"Vaxxers", due scienziate raccontano il laboratorio di Oxford

Micol Flammini

C’è vita dietro al vaccino e mostrarla, compresi sforzi, successi ed errori, può servire a convincere gli scettici. Un libro

Roma. Sarah Gilbert e Catherine Green sono due scienziate del laboratorio dell’Università di Oxford e nell’ultimo anno hanno lavorato soltanto a un progetto: il vaccino AstraZenaca contro il Sars-CoV-2. Tutto nella loro vita è scomparso, hanno fatto fatica a ritagliarsi il tempo da trascorrere in famiglia, anche quello necessario a spiegare ai loro figli quello che stava accadendo. Sapevano che più si sarebbero affrettate, e prima il mondo di prima sarebbe tornato, assieme al tempo da trascorrere con gli altri. Di questi mesi  di lavoro difficilissimi, le due scienziate hanno fatto un libro dal titolo “Vaxxers”. Hanno scritto un capitolo a testa, alternando racconti della vita in laboratorio, delle frustrazioni personali, delle gioie di tutto il team a spiegazioni scientifiche. Il periodo ripercorso nel libro va da capodanno del 2020, quando Gilberts racconta di aver sentito di uno strano focolaio di polmonite a Wuhan, alla primavera del 2021, quando, almeno nel Regno Unito, i vaccini iniziavano a offrire la prospettiva del dopo. Il libro si tiene lontano dalla politica, dal pasticcio AstraZeneca, dalle difficoltà di ridistribuzione del vaccino e anche dalla gestione della pandemia del governo britannico. Quello che mostra è la scienza, o meglio: la strada da percorrere per arrivare a un vaccino. Le autrici sperano che mostrando quella strada, mostrando che la fatica è stata molto concentrata ma non sono stati saltati passaggi sulla sicurezza, le persone che ancora preferiscono non immunizzarsi capiscano che l’azzardo non è vaccinarsi, ma non farlo.  

 

E’ Green a iniziare il racconto e lo fa partendo da un’esperienza personale: un incontro casuale con una scettica sui vaccini a Snowdonia. La donna stava dicendo che era molto preoccupata da quello che finisce dentro ai vaccini, da tutte le sostanze chimiche che possono essere tossiche. Aveva concluso la sua disanima dicendo: “Io non mi fido degli scienziati”. La scienziata presente, Catherine Green, con molta pazienza ha iniziato a spiegarle non soltanto perché la donna farebbe bene a fidarsi ma anche come si sviluppa un vaccino, con tanto di elenco completo degli ingredienti. Nel libro Green scrive che in quel momento ha realizzato che era la vita dietro al vaccino che andava spiegata alle persone, ogni singolo passaggio, ogni sfida e anche ogni errore: “Noi Vaxxer dovevamo uscire dai nostri laboratori e spiegarci”. Continua Green: “Abbiamo fatto molta strada e vorrei che le persone sapessero come siamo arrivati fino a qui e cosa succederà dopo, come usciremo da questo disastro e come ci prepariamo per il prossimo”. 
Alla fine di gennaio del 2020, prima che l’Organizzazione mondiale della Sanità dichiarasse che eravamo nel mezzo di una pandemia globale, i ricercatori di Oxford avevano già iniziato ad accantonare tutti i progetti che stavano seguendo, avevano deciso di concentrare le energie nello sviluppo rischioso di un vaccino. Rischioso perché la ricerca sarebbe anche potuta andare malissimo. Questa volta non si trattava di un progetto a lungo termine, ma di un farmaco che, se trovato, sarebbe servito immediatamente, per questo andava trovato subito un metodo di studio diverso dai soliti. Le scienziate spiegano che non sono stati saltati dei passaggi, ma le fasi  che di solito veniva seguito consecutivamente, loro hanno cercato di portarle avanti in parallelo. Questo vuol dire passare alla fase successiva prima che tutti i test sulla fase precedente siano stati sviluppati. E stato un po’ come lavorare a delle ricerche separate, ma tutte nello stesso momento. Ognuna aveva vita a sé, ma tutte avevano lo stesso obiettivo. Il team aveva già sviluppato un vaccino che poteva dare protezione contro diversi virus, e quello che hanno fatto è stato adattarlo al Sars-CoV-2. 

 

Ora che i vaccini ci sono e anche se AstraZeneca non è quello che ha avuto più successo – il Financial Times rimprovera al libro di non approfondire i rapporti con l’azienda – ogni nazione sta cercando di andare ad acchiappare i contrari, i diffidenti, gli scettici di sempre e quelli dell’ultima ora, per convincerli. Sono i non vaccinati quelli che rischiano di frantumare lo sforzo collettivo fatto in questo anno, anche quello di un gruppo di scienziati che ha sacrificato tutto dentro a un laboratorio. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)