Éric Zemmour si organizza con la sua “Génération Z” per terremotare le presidenziali nel 2022
Potrebbe essere il giornalista del Figaro quel "Monsieur X" che tormenta le notti della macronia. C'è un programma, un libro-manifesto e il possibile nome del partito: Vox populi
Da diversi mesi, l’entourage del presidente francese, Emmanuel Macron, teme l’irruzione di un candidato esterno al sistema politico, capace di terremotare le presidenziali del prossimo anno e mettere in discussione il duello annunciato contro la leader del Rassemblement national, Marine Le Pen. Per un po’ di tempo si è parlato di Elise Lucet, star del giornalismo d’inchiesta francese, poi è emersa l’ipotesi dell’animatore televisivo Cyril Hanouna, capopopolo e campione di share con il suo programma di infotainement “Touche pas à mon poste”.
Ma forse quel “Monsieur X” che tormenta le notti della macronia potrebbe essere Éric Zemmour, polemista incendiario del Figaro, autore di bestseller da 500mila copie e fustigatore quotidiano della sinistra benpensante dai salotti catodici di Cnews, il canale di informazione h24 di proprietà di Vincent Bolloré. A marzo, quando L’Express pubblicò il primo articolo sull’ipotesi Zemmour candidato all’Eliseo, un po’ tutti parlavano di “folle rumeur”, dando poca importanza a certi incontri parigini tra il giornalista reazionario e alcuni uomini d’affari con il cuore a destra pronti a mettere mano al portafoglio per costruire un progetto di candidatura. Il progetto, oggi, è in fase avanzata, anzi avanzatissima, come ha rivelato la rete all-news Bfm.tv. C’è un programma, 175 pagine di note e contributi da parte di economisti, imprenditori ed esperti in materia di scuola ed ecologia, c’è un libro-manifesto, “La France n’a pas dit son dernier mot”, che Zemmour pubblicherà a sue spese per le edizioni Rubempré il prossimo 16 settembre dopo il divorzio per ragioni ideologiche con la sua casa editrice storica Albin Michel, e c’è anche il possibile nome del partito: Vox populi, scelta che potrebbe essere ufficializzata l’11 novembre, giorno dall’alto valore simbolico perché si ricorda l’armistizio del 1918 e giorno in cui l’alfiere del sovranismo identitario francese potrebbe annunciare la sua candidatura alla presidenza della Repubblica.
“Cosa potrebbe spingerla a rinunciare a essere candidato nel 2022?”, ha chiesto il settimanale Valeurs Actuelles a Zemmour alcuni giorni fa. “Gli elementi materiali: i 500 patrocini richiesti, le risorse finanziarie… Ma ho molti amici. Vedremo alla rentrée. Non dovrete aspettare ancora molto”, ha risposto il giornalista del Figaro.
Secondo le informazioni di Bfm.tv, dal primo agosto, centocinquanta sostenitori di Zemmour girano la Francia in lungo e in largo per raccogliere le 500 promesse di patrocinio da parte dei sindaci, necessarie per candidarsi: ne hanno già raccolte cento. Un membro dell’équipe zemmouriana ha assicurato che “l’organigramma di campagna si sta già delineando”. Sarah Knafo, giovane enarca, cura le reti e la comunicazione del polemista, mentre un nutrito gruppo di giovani, che si è autobattezzato “Génération Z”, tappezza di manifesti “Zemmour 2022” le città francesi. Secondo l’entourage di Macron, “Zemmour sta preparando il suo show, il dibattito si strutturerà attorno a lui”.
La prossima Commissione