L'incontro
Cosa decideranno i leader al G7 di oggi sull'Afghanistan
Argomenti, divisioni, convergenze. Cosa aspettarsi dal summit straordinario convocato da Boris Johnson per affrontare la crisi di Kabul
Sullo sfondo il rebus migranti e una data cerchiata in rosso: martedì 31 agosto. Il G7 si riunisce questo pomeriggio alle 15:30 in videoconferenza straordinaria, per discutere della crisi in Afghanistan e attuare “una risposta coordinata”, come ha twittato il premier britannico Boris Johnson. Il summit è stato organizzato dal Regno Unito che “chiederà ai nostri amici e alleati di schierarsi al fianco del popolo afghano e organizzare un supporto per i rifugiati e gli aiuti umanitari”.
Chi partecipa al G7
Il grande atteso è Joe Biden, che dovrà affrontare la frustrazione dei paesi europei sulle modalità di evacuazione da Kabul da parte degli Stati Uniti. Si prospetta infatti un fronte comune, in merito alla gestione dell’emergenza, che va da Johnson a Emmanuel Macron e Mario Draghi. Mentre la Germania di Angela Merkel, secondo fonti Ue, in prima battuta era poco incline a questo G7 straordinario “per non drammatizzare eccessivamente la difficile situazione. È evidente il fallimento americano, a cui però gli alleati europei hanno tutti preso parte dando il loro consenso e dunque devono assumersene la responsabilità”. Presenti anche il Canada di Justin Trudeau, che si è già attivato per soccorrere oltre 20.000 profughi afghani, e il Giappone di Yoshihide Suga, oltre al segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e ai vertici dell’Unione Europea: Charles Michel e Ursula Von der Leyen terranno una conferenza congiunta sul summit a partire dalle 17.
Di cosa si parlerà al G7
Il punto cruciale è la corsa contro il tempo per completare le operazioni di evacuazione da Kabul, che riguardano quel che resta del personale diplomatico occidentale più 20-30.000 collaboratori afghani. I talebani hanno lanciato l’ultimatum: “Non oltre il 31 agosto”.
All’ordine del giorno anche il rischio di una nuova ondata migratoria verso l’Europa. Dal Regno Unito all’Italia, fra i leader c’è preoccupazione e già nella giornata di ieri l’Ue ha fatto sapere “che non aprirà nessun corridoio umanitario dall’Afghanistan”: l’obiettivo al G7 è individuare una linea comune per affrontare l’emergenza e sostenere i paesi limitrofi a Kabul nell’attività di accoglienza. E dunque contenere gran parte del flusso tra Pakistan e Iran.
Quali sono gli elementi di attrito
I paesi europei sono tutti orientati a posticipare la data di fine evacuazione per agevolare i rimpatri. Così stanno spingendo Biden a far estendere la deadline del 31 agosto: secondo Reuters il presidente americano si è preso 24 ore per decidere, con una parte dei suoi collaboratori contraria al posticipo per questioni di sicurezza. Ma il margine di manovra è poco.
È soprattutto il Regno Unito a voler giocare un ruolo di primo piano nella risposta internazionale alla crisi: Johnson ha già inviato truppe addizionali a Kabul per coordinare l’evacuazione, nel pomeriggio di lunedì ha parlato al telefono con Biden e il vertice straordinario di oggi sarà l’occasione per allineare i grandi sette. Almeno su questo punto.