Giovanni Paolo II rimase quasi senza parole, sconvolto davanti all’orrore di quanto l’allora portavoce Joaquín Navarro-Valls gli stava dicendo al telefono. Guardò per poco le immagini che arrivavano da New York, preferendo ritirarsi subito nella cappellina di Castel Gandolfo a pregare per le vittime. Pochi giorni dopo, Karol Wojtyla avrebbe visitato il Kazakhstan, invocando più dialogo e meno armi, ben consapevole che comunque di lì a poco sarebbe scattata la reazione alleata contro l’Afghanistan, santuario qaidista fin da quando gli “studenti di Dio” avevano dato ospitalità a Osama bin Laden e ai suoi fedeli sulle montagne al confine con il Pakistan.
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