Il sondaggista Güllner ci dice come stanno davvero i partiti tedeschi
La pandemia ha fatto scemare le simpatie per partiti monotematici come i Verdi e l'Afd. Gli elettori della Cdu sono in libera uscita. E sei tedeschi su dieci voterebbero ancora la Merkel. Chiacchierata con il numero uno dell'istituto Forsa
Berlino. I sondaggisti sono i primi a commettere errori. Parola di Manfred Güllner, il numero uno dell’Istituto demoscopico Forsa. Incontrando l’associazione della stampa estera in Germania, il sociologo che ha fondato Forsa ha ricordato come alle elezioni del 2017 tutte le rilevazioni avessero sottostimato il successo dei sovranisti di AfD. Tanti elettori del partito avevano preferito non rivelare la loro preferenza per una formazione considerata poco rispettabile e alla fine AfD entrò al Bundestag con il 12,6 per cento dei consensi e un drappello di 90 deputati. Oggi come ieri certezze non ce ne sono ma a un mese dalle elezioni del 26 settembre alcune tendenze e novità appaiono con chiarezza.
La prima, ha spiegato Güllner, è che il Parlamento sarà più frammentato e destinato a produrre un governo composto da tre partiti. “In altri paesi questa è la regola, da noi no ed è fonte di incertezza”. La ragione è che né i cristiano democratici (Cdu) di Armin Laschet, né i Verdi di Annalena Baerbock né i socialdemocratici (Spd) di Olaf Scholz sono destinati a prevalere in maniera significativa l’uno sull’altro. Per costruire una maggioranza solida – per i tedeschi un governo di minoranza è tabù – ci vorrà dunque il contribuito di almeno due di questi partiti più, con tutta probabilità, quello dei Liberali. Al momento però nessuna alleanza di governo può essere esclusa: né la grande ammucchiata “Kenya” nero-rosso-verde né la fuga a sinistra rosso-rosso-verde con il contributo dei socialcomunisti della Linke.
Altra tendenza messa in luce da Forsa: gli elettori della Cdu sono in libera uscita. Delle gaffe e degli scivoloni di Armin Laschet, il premier renano e presidente del partito che corre da candidato cancelliere, si è molto scritto e parlato. “Molti hanno lasciato la Cdu per i Verdi ancora prima dell’elezione di Laschet, nel timore che il partito si sarebbe riposizionato troppo a destra: altri per motivi opposti sono passati al Partito liberale”, la Fdp. Rispondendo a una domanda del Foglio Güllner precisa però che “per la prima volta vediamo passare degli elettori della Cdu anche nei ranghi della Spd”.
Insomma: la Cdu scende e la Spd sale, al punto di superare la balena bianca tedesca in alcune rilevazioni recenti. Eppure non è tutto merito di Olaf Scholz, il “competente e non antipatico” vicecancelliere e ministro delle Finanze del quarto governo Merkel. La Spd va bene, chiarisce il sociologo, solo perché la Cdu va male sotto Laschet, definito un candidato “privo di qualità”. Non sono state solo le sue risate sui luoghi devastati dall’alluvione di metà luglio ad alienargli le già scarse simpatie degli elettori. Come premier renano avrebbe dovuto mostrarsi più presente e fattivo, “invece è stato troppo ondivago”. Il leader della Forsa non crede che Laschet e la Cdu possano recuperare consensi: il voto postale è già partito, le opinioni consolidate. Se i neri piangono i Verdi non ridono. La Kanzlerkandidatin Annalena Baerbock ha fallito un chiaro obiettivo, prosegue Güllner: “Se con lei ha la metà più anziana del partito”, quella dei militanti ecologisti da una vita, “Baerbock non è riuscita a convincere gli elettori giovani”. Morale della favola: Scholz continua a brillare non tanto di luce propria ma in virtù del buio dal quale non riescono a uscire i suoi avversari. Avversari che il capo di Forsa accusa di aver sbagliato modi e contenuti della campagna elettorale. “Si è parlato troppo di clima”, un tema importante ma ritenuto meno stringente rispetto alle contingenze della pandemia. “La gente vuole sapere quando finirà, se avranno ancora un lavoro, cosa ne sarà della scuola dei figli”. Insomma, i tedeschi vogliono sicurezze in tema di economia. Scemano così le simpatie per le formazioni in apparenza monotematiche come i Verdi (ambiente) e AfD (immigrazione). Attenzione però: non stiamo ancora vivendo la fine del Volkspartei, dei partiti galassia che intercettano interessi, ceti e classi demografiche diverse. Con Merkel in prima fila durante la pandemia la Cdu raccoglieva ancora il 40 per cento ricorda Güllner. Oggi se ci fosse l’elezione diretta del cancelliere Scholz vincerebbe con il 30 per cento dei consensi. Un risultato non male per il candidato di un partito che fino a ieri sembrava spacciato. Per Angela Merkel però voterebbero sei tedeschi su dieci.