Macron è tutt'altro che finito e con il green pass attira nuovi consensi
Il presidente uscente è in buona posizione per le elezioni dell'anno prossimo, suscita fiducia sia a destra sia a sinistra. E l'ultima mossa sul certificato verde è apprezzata dai moderati
Nizza. Quando si parla di Francia, criticare Emmanuel Macron è diventato per molti un riflesso automatico. Viene agitato lo spauracchio dell’estrema destra, di quel Rassemblement National di Marine Le Pen che pur avendo fallito nel 2017 la prossima volta dovrebbe sfondare in quanto raccoglitore di tutte le paure della Francia odierna, dai Gilet gialli fino ai no vax sfruttando la durezza della crisi pandemica. L’equazione sarebbe dunque impeccabile: la Francia va male, si percepisce la crisi, e Macron non riuscirebbe a farsi rieleggere per un secondo mandato. Ma la linearità di questa disfatta annunciata non è poi così ovvia.
Macron ha appena istituito un passaporto sanitario che estende gli obblighi vaccinali per contrastare la ripresa dell’epidemia. Nella settimana che ha seguito il suo intervento, 3 milioni di francesi hanno prenotato il vaccino. Si può considerare l’operazione come un successo e molti hanno apprezzato la scelta. Di fronte a questa situazione rileviamo però anche uno scenario negativo, di saldatura fra militanti post gilet gialli, che si oppongono alle mascherine o al vaccino, e critici del potere di tutti tipi. Tra l’altro dobbiamo ricordare che l’amalgama dei complottisti si esprime spesso nelle piattaforme digitali, dove osserviamo non soltanto tentativi russi di destabilizzazione ma anche la presenza dei no vax italiani. Il clima generale è quello di un paese che sembra non fare altro che criticare le azioni del governo. Canali televisivi di informazione come BFM TV o LCI conducono un’irrefrenabile caccia alla cronaca nera. Ultimamente è anche cresciuto C-News, una specie di Fox News alla francese che si distingue per il suo tono scandalistico e spesso reazionario. Notiamo anche l’attività di RT (già Russia Today), Sputnik o CCTV Français (canale cinese) che si distinguono per una rappresentazione alquanto orientata della realtà. Questi contribuiscono a mestare il clima di critica e complottismi di ogni genere.
Tutto ciò rappresenta davvero un pericolo per Macron? Sarebbe una forza dirompente in grado di spazzare via la democrazia? Possiamo esprimere ragionevoli dubbi. Il risultato delle ultime amministrative è stato netto: le forze tradizionali di destra e sinistra (Republicains gollisti e socialisti) hanno consolidato le loro posizioni sul territorio. Il partito di Macron non è riuscito a radicarsi ma soprattutto il Rassemblement National non sfonda in nessuna delle regioni dove i sondaggi lo davano per vincente. Inoltre il giornalista e opinionista Eric Zemmour sembra in procinto di dichiarare una propria candidatura. Si tratta di un candidato movimentista di destra, in grado di pescare sia nell’elettorato della Le Pen sia dentro quello dei Republicain: la sua candidatura potrebbe agevolare Macron. Dal lato dei Republicains, Bertrand o Pécresse emergono come potenziali candidati per le presidenziali, ma è poco probabile che abbiano la caratura necessaria. A sinistra rimangono tre forze relativamente piccole, il Partito socialista, i Verdi (EELV) e il movimento di sinistra radicale LFI di Mélenchon, che non sembrano in grado di mettersi d’accordo per una forma di coalizione capace di vincere la maggioranza. La possibile discesa in campo della sindaca socialista di Parigi, Anne Hidalgo, avrebbe difficoltà a creare un’egemonia per poter trascinare una maggioranza e ripercorre le vesti dell’opera di Mitterrand.
Macron è in buona posizione per le presidenziali, suscita fiducia sia a destra sia a sinistra. L’ultima mossa gioca a suo favore ed è apprezzata dai moderati. Le Pen e Mélenchon invece criticano questa decisione per cercare di cavalcare l’onda delle proteste no vax e antisistema. Ma una posizione estremista non permette di aggregare consenso nell’ambito dei due turni delle presidenziali. Dopo le presidenziali si terranno subito le politiche. Di solito il presidente eletto riesce a trascinarsi una sua maggioranza, ma nel contesto attuale potrebbe essere difficile per Macron raggiungerla e potrebbe essere necessario pensare a possibili scenari di coalizione: una rarità per la quinta repubblica francese. Macron prosegue comunque la sua campagna aggregando i consensi. La scorsa settimana si è recato nei Pirenei per seguire il Tour e visitare la provincia di Bagnères de Bigorre, dove andava da bambino con sua nonna. E ne ha approfittato per passare per Lourdes, diventando il primo presidente della repubblica ad averlo visitato. Come diceva Enrico IV “Parigi val ben una messa”.