Budapest censura Fox News

Micol Flammini

Grande amore tra l’americano Tucker Carlson e Orbán, fino a che non si parla di Cina

Tucker Carlson in Ungheria non esisterebbe. Un conduttore televisivo così feroce e implacabile nei confronti del governo nel paese di Viktor Orbán avrebbe già da tempo dovuto rinunciare alla sua carriera.  Tucker Carlson era Tucker Carlson ai tempi di Donald Trump, in linea con le idee dell’ex presidente, ma continua a esserlo anche adesso che alla Casa Bianca c’è Joe Biden. E  se questo è scontato in America, non lo è  a Budapest. Eppure il volto più celebre di Fox News si è trovato molto bene in Ungheria. Si è fatto portare al confine con la Serbia per ammirarne l’ordine e la pulizia, non come quello con il Messico “sporco e caotico”. Non ha perso occasione per confrontare le politiche di Orbán e quelle di Biden e ha detto che l’ungherese gli piace soprattutto perché è odiato dalle “persone giuste”. Carlson era in Ungheria per partecipare a un festival  organizzato dal Mathias Corvinus Collegium (Mcc) per spiegare ai rampolli dell’élite illiberale in Ungheria la sua visione del mondo che coincide in molto, ma non in tutto, con quella del premier. 

 

Il conduttore di Fox News ha approfittato del suo viaggio a Budapest per intervistare il re del paradiso degli illiberali, che piace  a tanta destra americana che vede in Orbán una storia di successo. Durante l’intervista ha anche affrontato l’argomento Cina: forse Carlson non era informato del fatto che Orbán si è fatto vaccinare con il vaccino cinese, o che ha cacciato da Budapest un’università americana, la Ceu, che presto verrà sostituita dalla Fudan di Shanghai. Parlando di quanto siano difficili i rapporti tra gli americani e gli ungheresi quando “a Washington ci sono i liberal”,  Carlson si è lamentato del fatto che Biden non si è mai riferito al presidente cinese Xi Jinping come a un “criminale totalitario” nonostante abbia eliminato molti rivali politici, invece si rivolge in questo modo a Orbán. Nel video pubblicato da Fox News, si vede il premier ungherese eludere la domanda, e quando l’ufficio per le comunicazioni internazionali dell’Ungheria ha pubblicato la trascrizione dell’intervista, il commento sulla Cina era stato eliminato. Tucker Carlson è stato censurato. 

 

 

Il rapporto tra sovranisti è sempre asimmetrico, Carlson che per giorni ha tessuto le lodi dell’Ungheria, suo paese ideale, il sogno della destra degli Stati Uniti, è rimasto intrappolato nelle contraddizioni di un paese gestito da un’élite corrotta, in cui il pluralismo è  ai minimi, in cui le guerre culturali sono soltanto questioni di opportunismo: seguono le paure e i voti. La grande lezione che Carlson dovrebbe aver portato in America è che la prima regola del sovranismo è che ognuno è sovranista a modo suo e che le possibilità di convivenza sono molto scarse. A star molto vicini, si finisce per prendersi a calci. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)