Roma. “L’11 settembre è l’ingresso in una nuova era, abbiamo un nemico nuovo che ha molti volti, ma non vogliamo riconoscerlo”. Parla così al Foglio Pascal Bruckner, saggista, letterato e intellettuale francese che, assieme al suo amico, il compianto André Glucksmann, è stato fra i primi nella Torre d’avorio della cultura parigina a suonare la sveglia. “La sera dell’11 settembre 2001, molti europei, nonostante la loro evidente simpatia per le vittime, dicevano a se stessi che gli americani meritavano quello che avevano avuto”, ha scritto Bruckner nella “Tirannia della penitenza”. “La crema dell’intellighenzia europea immediatamente ha adottato quella linea con un’abbondanza di sottigliezze retoriche: i dirottatori che avevano distrutto le due torri del commercio mondiale erano solo gli agenti di una punizione spietata. Abbiamo visto Neroni da quattro soldi applaudire questo doppio attacco e trovandovi l’esecuzione di una giustizia immanente”.
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