1st Lt. Mark Andries/U.S. Marine Corps via AP

Afghanistan collassato

L'antiterrorismo di talebani e americani in affanno contro l'Isk

Daniele Raineri

La lotta contro la cellula dello Stato islamico di Kabul va male e anticipa tempi difficili. Droni dagli Emirati. Dieci morti per errore

La campagna antiterrorismo da parte degli Stati Uniti e da parte dei talebani contro lo Stato islamico in Afghanistan per ora è molto debole, a giudicare da quello che è successo negli ultimi tre giorni. Sappiamo che in questo momento il bersaglio principale dello Stato islamico è l’aeroporto di Kabul, perché le truppe straniere stanno lasciando la zona e quindi dal punto di vista pratico e simbolico è dove i terroristi stanno concentrando i loro attacchi. Giovedì 26 agosto il gruppo ha fatto una strage di civili afghani e ha ucciso anche quattordici soldati americani, a dispetto dei numerosi allarmi dell’intelligence che arrivavano da giorni e che erano filtrati anche sui media (forse ottenuti grazie a intercettazioni elettroniche, del tipo che i talebani non hanno). Il gruppo ha mandato almeno un attentatore suicida a farsi saltare in aria davanti a un cancello di accesso e forse altri uomini a sparare – ma alcuni testimoni intervistati dalla Bbc accusano i soldati americani di avere sparato dopo l’esplosione – e ha ucciso secondo fonti locali quasi duecento persone. Un’analisi della scena dimostra che l’attentatore ha superato alcuni checkpoint per arrivare fin dove è arrivato, sia talebani sia americani.

 

Domenica 29 agosto lo Stato islamico ha mandato due attentatori a bordo di una macchina di nuovo verso l’aeroporto o almeno così sostiene il Pentagono, ci torniamo subito. Ieri mattina infine la fazione terrorista ha sparato sei razzi di fabbricazione cinese (ciascuno pesa circa 19 chilogrammi e porta un carico di esplosivo militare da un chilo e mezzo) con uno stratagemma usato spesso in Iraq: i tubi di lancio erano nascosti dentro una macchina, il gruppo di fuoco che ha compiuto l’operazione ha piazzato la macchina in modo che i razzi volassero in direzione dell’aeroporto, li ha sparati ed è fuggito mentre il veicolo bruciacchiava per colpa delle vampate di partenza. Ai talebani in teoria è stata delegata la sicurezza dell’Afghanistan perché adesso sono loro i nuovi padroni, o perlomeno la sicurezza della capitale Kabul, o anche soltanto la sicurezza dell’aeroporto. Eppure lo Stato islamico gira per Kabul e arriva in prossimità delle piste dell’aeroporto con un veicolo zavorrato da quintali di materiale militare. E questo fa sospettare che l’apparato di sicurezza talebano potrebbe non essere efficiente nella campagna contro i terroristi – per ora non lo è. I talebani hanno subito ucciso in carcere il penultimo capo dello Stato islamico in Afghanistan – Abu Omar Khorasani, ora il capo è Shahab al Muhajir – e otto suoi compagni quando hanno conquistato la capitale il 15 agosto, sradicare le cellule attive è un compito più arduo.

Torniamo all’attacco di ieri. Il Pentagono dice che il drone con un missile ha ucciso due attentatori suicidi, le fonti sul posto raccontano una verità inequivocabile: il missile ha ucciso dieci persone e sette erano bambini. Due adulti avevano lavorato per gli americani e quindi in teoria avrebbero avuto il diritto di essere evacuati. Inoltre gli americani hanno usato un missile esplosivo e non uno di quei missili inerti che uccidono i bersagli soltanto con il trauma dell’impatto, forse perché volevano distruggere l’esplosivo. E invece hanno sbagliato. C’è quasi da credere a una soffiata con informazioni deliberatamente errate. Venerdì un drone americano aveva ucciso con un missile inerte due uomini dello Stato islamico nella provincia di Nangarhar, uno dei due è stato definito “planner”, un uomo che faceva i piani per gli attacchi, ma non è legato alla strage di giovedì all’aeroporto come riferito da alcuni media (è possibile che sia lo stesso Shahab al Muhajir ad avere organizzato gli attacchi, perché di questo si occupa da tempo a Kabul secondo un rapporto Onu). In pratica, il Pentagono ha scelto il primo bersaglio della lista a portata di drone e l’ha colpito per dare un segno di reazione alla morte dei quattordici marine. Due giorni fa ha chiuso la base Eagle della Cia dentro l’aeroporto di Kabul – era l’ultimo avamposto dell’intelligence sul campo – e i droni usati in questi giorni sono costretti a partire dagli Emirati Arabi Uniti, quindi fanno un volo andata e ritorno di più di tremila chilometri. Al momento, per i talebani e per gli americani la campagna contro la cellula dello Stato islamico a Kabul è complicata.
 

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  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)