, sosteneva che era possibile limitare diritti fondamentali con leggi ordinarie, il che contraddice radicalmente la sentenza costituzionale.
Anche Podemos, partito populista di sinistra che partecipa al governo e che ha sostenuto il decreto e tutte le sue sei proroghe, non è unanime: il portavoce nazionale e vice segretario del partito, Edmundo Bal, plaude alla decisione del Tribunale costituzionale che “dà maggiore certezza giuridica per il futuro, se dovremo affrontare di nuovo una situazione come questa”. Alla base di questa posizione, che appare sorprendente, ci sono le discussioni che si erano avute all’atto della promulgazione del decreto, che l’avvocato generale dello stato, con l’appoggio di Podemos, aveva chiesto di correggere in modo da evitare dubbi sulla sua legittimità.
Al di là delle questioni giuridiche, quello che si vede nella situazione spagnola è una tendenza ad accentuare gli elementi di divisione, una difficoltà quasi organica a trovare terreni di intesa anche su temi di evidente interesse nazionale, a cominciare dalla lotta contro la pandemia. Non si tratta della fisiologica dialettica democratica tra maggioranza e opposizione: il governo va per la sua strada anche su questioni assai controverse come la legge trans che cancella il sesso biologico sostituendolo con l’autodeterminazione psicologica, peraltro reversibile, senza tener conto delle obiezioni di vasti settori della società, compresi i collettivi femministi. La destra, nelle regioni dove governa, punta a operazioni demagogiche non solo sulla questione sanitaria, ma anche per esempio sul terreno fiscale. L’indulto concesso ai leader secessionisti catalani, che così sono usciti dal carcere, adottato per allentare la tensione a cercare di creare uno spazio per una soluzione o almeno una convivenza politica è stato denunciato dal centrodestra come un cedimento senza condizioni e senza contropartite a chi attenta all’unità dello stato.
E’ in questo clima che anche sottigliezze giuridiche, che derivano dall’imprecisione delle norme più che da volontà politiche esplicite, diventano un campo di battaglia. Anche in Italia si sarebbe potuto discutere sulla legittimità dei Dpcm, che in effetti il governo Draghi ha poi sostituito con regolari decreti-legge, ma anche se ci sono state critiche giuridiche questo non ha scatenato battaglie politiche e manifestazioni popolari, a parte qualche esibizione No vax più o meno fiancheggiata da qualche esponente del centrodestra. La legislazione sullo stato di emergenza e di eccezione è un po’ confusa in Spagna come in Italia (forse come riflesso difensivo dopo le esperienze franchista e fascista) ma da noi, pur con qualche momento di contrapposizione radicale, questioni come quella sanitaria son state affrontate con un livello ragionevole di reciproca comprensione. In Spagna, invece, la contrapposizione tra una destra nazionalista e clericale e una sinistra laicista e più aperta alle autonomie territoriali, che sembra rievocare alcuni aspetti della guerra civile, viene accentuata ed esasperata da ambedue gli schieramenti.