Oltre Merkel e Macron
L'europarlamentare più odiato da Pechino ci spiega come cambierà il rapporto dell'Ue con la Cina
Dopo l'accordo sui sottomarini. Bütikofer, il copresidente dei Verdi tedeschi sanzionato dal governo cinese, ci spiega perché la Francia sbaglia con l’America, e perché pure la Germania sarà presto "più critica"
Dal punto di vista cinese, il fatto che America e Regno Unito condividano “tecnologia nucleare estremamente sensibile” con l’Australia è la prova che Washington usi “due pesi e due misure sulle esportazioni e sull’utilizzo del nucleare, e usa la questione come uno strumento per un pericoloso gioco geopolitico”. Ma le alleanze internazionali sono imprescindibili per contenere il bullismo e l’influenza autoritaria cinese nel resto del mondo. Anche dentro all’Unione europea, che negli ultimi anni era stata guidata dal “modello Merkel” nei rapporti con la Cina – più dialogo commerciale, che aiuta a costruire anche un dialogo politico –, è ormai opinione diffusa che non si possano separare i due piani nella relazione con Pechino. “L’Ue ha appena dato il via alla sua strategia indopacifica”, dice al Foglio Reinhard Bütikofer, europarlamentare tedesco e copresidente dei Verdi, uno dei politici più odiati dalla propaganda di Pechino per le sue posizioni contro le violazioni delle regole internazionali e dei diritti umani da parte della Cina.
L’Europa, dice Bütikofer, “lavorerà attivamente e pazientemente con gli alleati della regione. Riteniamo che queste partnership porteranno a risultati positivi a entrambe le parti”. Ma quando gli chiediamo se questa nuova politica europea che punta all’alleanza con i partner democratici dell’Asia non sia arrivata un po’ tardi, rincorrendo un po’ l’America, Bütikofer dice: “La nostra strategia non cerca la concorrenza con gli Stati Uniti né chiederemo il permesso agli Stati Uniti”.
La reazione francese, dopo l’accordo sui sottomarini a propulsione nucleare australiani, è stata furiosa. Anche a Bruxelles in molti non hanno gradito la creazione di un ennesimo club esclusivo tra paesi anglofoni, che lascia fuori l’Unione, ma non tutti sono d’accordo nel farsi trascinare dal presidente Macron in una guerra diplomatica con l’America di Biden, magari continuando con una politica “aperturista” nei confronti della Cina. E la faccenda assume sempre più i contorni dell’eterno scontro tra Francia e Germania. Alcuni giornali tedeschi, come il quotidiano economico Handelsblatt, ieri erano duri con Parigi, che “corre il rischio di perdersi e non di rafforzare l’Ue, ma di indebolirla. La rabbia, per quanto comprensibile, è una cattiva consigliera”, ha scritto il corrispondente da Bruxelles Moritz Koch. E se per l’America oggi la priorità è il contenimento cinese nel Pacifico, l’obiettivo della vendita di sottomarini all’Australia non era “umiliare Parigi”: quello “era semplicemente il prezzo che l’America era disposta a pagare per rafforzare l’architettura di sicurezza del Pacifico”.
In effetti, per molto tempo, l’Ue non ha avuto una posizione chiara su Pechino. Soprattutto Francia e Germania, che hanno tentato di chiudere un trattato sugli investimenti, il Cai, proprio nel momento in cui i rappresentanti delle democrazie europee venivano colpiti dalle sanzioni cinesi.
Il trattato poi è stato archiviato, ma se Macron volesse lanciarsi in questa “special relationship” con il leader Xi Jinping che prima era di Merkel? “La futura politica francese con la Cina dipenderà in gran parte dall’esito delle elezioni presidenziali nel 2022. Ma non voglio speculare su questo”, dice al Foglio Bütikofer, che è anche copresidente dell'Ipac, l'Inter-Parliamentary Alliance on China. Sulla Germania l’europarlamentare è sicuro: “Credo che dopo la fine del mandato della Merkel verrà messa in atto una politica cinese più ‘europea’ e più critica”. Giovedì scorso, con 570 voti a favore, 61 contrari e 40 astenuti, il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione in cui si chiede all’Ue di applicare una strategia “mista” con la Cina, dialogando con Pechino ma proteggendo Taiwan e i diritti umani: “Adesso mi auguro che la Commissione e gli stati membri seguano la strategia cinese adottata dal Parlamento europeo”, dice Bütikofer. Ma è chiaro su un punto: “Questa strategia non include una dimensione di Difesa”.