Tooba Lofti guida le proteste delle donne contro gli estremisti che arrivano minacciosi, arrestano e avvertono: uccideremo tutti. Ma poi le loro violenze vengono filmate e fino a che c’è un testimone, c’è forza
Kabul, dal nostro inviato. Al primo giorno di lavoro nella nuova Kabul caduta in mano ai talebani tutti i giornalisti stranieri devono andare per prima cosa al ministero dell’Informazione per ricevere una lettera che li autorizza a circolare nella capitale. Il capo dell’ufficio stampa tiene questo discorsetto rituale: potete fare quello che volete, eccetto tre cose. La prima: non potete riprendere l’aeroporto internazionale (che ieri è tornato a essere soltanto “aeroporto internazionale di Kabul” e non più “aeroporto internazionale Hamid Karzai”, il primo presidente afghano installato dagli americani). La seconda: non potete riprendere basi militari. La terza: per andare nella valle del Panshir avete bisogno di un’altra lettera di autorizzazione (che viene concessa a seconda della situazione, se non arriva vuol dire che i talebani sono ancora in difficoltà contro le ultime sacche di resistenza nella vallata). Ma questa settimana le donne hanno cominciato a scendere nelle strade per protestare, i talebani non possono fare quello che farebbero a Kandahar e negli altri loro territori – disperdere la folla con nerbate e armi da fuoco – perché se fossero troppo brutali e rivelassero troppo presto la loro natura rischierebbero di perdere gli aiuti internazionali che sono il grosso dell’economia del paese. E quindi tentano di censurare e azzerare le proteste. Due giorni fa si è aggiunto un quarto punto alle raccomandazioni per i giornalisti: non riprendere le “manifestazioni illegali”, altrimenti il vostro equipaggiamento sarà sequestrato. Videocamere, telefoni e computer. Non sono condizioni negoziabili e ai giornalisti locali va molto peggio, sono sequestrati per qualche ora e prendono frustate e botte. Mercoledì sera il governo talebano ha annunciato che “per la loro sicurezza” coloro che vogliono manifestare devono informare il ministero con un giorno di anticipo e devono comunicare il luogo e gli slogan che si sentiranno nella manifestazione. Altrimenti la protesta sarà considerata illegale, con tutte le conseguenze del caso. I talebani non possono per ora usare la violenza piena nelle strade, non mentre l’attenzione del mondo è così alta e non mentre sono sul punto di annunciare il giorno della cerimonia d’inaugurazione del nuovo governo al quale sono invitati molti governi considerati amici, come Cina, Russia, Iran, Pakistan e Turchia. Quindi protestare a Kabul è diventato illegale.
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