Dati inglesi
Perché calano i contagi nel Regno Unito
La diffusione del virus sta rallentando, gli esperti si interrogano sulle ragioni, grattandosi la testa. Qualche ipotesi e la cautela del governo
Fino a pochi giorni fa, la comunità scientifica internazionale condannava la riapertura inglese, il freedom day, sostenendo che avrebbe provocato danni a livello nazionale e globale.
Il 16 luglio 1.200 esperti provenienti da tutto il mondo hanno firmato una lettera sulla rivista medica Lancet definendo la riapertura del premier Boris Johnson “un’irresponsabilità nazionale e globale” e avvertendo che il contagio di massa avrebbe portato allo sviluppo di nuove varianti resistenti al vaccino. L’epidemiologo-star del Regno Unito, Neil Ferguson, diceva che la riapertura avrebbe “inevitabilmente” generato 100 mila contagi - 200 mila nella peggiore delle ipotesi - e mille ospedalizzazioni giornaliere.
Una settimana dopo la riapertura le previsioni degli scienziati non si sono materializzate, e in Inghilterra si respira un ottimismo al quale non eravamo più abituati. Lo stesso Ferguson oggi appare molto più fiducioso. “L’effetto dei vaccini sta riducendo enormemente il rischio di morte e ospedalizzazione - ha spiegato l’epidemiologo ai microfoni della Bbc - E sono ottimista che a settembre o ottobre ci saremo messi alla spalle la pandemia”.
Regno unito, contagi in calo da sei giorni di fila
Malgrado le previsioni, l’arrivo del freedom day il 19 luglio, il giorno in cui sono cessate tutte le restrizioni anti Covid, dal divieto di assembramento all’obbligo di mascherina nei luoghi chiusi, ha coinciso con un rallentamento della diffusione del virus. I contagi giornalieri sono in calo da sei giorni di fila, e l’indice R0 è sceso sotto quota 1. Lunedì si sono verificati 24.950 nuovi contagi, un calo di 15 mila rispetto a una settimana fa, mentre i decessi sono scesi a 14. L’unica brutta notizia sono i dati sulle ospedalizzazioni - oltre 5 mila per la prima volta dal 18 marzo - ma gli esperti assicurano che questi numeri caleranno nei prossimi giorni.
Gli scienziati non riescono a dare un motivo a questa tendenza. Come ha spiegato con molta franchezza il professore e consulente del governo Sir Mark Walport, “tutti ci stiamo un po’ grattando la testa per capire quale sia la spiegazione”. Il suo collega dell’Università di Lancaster Christopher Jewell ha ammesso che la tendenza dell’ultima settimana lo ha “lasciato perplesso”.
Sono uscite molte teorie per spiegare questo fenomeno incoraggiante, che andrà comunque confermato nei prossimi giorni. Secondo alcuni la fine dell’anno scolastico ha fatto calare il numero dei contagi; anche la Scozia, che ha tenuto in vigore alcune restrizioni ma ha chiuso le scuole per le vacanze qualche settimana prima degli inglesi, ha registrato una flessione. Un’altra possibile spiegazione è che la cosiddetta "pingdemic" - il fenomeno che ha costretto oltre mezzo milione di persone all’auto isolamento dopo essere entrati in contatto con un positivo: il "ping" arriva dalla app di tracciamento - ha ridotto le possibilità di contagio.
Il professore Jewell ha detto al Times che le persone potrebbero essere meno disposte a fare un tampone per paura di risultare negative e compromettere le vacanze estive. Ma, come dimostrano i dati del governo, il numero di tamponi giornalieri è aumentato di giorno in giorno nell’ultima settimana.
I contagi in Inghilterra calano? La possibile correlazione con la fine degli Europei
Una spiegazione più plausibile è che la fine degli Europei di calcio ha ridotto gli assembramenti nei pub o nei ristoranti, diminuendo le occasioni di contagio. Alcuni esperti hanno ipotizzato che durante il torneo gli uomini si sono infettati in misura maggiore rispetto alle donne perché sono più propensi a seguire le partite in compagnia. A questo proposito, l’epidemiologo Paul Hunter dell’Università di East Anglia ha spiegato che “molte persone saranno disgustate da quello che sto per dire, ma l’Euro 2020 potrebbe rivelarsi una delle cose che ha reso quest’estate meno stressante, perché abbiamo immunizzato molti giovani che non sarebbero stati disposti a vaccinarsi”.
Malgrado questi segnali ottimisti, la parola più ripetuta in queste ore dal governo è “cautela”, e Downing Street si è affrettata a dire che “non siamo ancora fuori dal tunnel”.
Il governo aspetterà con ansia i dati dei prossimi giorni, che potrebbe avere ripercussione anche al di fuori dell’Inghilterra. Ma se l’esperimento di Johnson dovesse andare a buon fine, sarebbe la prima dimostrazione che il ritorno alla normalità non è un tabù.