la versione tedesca
Ora anche Berlino sceglie la linea dura su vaccini e Green pass
Di fronte a un apparente calo della disponibilità dei cittadini a vaccinarsi, la Germania si è data nuove regole: i tamponi, finora gratuiti, cesseranno di esserlo a partire dall’11 ottobre
Di fronte a un apparente calo della disponibilità dei cittadini a vaccinarsi, la Germania si è data nuove regole. L’obiettivo è impedire che gli sforzi della campagna vaccinale siano vanificati dal dilagare a macchia di leopardo della variante Delta. I dati mostrano che la situazione non è molto diversa da quella italiana: circa il 58 per cento della popolazione è completamente vaccinato, mentre la media settimanale dei nuovi casi ha superato la soglia dei 4 mila. Vista l’estrema probabilità di una quarta ondata, il 10 agosto scorso la Bund-Länder Konferenz, l’organo informale che riunisce la Cancelliera e i governatori dei Länder per coordinare la strategia di contenimento del virus, ha deciso che i tamponi, finora gratuiti, cesseranno di esserlo a partire dall’11 ottobre, ossia dopo le elezioni per il Bundestag in programma il 26 settembre. Solo per chi non potrà sottoporsi a vaccinazione e per le fasce di popolazione per le quali non c’è una raccomandazione a vaccinarsi – ossia, dal 16 agosto, soltanto i minori di 12 anni – i tamponi continueranno a essere gratuiti. L’obiettivo è quello di stringere progressivamente il cerchio non solo intorno ai No vax dichiarati, ma anche intorno a coloro che tentennano e non si sono prenotati per la vaccinazione.
Si tratta di un approccio, però, molto diverso da quello italiano, sia sotto il profilo politico-comunicativo, sia sotto quello della proporzionalità delle misure. Da un lato, la Cancelliera, Angela Merkel, ha sempre ribadito che il governo di Große Koalition non avrebbe mai fatto ricorso all’obbligo vaccinale generalizzato o per categorie; dall’altro, l’esercizio condizionato dei diritti fondamentali è avvenuto finora sulla base di decisioni perlopiù decentrate. Sono già diversi mesi, infatti, che nell’ordinamento di ciascun Land l’ingresso in determinati esercizi commerciali è subordinato all’esibizione di un tampone negativo. Ora, Federazione e Stati federati hanno convenuto che, a partire dal prossimo 23 agosto, la cosiddetta regola delle tre G – geimpft getestet genesen, ossia vaccinato, testato o guarito – troverà applicazione in maniera uniforme su tutto il territorio federale.
Soltanto esibendo la certificazione che attesta uno di questi tre stati, sarà possibile restare all’interno di locali pubblici o privati, incluse le discoteche, ormai riaperte da tempo. In particolare, l’accordo prefigura non solo una diversa validità temporale dei tamponi antigenici (48 ore) rispetto ai molecolari (72 ore), ma consente ai Länder di sospendere il green pass, ogniqualvolta l’incidenza settimanale sia inferiore alla soglia dei 35 contagi per 100 mila abitanti. La socialdemocratica governatrice del Meclemburgo-Pomerania anteriore, Manuela Schwesig, ad esempio, ha già promesso che sotto a una tale soglia il Land non applicherà restrizioni.
D’ora in avanti, inoltre, in Germania non sarà più necessario sottoporsi a quarantena oppure a tampone se già vaccinati o guariti dalla malattia, nemmeno se si figura come contatti stretti di individui risultati positivi al virus. Assai più ragionevoli appaiono, del resto, anche le regole sull’isolamento fiduciario per chi rientra dall’estero. Essendo la variante Delta ormai prevalente ovunque, i cittadini residenti in Germania, se vaccinati, non dovranno sottoporsi ad alcuna forma di quarantena (le uniche eccezioni riguardano i rientri da Brasile e Uruguay).
I sedici governatori dei Länder hanno così impedito che prevalesse la posizione assai più rigida del ministro della Salute, Jens Spahn (Cdu), la cui bozza di accordo prevedeva un divieto di ingresso generalizzato nei locali per i non vaccinati. Una impostazione simile è stata respinta al mittente non solo dal collega di partito e candidato alla Cancelleria per la Cdu/Csu, Armin Laschet, ma anche da Alena Buyx, presidente del Consiglio etico tedesco (Deutscher Ethikrat), un comitato di esperti che formula pareri e raccomandazioni per Governo e Parlamento federali su temi al crocevia tra scienza, etica e diritto. Secondo la Buyx, che il 12 agosto ha rilasciato un’intervista all’emittente televisiva Zdf, occorre evitare per il momento di minacciare una parziale esclusione dalla vita sociale dei cittadini non vaccinati e proseguire con tecniche di intervento basate su “spinte gentili” (nudge), come, ad esempio, quelle che riconoscono a chi si vaccina una ricompensa, dal buono-gelato alla lotteria a premi. Solo in un secondo tempo, da ottobre appunto, si potrà pensare di effettuare i tamponi a pagamento e, infine, discutere della vaccinazione obbligatoria per alcune categorie o, infine, per la generalità della popolazione.
La cautela tedesca non è solo il frutto di una contingenza politica delicata – il calo di consensi per la grande coalizione ormai costante e le elezioni federali alle porte – ma anche il risultato di un sistema istituzionale, quello federale, che impedisce brusche manovre accentratrici e che, proprio per questo, in maniera non dissimile dal nostro modello regionale, è più volte finito sotto accusa per la sua inefficienza nel contrastare il contagio. Da ultimo, nell’aprile scorso, per reagire al forte aumento di nuove infezioni, la maggioranza rosso-nera al Bundestag aveva modificato la legge federale che disciplina il contenimento delle epidemie, stabilendo che, una volta raggiunta l’incidenza settimanale di 100 casi ogni 100 mila abitanti, i Länder avrebbero tassativamente dovuto adottare una serie di misure restrittive elencate nella medesima legge. Questa modifica – accolta in Italia con una sorta di de profundis per il federalismo tedesco – aveva, tuttavia, carattere esplicitamente transitorio. Il 30 giugno scorso essa ha cessato i propri effetti e il potere regolatorio dei Länder è tornato a espandersi anche sopra quella soglia.
Questo non significa che il dibattito intellettuale sul federalismo tedesco sia cessato. Come hanno illustrato gli storici Haardt e Langewiesche dalle colonne della Frankfurter Allgemeine Zeitung lo scorso 28 luglio, il federalismo tedesco preesiste alla Repubblica federale, ma, allo stesso tempo, è andato sempre cambiando, adattandosi ai tempi e alle nuove cornici istituzionali. Resta a oggi imperniato su esecutivi regionali molto forti, in grado di mitigare l’indirizzo politico del Governo federale e che, pertanto, i più critici vorrebbero indebolire, aumentando i poteri di partecipazione dei parlamenti dei Länder nei processi decisionali e/o riducendo ulteriormente i poteri di veto del Bundesrat, la Camera alta, rappresentativa degli esecutivi. Lo spettro della riforma costituzionale aleggia non solo sul Titolo V italiano