In Francia c'è un virologo star tra i candidati alle presidenziali

Mauro Zanon

Philippe Juvin è tra gli esperti che popolano i salotti televisivi dall'inizio della pandemia. Nel 2017 invitò a votare Macron, oggi lo contesta. La sua candidatura crea ancora più confusione nella destra gollista frammentata

Dall’inizio della pandemia di Covid-19, Philippe Juvin fa parte del ristretto gruppo di esperti e virologi star che si trascina da un salotto televisivo all’altro per spiegare ai francesi la curva dei contagi e le scelte dell’esecutivo, perché la mascherina all’aperto è utile a contenere la trasmissione del coronavirus o perché bisogna vaccinarsi tutti se si vuole uscire dalla crisi il prima possibile. Da questa mattina, Juvin, direttore del pronto soccorso dell’ospedale europeo Georges Pompidou di Parigi nonché sindaco in quota Républicains (Lr) del piccolo comune di La Garenne-Colombes, nel dipartimento degli Hauts-de-France, è anche candidato all’Eliseo per il 2022.

  

“Sono candidato alle presidenziali perché la crisi ci obbliga a cambiare ogni cosa. Bisogna pensare con metodi, volti e percorsi nuovi”, ha dichiarato Juvin al Figaro, prima di aggiungere: “In quanto medico, in quest’anno e mezzo di crisi sanitaria, ho potuto rendermi conto di quanto la Francia sia diventata povera. Ho visto alcune persone che non si curano più, altre lasciate morire in solitudine. Ho assistito alla fine di un sistema. La gestione disastrosa dell’epidemia è stata il culmine di un quinquennio fatto di immaturità, autoritarismo e dilettantismo. ‘Gilet gialli’, pensioni, separatismo, questioni bioetiche, clima. In cinque anni, Emmanuel Macron ha messo i francesi gli uni contro gli altri. La comunicazione ha sostituito la ricerca delle soluzioni. Non ne posso più dei responsabili politici che fanno commenti. Esistono soluzioni di buon senso. Le difenderò nelle primarie della destra e del centro”.

  

L’annuncio di Philippe Juvin, eurodeputato dal 2009 al 2019 nel gruppo Ppe ed ex sostenitore di Sarkozy, ha colto un po’ tutti di sorpresa nella destra gollista, e arriva a cinque giorni dalla candidatura all’Eliseo di Valérie Pécresse, appena rieletta alla presidenza dell’Île-de-France. Il rischio paventato da molti è quello di un ingorgo di candidati, con inevitabile spezzatino e guerra di ego che non farebbe certamente bene alla famiglia gollista, impegnata a rifarsi il trucco dopo anni di scandali e sconfitte. A chi gli fa notare che la sua iniziativa potrebbe creare una “battaglia” a droite, risponde così: “Le primarie devono essere le elezioni dell’unione e della complementarietà tra i candidati. Devono permetterci di evitare di avere due candidati al primo turno delle presidenziali. E di mettere sul tavolo dei progetti per la Francia, che deve tornare a essere un paese innovatore, una promessa universalista e la prima nazione europea”.

  

Di Valérie Pécresse e Xavier Bertrand, rispettivamente ministra dell’Università e ministro della Salute sotto Sarkozy, Juvin ha una buona opinione. Ciò che lo differenzia dai suoi concorrenti gollisti, dice, è il “metodo”. “Rivendico il fatto di essere allo stesso tempo un uomo politico che è stato eletto e un medico, dunque connesso alla realtà”, ha detto al Figaro.

 

Durante la crisi, Juvin, che nel 2007 si era occupato assieme ad altri del capitolo “Sanità” del programma presidenziale di Sarkozy, ha pubblicato un libro con Gallimard: “Je ne tromperai jamais leur confiance”, non tradirò mai la loro di fiducia, dove per loro si intende i cittadini francesi. Il 15 marzo 2020, quando in Francia il coronavirus non aveva ancora colpito violentemente come in Italia, ma stava già mettendo radici, è stato il primo a mettere in guardia i colleghi troppo ottimisti, invocando un immediato “confinamento à l’italienne”. “Arriverà un’ondata molto forte. Ho l’impressione che collettivamente stiamo sottovalutando la minaccia”, disse a Tf1.

 

È stato anche tra i primi a denunciare la penuria di mascherine, “una vergogna”, commentò. Ha invitato a votare Macron nel 2017 contro Marine Le Pen, ma da quando è scoppiata la crisi sanitaria non perde occasione per criticarlo: “Quando si vuole lottare contro una pandemia, ci vuole rigore”. Lui, è convinto di essere l’uomo giusto per dare il colpo di grazia al coronavirus. Prima, però, dovrà fare i conti con il grande traffico di candidati che vogliono difendere il vessillo gollista nel 2022.  

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