le debolezze del regime
La sanità cubana è in crisi da Covid, ma la repressione è feroce
Ogni giorno viene battuto un nuovo record di contagi e decessi e il regime non dà dettagli sulle cause dei decessi. Intanto sono almeno 830 i detenuti di cui non si hanno notizie. Arrestati anche i giornalisti della stampa estera
Sono arrivati a 830 i detenuti o gli scomparsi a Cuba in seguito alle proteste dell’11 luglio. 14 sono minori. Sono cifre fornite dall’Observatorio cubano de derechos humanos (Ocdh), secondo cui “desaparecidos” non deve per ora essere inteso nel senso diventato tristemente famoso durante le dittature latino-americane degli anni ’70. Si tratta però di persone di cui parenti e amici non hanno idea di che fine abbiano fatto, e su cui il governo non ha dato informazioni. Probabilmente è gente arrestata senza che le famiglie ne abbiano avuto notizia, e per questo al momento vengono contati con i carcerati. Non è che il governo si dia troppo da fare per risolvere questa incertezza. Dal 15 al 22 luglio i tribunali sono rimasti chiusi, impedendo per una settimana qualunque tipo di ricorso o azioni per ottenere rilasci. Le stazioni di polizia non ricevono gli avvocati contattati dai familiari per rappresentare i detenuti, anche le prigioni restano chiuse e molti detenuti entrati in carcere come misura cautelare rimangono in isolamento. Sono gli “incomunicados”, come dice l’espressivo termine spagnolo.
Lo stesso Observatorio ricorda che da gennaio a giugno le detenzioni arbitrarie erano state 2.149. “Una chiara recrudescenza delle tecniche repressive” che avevano preceduto la rivolta. Anche Luis Manuel Otero Alcántara, leader del Movimento San Isidro, è stato portato in un carcere di massima sicurezza. Tra i detenuti ci sono anche i giornalisti Henry Costantin, Neife Rigau, Iris Marino. È stata arrestata di nuovo Camila Acosta, corrispondente del quotidiano spagnolo Abc. Restano detenuti gli artisti Maykel Osorbo e Hamlet Lavastida. Ha iniziato uno sciopero della fame in carcere il grande maestro di scacchi Arián González. Per ora non hanno ricevuto invece sanzioni i cantautori Pablo Milanés e Silvio Rodríguez: menestrelli storici del regime, che si sono clamorosamente schierati con la protesta.
L’Osservatorio denuncia anche un “occultamento massiccio dell’informazione” sul Covid-19. “Tutti i giorni riceviamo informazioni dalla nostra rete di osservatori nell’isola, dove si riferiscono scene dantesche sulla situazione pandemica. In alcune province gli ospedali sono al collasso, i decessi potrebbero essere il triplo rispetto alle cifre ufficiali e il sistema di salute cubano semplicemente ha smesso di funzionare”. Ma anche le cifre ufficiali non cherzano.
Ogni giorno viene battuto un nuovo record di contagi e decessi: giovedì ci sono stati 8.607 casi e 68 morti, portando il totale a 366.985 contagiati e 2.628 morti. Come proporzione sarebbe in realtà meno della metà rispetto all’Italia per contagi e un decimo per vittime. Ma la cifra di 870 contagiati per ogni 100 mila abitanti delle ultime due settimane sta al primo posto in America Latina e al sesto nel mondo per rapidità di diffusione. Proprio perché il regime non dà dettagli sulle cause dei decessi, sembra un segnale eloquente anche la morte misteriosa di sei militari di alto rango in appena 10 giorni. I resti di Gilberto Antonio Cardero Sánchez, già guerrigliero con Fidel, sono stati cremati subito, esattamente come quelli di Armando Choy Rodríguez, Rubén Martínez Puente, Manuel Eduardo Lastres Pacheco, Agustín Peña Porres e Marcelo Verdecia Perdomo. Anche loro tutti reduci della Sierra Maestra.
Lunedì, 21 ministri degli Esteri hanno firmato una dichiarazione di condanna alla repressione a Cuba. Non hanno firmato però né l’Unione europea, né la Spagna, né il Canada, cosa che mercoledì è stata criticata dal Senato di Washington con voto bipartisan. Giovedì però l’Alto rappresentante Josep Borrell ha espresso il sostegno inequivocabile dell’Ue al diritto di manifestazione dei cubani, e ha chiesto al regime di liberare i detenuti politici e di aprire un dialogo. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha intanto mandato al regime cubano un aereo con 90 tonnellate di aiuti, e anche il messicano Andrés Manuel López Obrador ha inviato tre navi: una con 100 mila barili di combustibile; due con materiale sanitario e cibo. Anche il Nicaragua ha annunciato l’invio di una nave con cibo.