il pivot di ursula
L'Ue vuole fare concorrenza alle nuove vie della Seta di Pechino
Nel suo discorso sullo stato dell'Unione, la presidente della Commissione lancia la sfida alla Cina. Per creare legami, non dipendenze, con la regione dell'Indo-Pacifico. La Germania plaude
I discorsi sullo Stato dell’Unione dei presidenti della Commissione spesso sono serviti a lanciare nuovi grandi cantieri per l’Ue. In quello di ieri al Parlamento europeo Ursula von der Leyen ha voluto inviare un altro messaggio: dietro alla retorica del “rafforzare l’anima della nostra unione” (il titolo del discorso), la presidente della Commissione ha chiesto soprattutto continuità. Nell’ultimo anno l’Ue ha gestito con successo la campagna di vaccinazione e messo in piedi il Recovery fund. Ora è il momento di portare avanti le priorità legislative: digitalizzazione e Green deal. Se c’è un cambio di rotta non riguarda tanto la Difesa, su cui la presidente della Commissione ha fatto proposte al di sotto delle aspettative (un summit con Emmanuel Macron e la creazione di un centro di raccolta informazioni). La svolta, piccola ma importante, è sulla Cina. Von der Leyen ha detto che l’Ue vuole fare concorrenza alle nuove vie della Seta di Pechino e ha segnalato un pivot strategico verso l’Asia. La presidente della Commissione ha anche annunciato che proporrà un bando sui prodotti fabbricati con il lavoro forzato. Nel mirino ci sono le esportazioni cinesi di abbigliamento prodotto con il cotone dello Xinjiang, dove milioni di uiguri sono costretti al lavoro forzato.
Il pivot verso l’Asia si riassume in tre frasi di von der Leyen. “Se l’Europa vuole diventare un attore globale più attivo, deve concentrarsi sulla nuova generazione di partnership. In questo spirito la nuova strategia Ue-Indo-Pacifico è una pietra miliare” che “riflette la crescente importanza della regione per la nostra prosperità e sicurezza, ma anche il fatto che regimi autocratici la usano per cercare di espandere la loro influenza”. Secondo von der Leyen, “l’Europa deve essere più presente e attiva nella regione”. Ci sono i partner tradizionali come il Giappone e l’Australia. C’è la ripartenza di un dialogo con l’India. Ma come legare a sé gli altri paesi non solo dell’Asia, ma anche dell’Africa? E’ qui che entra in gioco la sfida alla Belt and Road Initiative di Xi Jinping. “L’Europa può ridisegnare il suo modello per connettere il mondo. Siamo bravi a finanziare strade. Ma non ha senso per l’Europa costruire una strada perfetta tra una miniera di rame di proprietà cinese e un porto di proprietà cinese”, ha spiegato von der Leyen, nell’unico passaggio in cui ha esplicitamente menzionato la Cina. Per fare concorrenza alle nuove vie della Seta, la Commissione presenterà “una nuova strategia di connettività chiamata Global Gateway”, basata sui valori europei, sulla trasparenza e la buona governance: “Vogliamo creare legami e non dipendenze”. L’opposto della Belt and Road Initiative.
La Germania, pur continuando a sostenere l’accordo sugli investimenti tra l’Ue e la Cina, ha salutato positivamente la proposta. “Accolgo con grande favore il fatto che la presidente (von der Leyen) abbia raccolto l’idea di lanciare un’iniziativa di partnership di investimento basata su regole e valori”, ha detto l’ambasciatore tedesco presso l’Ue, Michael Clauss: “E’ importante per plasmare la globalizzazione al modo europeo”. Secondo l’eurodeputato verde, Reinhard Bütikofer, finito nella lista nera di Pechino contro le sanzioni europee sullo Xinjiang, l’annuncio di von der Leyen è quello di “un’Ue sicura di sé che non esita a offrire le proprie alternative come attore geopolitico”. Per Bütikofer, Stati Uniti, Giappone e India vogliono cooperare con l’Ue per fare concorrenza alla Cina. “Questa opportunità non deve essere sprecata”.