Antigone e Creonte
L'individualismo dei gamer cinesi alla prova della repressione
La fuga dal controllo governativo è la lotta fra individuo e comunità. Così Pechino punisce l'abuso di videogame
Da una parte il governo cinese è ossessionato dagli ori olimpici: la Cina è al primo posto. Grazie soprattutto a sei discipline, il tennistavolo, il tiro a segno, i tuffi, il badminton, la ginnastica e il sollevamento pesi e grazie inoltre (non dimentichiamoci), alle atlete (il 70 per cento della delegazione cinese è composta da atlete) e bisogna dire che i cinesi investono di più nello sport femminile, al contrario di altri paesi che dedicano più fondi allo sport maschile. Dall’altra parte il governo cinese è ossessionato dai videogiochi: non ce la fa a sopportarli. Tanto è vero che dal 2018, piano piano, come la classica tortura cinese della goccia, il governo sta introducendo norme molto stringenti, che se pur hanno avuto un allentamento nel 2019, negli ultimi tempi sono diventate più invasive. Tanto è vero che Tencent, il colosso tecnologico cinese, nonché azienda produttrice di videogiochi più grande al mondo, ha introdotto su sessanta suoi prodotti il riconoscimento facciale. Cioè, meglio, se giochi di notte ti devi far riconoscere. Mica finisce qui. Ci siamo lamentati del coprifuoco causa pandemia? Ma sui game cinesi altro che coprifuoco. Tipo, ai gamer sotto i 18 anni sarà vietata la fruizione tra le 10 di sera e le 8 di mattina. Inoltre, si avranno massimo 90 minuti da spendere durante la settimana e tre ore nei weekend o durante le vacanze nazionali. Come mai? Ti rispondono: c’è un abuso di videogame in Cina.
Ci sono pure le cliniche per disintossicarsi e situazioni spesso fuori controllo e alcune scene comiche come genitori che vanno a riprendersi i figli nei bar dove si può giocare, un po’ come le mogli si andavano a prendere i mariti ubriachi al bar. Due ossessioni, di verso opposto. Certo, è ovvio. Se sollevi i pesi e vinci non vinci solo tu, vince il tuo paese. Se giochi di notte e nelle ore canoniche dello studio, giochi per te e magari già è notte, poi ti metti a navigare in mondi particolari, paralleli. Hai visto mai che di parallela in parallela scopri una via non ufficiale o non controllata dal governo cinese? Quindi se giochi, giochi solo per te e questo significa individualismo che è sempre borghese e capitalista, lo si diceva anche ai miei tempi, nel decennio 70/80, pensate se non lo dicono oggi in Cina. Se vinci gli ori obbedisci a un bel programma ginnico governativo (un po’ misterioso dicono alcuni analisti sportivi), se perdi tempo ai videogiochi non obbedisci di certo. Insomma, attenzione al troppo che storpia.
Le holding come Tencent, sono diventate molto ma molto ricche e soprattutto potenti e per di più in pochissimo tempo: millenni di cultura ufficiale spazzati via. E allora la verità: tu Tencent sei un multimiliardario, ma devi pur sempre obbedire al governo cinese. Altrimenti ci arrabbiamo, e basta poco. Una norma, un riconoscimento facciale e le tue azioni vanno giù e quando vanno giù, come è successo negli ultimi tempi, allora perdi fino al 40 per cento in pochi mesi: 200 miliardi di dollari, dico. Quindi, meglio sollevare pesi e vincere per il proprio paese e vabbè, poi le atlete finiscono la carriera e fanno la fame, perché gli sponsor non sono molto interessati alle sollevatrici, però almeno quelle non si distraggono a giocare. Che poi a leggere le cose della Cina a parte che mi sovvien l’eterno, e cioè quando noi adolescenti ci perdevamo nelle sale giochi e pure allora qualche membro del governo, un democristiano o un vecchio comunista diceva: dove andremo a finire?
E insomma c’era sempre un governo cinese, pure se stavo a Caserta, che imponeva regole di fruizione. Non solo: c’era sempre qualcuno che davanti al disordine morale e intellettuale affermava che bisognava fare come in Cina, quelli sì che quando dicono una cosa… Ma a parte le rimembranze, leggo del caso cinese e penso che tutta la vita sia un conflitto insanabile tra individuo e comunità, tra Antigone e Creonte, tra i miei sogni, i desideri, le ambizioni individuali e le conseguenze che queste possono avere sulla comunità: non va bene se sei troppo individualista, nemmeno va bene se vinci l’oro solo per il tuo paese, perché poi è un attimo e dai la password del bancomat al governo. E’ un conflitto insanabile e tale deve restare, perché il conflitto deve essere esposto, commentato, analizzato, discusso, regolato ma mai completamente risolto: se si perde il conflitto si perde la democrazia, e poi vince o uno che si chiama individuo o uno che ne fa le veci e si chiama governo cinese.