Le strategie social durante la pandemia del wolf warrior cinese
Zhao Lijian, è una delle voci più sfrontate della propaganda del ministero degli Esteri di Pechino. L'ultima battaglia è una canzone rap che chiede di aprire le porte di Fort Detrick, il laboratorio americano in Maryland, per far luce sulla "verità nascosta" dell'origine del Covid-19
Nei primi giorni della pandemia, un diplomatico cinese già lanciava teorie cospirazioniste su Twitter, secondo cui le origini del Covid-19 andrebbero ricercate in America. "Potrebbe essere stato l’esercito americano ad aver portato l'epidemia a Wuhan. Siate trasparenti! Rendete pubblici i vostri dati! Gli Stati Uniti ci devono una spiegazione!". Era il 12 marzo e dopo questo tweet il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti convocò l'ambasciatore cinese per protestare contro l’accusa.
Il personaggio in questione è Zhao Lijian, uno dei portavoce del ministro degli Esteri cinese e capostipite tra i più spietati Wolf Warriors cinesi. E’ lui ad aver trasformato la comunicazione della Cina con gli alleati e gli altri paesi: ha sostituito il mix di linguaggio diplomatico evasivo e astruso gergo comunista, che ha caratterizzato le dichiarazioni pubbliche del partito per decenni, con il suo atteggiamento aggressivo molto lontano dalla politica del soft power. Una pratica che sembra essere incoraggiato da Xi Jinping.
L’ultimo tweet del diplomatico cinese è la canzone di un gruppo rap, apparsa sul suo profilo mercoledì 11 agosto 2021: la canzone suggerisce che l’esercito americano abbia bioingegnerizzato il Covid-19, chiede che di far luce sulla verità e di investigare aprendo le porte di Fort Detrick – il laboratorio americano in Maryland.
“Più simile al calderone di una strega, quanti complotti sono usciti dai tuoi laboratori, quanti corpi morti appesi a un cartellino” e ancora il ritornello, “aprite le porte di Fort Detrick, fate luce su un segreto ben custodito(…)". Zhao sui social cita il ritornello e commenta: “Questa canzone rap parla alle nostre menti”.
Anche l'agenzia statale cinese Xinhua ha condiviso la canzone. Ha eliminato il tweet per poi ripubblicarlo senza il commento originale: “Godetevi la nostra nuova canzone rap”.
Zhao sa benissimo che puntare sulle debolezze degli Stati Uniti è un modo per dare credibilità alla Cina e contribuire alla sua ascesa, in questo momento più che mai: l’ha sperimentato sulla propria pelle. Il funzionario è entrato a far parte del ministero degli Affari Esteri nel 1996 e ha scalato rapidamente i ranghi.
Ha scoperto poi Twitter nel 2010 (che in Cina è bloccato) mentre lavorava a Washington nell’ambasciata cinese in America, ma ha iniziato a utilizzarlo attivamente cinque anni dopo, nel 2015, quando si trovava a Islamabad. Ed è proprio in Pakistan, uno dei primi paesi non-comunisti a puntare sulla Cina, che Zhao Lijian coltiva il suo pubblico, subentrando nel vuoto lasciato dallo staff dell'ambasciata degli Stati Uniti – un tempo molto attivi sui media pakistani e sui social media.
Così Zhao diventa l'unica voce su tutto ciò che riguarda il CPEC, il Corridoio Economico Cina-Pakistan, sia su Twitter che nelle comunicazioni ufficiali e contribuisce ad alimentare i buoni rapporti con Islamabad – oggi il punto di snodo iniziale della Belt and Road, il progetto di megalopoli e di reti di trasporti che, attraversando l’Asia, vuole raggiungere l’Europa sottraendola a poco a poco alla sfera di influenza americana.
Su Twitter ha più di 992 mila follower e condivide storie anti-americane, accusa complotti, difende la politica cinese sugli uiguri e su Hong Kong; il tutto con toni a dir poco pungenti. Proprio qualche giorno fa aveva ritwittato alcune vignette pubblicate dal Global Times, sempre su Fort Detrick. E l'Hard power diplomatico sembra non voler finire proprio adesso.