La vista da Beit Mery è sorprendente. Durante le sere d’estate, le terrazze dei ristoranti del piccolo villaggio in collina sono affollate. Beirut è laggiù, con le sue luci colorate che si accendono dove finisce la montagna e culminano nel bagliore intenso del porto. Oggi, quel porto non esiste quasi più, cancellato dall’esplosione di 2.700 tonnellate di nitrato d’ammonio e dalla negligenza politica, nell’agosto del 2020. La capitale libanese, ferita da quel trauma e umiliata da poteri incuranti, è quasi al buio. La crisi finanziaria e strutturale di un paese ormai fallito si è portata via persino la luce e ha spento le speranze. Così, sui social network e sui giornali locali si rincorrono le fotografie del buio, in cui Beirut è una macchia nera interrotta da qualche debole fiammella, simile a una città durante la Seconda guerra mondiale, quando per evitare i bombardamenti nemici era imposto l’oscuramento.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE