Arrestato Di Marzio, l'ultimo latitante delle “Ombre Rosse"
Attivo nella colonna romana delle Br è stato condannato dalla giustizia italiana a cinque anni e nove mesi di reclusione per banda armata, associazione sovversiva, tentato sequestro di persona e rapina
Era l’ultimo latitante delle “Ombre Rosse”, dal nome dell’operazione congiunta di polizie e intelligence francesi e italiane che lo scorso aprile ha portato all’arresto di Enzo Calvitti, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi, Giorgio Pietrostefani, Narciso Manenti, Luigi Bergamin e Raffaele Ventura, tutti condannati per episodi di terrorismo avvenuti durante gli Anni di piombo e di cui l’Italia chiede l’estradizione.
Maurizio Di Marzio, 61 anni, condannato dalla giustizia italiana a quindici anni di reclusione per banda armata, associazione sovversiva, tentato sequestro di persona e rapina, è stato arrestato questa mattina a Parigi dalle forze dell’ordine francesi, a pochi giorni dal provvedimento depositato l’8 luglio dalla Corte d’assise di Roma, secondo cui la sua pena non è ancora prescritta. “Di Marzio, ultimo terrorista latitante in Francia per cui l’Italia chiede l’estradizione, è stato arrestato. Un’operazione frutto di una straordinaria attività di cooperazione. Quando c’è la credibilità del governo i risultati arrivano. Giustizia per le vittime del terrorismo”, ha twittato Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia e vicepresidente del Partito popolare europeo. Lo scorso 28 aprile, molto probabilmente grazie a una soffiata su un’imminente retata, Di Marzio, attivo nella colonna romana delle bierre, non si era fatto trovare a casa dalle forze di polizia francesi, venute ad arrestarlo alle sei di mattina nel quadro dell’operazione “Ombre Rosse”.
Anche l’ex membro dei Proletari armati per il comunismo Luigi Bergamin e Raffaele Ventura delle Formazioni comuniste combattenti non erano presenti all’arrivo dei poliziotti, ma il giorno dopo si erano palesati al Palazzo di giustizia di Parigi con i loro avvocati per costituirsi. Di Marzio, invece, aveva scommesso di poter rimanere invisibile ai radar di polizie e intelligence francesi e italiane fino al 10 maggio, data della prescrizione dei reati per cui era stato condannato. Era convinto di averla fatta franca e per questo, probabilmente, se ne stava tranquillamente a Parigi, e non in un paesino sperduto o comunque in un luogo dove sarebbe stato difficilmente reperibile. Il nome di Di Marzio è legato a due episodi di cronaca degli Anni di piombo: l’attentato contro il dirigente dell’Ufficio provinciale di collocamento di Roma Enzo Retrosi, nel 1981, e soprattutto il tentato sequestro del vicecapo della Digos della capitale Nicola Simone, nel 1982 (a questa operazione presero parte anche Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli e Marina Petrella).
L’ex brigatista era già stato arrestato in Francia nel 1994, sempre su richiesta dell’Italia. Ma nonostante il parere favorevole all’estradizione della Corte d’appello di Parigi, il governo francese non firmò mai alcun decreto in virtù della cosiddetta “Dottrina Mitterrand”. Durante le presidenze Sarkozy e Hollande, gli ex terroristi rossi non hanno mai temuto di poter essere estradati, anzi, alcuni erano coccolati dai piani alti della République e considerati degli eroi romantici da una certa intellighenzia (Cesare Battisti è il caso più lampante). Con Macron, complice l’arrivo di Draghi a Palazzo Chigi e i rapporti eccellenti tra i ministri della Giustizia Dupond-Moretti e Cartabia, la musica è cambiata. Di Marzio, molisano d’origine (Trivento, provincia di Campobasso), a Parigi si era rifatto una vita come ristoratore, aprendo assieme alla moglie la “Taverna Baraonda”, tra il Nono e il Decimo arrondissement, dove lavorava anche Alimonti. La convalida dell’arresto di Di Marzio è prevista per domattina, secondo quanto riferito da fonti del ministero della Giustizia italiano. Mercoledì si terrà la prima udienza di comparizione davanti alla Corte d’appello di Parigi.