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“I cristiani vivono nel terrore a Kabul”. La denuncia inglese

Giulio Meotti

In Afghanistan è ripartita la caccia alle minoranze religiose. I leader delle chiese clandestine in Afghanistan hanno ricevuto lettere dai talebani che li avvertivano di “sapere dove sono e cosa stanno facendo”

“I cristiani in Afghanistan sono paralizzati dalla paura”. Lo scrive sullo Spectator Fionn Shiner di Aiuto alla chiesa che soffre. Nadine Maenza, presidente della Commissione statunitense per la libertà religiosa internazionale, ha affermato che l’avvento dei talebani “è il peggior sviluppo possibile per le minoranze religiose”. Le notizie ricevute da Aiuto alla chiesa che soffre fanno eco ai rapporti secondo cui i leader delle chiese clandestine in Afghanistan hanno ricevuto lettere dai talebani che li avvertivano di “sapere dove sono e cosa stanno facendo”.

Scrive l’International Christian Concern: “Uccideranno i cristiani noti e vorranno diffondere la paura. Un cristiano ha ricevuto una lettera che la sua casa ora appartiene ai talebani”. L’allarme viene anche da Alì Ehsani, l’esule afghano che ha scritto “Stanotte guardiamo le stelle” (con Francesco Casolo e pubblicato da Feltrinelli) e in un’intervista ad Asia News dice: “Ricordo benissimo gli altri bambini che per mettermi paura dicevano: ‘Andiamo a chiamare i talebani’. Ora è ripartita la caccia ai cristiani. Una famiglia di Kabul con cui sono in contatto da due giorni ha perso il padre: uscito di casa non vi ha più fatto ritorno. Devono aver scoperto che era cristiano”.

 

Non si sa neppure di preciso quanti siano i cristiani in Afghanistan. Si parla di 12 mila fedeli, la più grande minoranza religiosa del paese. “Una persona che lavora con le reti di chiese domestiche riferisce che i suoi leader hanno ricevuto lettere la scorsa notte dai talebani avvertendoli che sanno dove sono e cosa stanno facendo”, ha appena denunciato Mindy Belz, autrice del libro “They Say We Are Infidels”, dedicato alla persecuzione. “I credenti nascosti in Afghanistan”, spiega anche Open Doors, “sono particolarmente vulnerabili. Prima del controllo talebano, avevano già enormi difficoltà a vivere la loro fede, poiché dovevano tenerla segreta alle loro famiglie per paura di essere vessati o, peggio, uccisi. Ora che i talebani sono al potere, la loro vulnerabilità aumenta dieci volte tanto. Diventa umanamente impossibile essere un seguace di Gesù in questo paese”.

Il New York Times ci ha fornito una finestra sulla vita di questi cristiani. “In un umido seminterrato alla periferia di Kabul, Josef legge la sua logora Bibbia blu alla luce di una lanterna a propano. Conserva una croce di legno con scritto un passo del Discorso della Montagna e una cartellina di plastica con i documenti della sua conversione. Sono la ragione per cui si nasconde”. Anche la Caritas se ne sta per andare. “E i pochi sacerdoti e religiosi cattolici in Afghanistan non hanno altra scelta che andarsene”, racconta la Caritas al National Catholic Register. L’International Christian Concern ha parlato con il leader di una chiesa clandestina afghana degli enormi pericoli che i cristiani stanno per affrontare. “Alcuni cristiani noti stanno già ricevendo telefonate minacciose”, ha raccontato un leader cristiano. “In queste telefonate, persone sconosciute dicono: ‘Stiamo venendo a prenderti’. I talebani ci uccideranno come fa la mafia, senza rivendicarlo”. 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.