Un Foglio internazionale
L'omicidio di Padre Maire "è un risultato dell'incuria dello stato”
“Perché Abayisenga non è stato espulso, prima? L’accoglienza incondizionata di qualsiasi persona ha un prezzo", scrive Aurélien Marq su Causeur
"Ci è concesso provare rabbia dinanzi all’assassinio di un prete, o significa tradire ciò a cui il compianto aveva dedicato la propria vita?”, si chiede Aurélien Marq. “Siano altri a rispondere a questa domanda, e che padre Olivier Maire, se necessario, mi perdoni: la sua morte mi ripugna, e intendo denunciare i responsabili e le reazioni indegne di quelli che osserverebbero tutta la Francia subire la stessa sorte senza batter ciglio. Il percorso dell’assassino, Emmanuel Abayisenga, è stato tracciato con umanità, sul quotidiano La Croix, da Héloïse de Neuville, dal tempo in cui questo ruandese, la cui richiesta d’asilo è stata rifiutata, era ‘soltanto’ colui che ha incendiato la cattedrale di Nantes. Mentalmente disturbato, ma anche spinto, a quanto pare, dalla rabbia di essersi visto rifiutare ciò che una propaganda assurda gli aveva presentato come qualcosa di dovuto – come se la Francia non fosse altro che uno spazio geografico aperto a tutti, e che i francesi avessero come unico destino quello di fornire ‘aiuti’ a chiunque venga a richiederli. Da allora, padre Olivier Maire e gli altri preti della sua comunità avevano scelto di ospitarlo, nonostante tutto, a Saint-Laurent-sur-Sèvre. Gesto generoso, più di quanto si possa immaginare probabilmente.
Chi lo sa ciò che sarebbe potuto accadere se i fratelli missionari monfortani non l’avessero accolto? Chi lo sa se, abbandonato a se stesso, non se la sarebbe presa con qualcuno a caso per strada o se avrebbe ucciso un bambino? Domanda a cui naturalmente non avremo mai una risposta, ma è molto probabile che padre Olivier Maire abbia in effetti sacrificato la propria vita per salvarne altre. Venga per questo ringraziato per sempre, con tutti i fratelli della sua comunità missionaria.
Resta il fatto che questa accoglienza non doveva esserci. Non doveva essere necessaria. Perché Emmanuel Abayisenga non è stato espulso nel 2019, quando la sua richiesta d’asilo è stata rifiutata? Perché, dopo aver incendiato volontariamente la cattedrale di Nantes nel 2020, non è stato espulso, né incarcerato, né rinchiuso in un ospedale psichiatrico – o comunque perché è uscito dall’ospedale nonostante fosse ancora chiaramente pericoloso? Incuria criminale dello stato – e questo caso particolare è soltanto uno fra i tanti – incuria manifestamente volontaria alla luce delle numerose situazioni di questo tipo.
Le dichiarazioni di Gérald Darmanin che tenta di lavarsi le mani da questo dramma sono tanto patetiche quanto indegne. ‘Questo straniero non poteva essere espulso nonostante l’ordine di espulsione’, ha affermato il ministro, frase di cui è evidente che non abbia percepito l’odiosa assurdità, ‘poiché il controllo giudiziario non era stato tolto’. Ci si è forse dimenticati che un governo non subisce soltanto la legge, ma propone anche al Parlamento di modificarla? Ci si è forse dimenticati che i parlamentari sono responsabili delle leggi che votano, ma anche di quelle che scelgono di mantenere nello stato in cui si trovano nonostante siano all’origine di evidenti malfunzionamenti?
Eppure, l’8 maggio scorso, Gérald Darmanin dichiarava: ‘Uno straniero che ha commesso un atto grave non è più il benvenuto in Francia’. Ciò significa forse che incendiare una cattedrale non è un atto grave? Ah, ma è a causa del controllo giudiziario! I magistrati che hanno deciso di non incarcerarlo risponderanno del loro operato? E il Guardasigilli lo farà? Ah, ma è causa del suo stato psichiatrico! Gli esperti che hanno scelto di lasciarlo uscire dall’ospedale risponderanno delle loro decisioni? Ah, ma…
Ma, sempre ma: le scuse si accumulano, la constatazione resta, il governo è tanto inefficace dinanzi ai veri pericoli quanto autoritario di fronte ai cittadini ordinari, lo stato ha fallito e un uomo buono e generoso è morto. Anche questa dichiarazione di Emmanuel Macron è indegna: ‘Proteggere i credenti è una priorità’. No: la priorità è proteggere tutti i francesi, poco importa che siano credenti o no, e Emmanuel Macron non l’ha fatto. Il suo governo e la sua maggioranza non l’hanno fatto. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, sanguinoso e implacabile: l’assassino di padre Olivier Maire avrebbe dovuto essere espulso, e non è accaduto. Come non sottolineare, infine, ciò che la morte di padre Olivier Maire ha di simbolico, e persino di profetico? Come non vedere che il sangue di questo prete cade anche sulla Chiesa? Come non notare che è esattamente ciò che Papa Francesco – che aveva ricevuto il suo assassino nel 2016 – invita tutta l’Europa a essere? Generoso, accogliente senza limiti, e… morto. ‘Ha vissuto alla sequela di Cristo fino alla fine, nell’accoglienza incondizionata di qualsiasi persona’, ha dichiarato Monsignor de Moulins-Beaufort. Questa ‘accoglienza incondizionata di qualsiasi persona’ ha un prezzo”, conclude Aurélien Marq: “Il sangue di un prete morto e la morte degli uomini, le fiamme di una cattedrale e la morte delle culture”.