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I talebani accerchiano la resistenza. Le trattative nel Panshir

Mariano Giustino

Isolamento e unità d'assalto paramilitari: così i talebani stanno stanando i ribelli. Massoud spera nel sostegno di altri paesi, ma più di due mesi non può reggere e intanto studia una resa onorevole

Nella stretta pianura nei pressi del Passo di Salang della valle del Panshir i combattenti anti talebani si concedono una pausa improvvisando una partita di pallavolo. Nella Valle dei Cinque Leoni, a 150 km da Kabul, nell’unica regione dell’Afganistan che non è caduta in mano ai talebani, si sta organizzando la resistenza. La valle, una vera fortezza naturale, è difficilmente accessibile. Quando si arriva da Kabul vi è un solo un punto di entrata e di uscita, si è costretti a passare per una stretta e profonda gola che garantisce ai resistenti una sufficiente protezione.

 

E’ qui che Ahmad Massoud, figlio del leggendario comandante afghano Ahmad Shah Massoud chiama alla ribellione contro i fondamentalisti di Kabul che avevano lanciato un ultimatum alle truppe di Massoud e ai leader politici tribali della valle del Panshir ai quali si sono aggiunti alcuni leader afghani destituiti tra cui Amrullah Saleh, ex vicepresidente, e l’ex ministro della Difesa Bismillah Khan Muhammadi, chiamando alla rivolta contro i talebani tutti gli abitanti della regione. Ai suoi appelli hanno finora risposto i mujaheddin, gli uzbeki del generale Dostum e gli hazara sciiti ricostituendo di fatto quello che un tempo era l’Alleanza del Nord che nel 2001 contribuì a sconfiggere i talebani.

Tuttavia al momento una guerra civile nel paese appare improbabile perché non vi è ancora un movimento attivo diffuso, se non la resistenza del Panshir che ora è sotto assedio con una forza militare limitata e con armi e munizioni non confrontabili con quelle delle forze talebane. Massoud e Saleh attendono l’aiuto della coalizione internazionale che non arriverà perché si sta ritirando dal paese. Saleh chiede di essere riconosciuto quale presidente ad interim dell’Afganistan dal momento che secondo la Costituzione afghana in caso di morte o dimissione del presidente, a capo dello stato subentra il vicepresidente. Mentre la resistenza fa questi ragionamenti, i talebani si organizzano e cominciano a uscire le prime indiscrezioni sul governo. Secondo l’agenzia di stampa locale Pajhwok, hanno nominato un nuovo ministro delle Finanze (Gul Agha), un capo dell’Intelligence e un ministro degli Interni (Sadr Ibrahim) ad interim.  

Resistere è condizione necessaria per Massoud sia per una improbabile vittoria che per poter trattare una eventuale resa onorevole. Ma intanto i talebani hanno inviato le loro forze speciali nel Panshir, le Badri 313, unità d’assalto paramilitari perfettamente addestrate all’uso di armi tecnologicamente avanzate formate da jihadisti provenienti da tutto il medio oriente.

 

I talebani hanno riconquistato alcuni villaggi nella valle di Andarab, nella provincia di Baglar che erano caduti sotto il controllo della resistenza il giorno prima e ora hanno circondato la regione e non consentono che possano entrare rifornimenti di viveri e carburante. La situazione umanitaria è terribile, sostiene l’ex vicepresidente Saleh.

E’ questa la strategia talebana mirante a stanare i ribelli: accerchiamento e isolamento. Non hanno bisogno di entrare nella valle quasi inaccessibile, con ogni probabilità aspetteranno l’esaurimento delle forze e delle scorte di viveri e armamenti. Aspetteranno l’inverno, quando la vallata sarà interamente coperta di neve.

Massoud potrà resistere non più di un paio di mesi, ma poi dovrà arrendersi se non riceverà sostegno da altri paesi. Si stava preparando da tempo a questo momento e aveva accumulato forze di uomini, di veicoli, elicotteri, di armi e munizioni.

 

Ma i talebani, secondo molte fonti locali starebbero compiendo crimini di guerra e contro l’umanità costringendo la popolazione a fuggire dopo averle tolto tutto, anche i bambini. I combattenti ribelli ora cercano di negoziare un accordo. Lunedì scorso, durante un raduno di religiosi a Kabul, il portavoce dei talebani Zabihullah Mujahid, ha affermato che non ci sono ancora stati combattimenti nel Panshir e che i resistenti stanno cercando una “soluzione pacifica”. I talebani vogliono fedeltà assoluta, sarebbe per loro un grande successo ottenere la resa dell’erede del Leone del Panshir.

Massoud vuole negoziare “salvando la faccia”, non vuole che la sua capitolazione appaia come una resa, vuole un accordo che preveda che le forze talebane restino fuori dal Panshir: cosa questa che difficilmente sarà accettata dai talebani. La trattativa tra talebani e Massoud è difficile da concludere e ora il leader della resistenza starebbe cercando l’intermediazione della Turchia.
 

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